L'Ipoazotal è una associazione di arginina, ornitina e citrullina, che attiva il ciclo ureogenetico di Krebs-Henseleit deputato alla trasformazione fisiologica dell'ammoniaca in urea. Il prodotto non contiene sostanze epatotrope ma solo i principali aminoacidi del ciclo ureogenetico che vengono indicati come uno dei mezzi terapeutici per combattere gli stati iperammoniemici.
Inoltre dato che l'obiettivo terapeutico dell'Ipoazotal è quello di correggere lo stato tossico da iperammoniemia tramite un'attivazione dell'ureogenesi, una sua azione positiva anche a livello epatico, che è la sede principale, anche se non esclusiva, dell'ureosintesi, rappresenta una manifestazione locale dell'azione terapeutica del farmaco.
Ipoazotal è praticamente sprovvisto di effetti farmacodinamici evidenti a livello dell'apparato cardiocircolatorio, mentre provoca lievi variazioni non significative nella dinamica respiratoria, nel coniglio trattato per via endovenosa alla dose di 0,5-1 ml/kg, del tipo "fiale forti".
Il prodotto testato sull'intestino isolato di cavia ha evidenziato l'assenza di azione contratturale mentre esplicava una modestissima azione anti-spastica, un lieve effetto anticolinergico, una leggera azione anti-nicotinica e una più evidente, seppure sempre modesta azione anti-istaminica ed anti-serotoninica.
L'azione protettiva dell'Ipoazotal nell'intossicazione ammoniacale è stata provata e confermata nel ratto intossicato da acetato di ammonio (0,7 g/kg), trattato per via intraperitoneale con una dose di Ipoazotal pari a 188 mg/kg di arginina, 94 mg/kg di ornitina e 94 mg/kg di citrullina; infatti accanto ad una mortalità del 94% nei controlli si riscontra una diminuzione di tale mortalità fino al livello del 42%.
L'attività epato-protettrice del farmaco è stata evidenziata nei confronti dell'intossicazione epatica acuta da CCl4 nella cavia trattata per via sottocutanea con 2,5 ml/kg e 10 ml/kg di Ipoazotal "fiale forti"; l'effetto protettivo pur essendo più netto con la dose superiore non si differenzia di come farebbe presupporre la forte differenza di dosaggio, ciò è probabilmente dovuto al fatto che l'azione protettiva sulla cellula epatica non si esplica attraverso un meccanismo di specifico antagonismo nei confronti dell'intossicazione da CCl4 , ma verosimilmente si attenua per mezzo di un processo parzialmente riequilibratore della funzione cellulare di tipo antitossico aspecifico.
Latossicità acuta è stata ricercata per os (ratto e cavia) che per via intraperitoneale (topo); il prodotto è praticamente atossico la DL50 infatti, per via iniettiva, è di circa 7 g/kg (come principi attivi) corrispondenti a circa 5,8 fiale di tipo forte.
Latossicità cronica è stata testata per 8 settimane per via orale (400 mg/kg/die) e per via intraperitoneale 240 mg/kg/die nel ratto: non si sono evidenziate differenze significative per tutti i parametri considerati fra controlli e trattati.
Avvertenze
Nel caso si presentino fenomeni di ipersensibilità od altri effetti collaterali, sospendere il trattamento.
Tenere fuori dalla portata dei bambini.