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Trattamento dell’ipertensione arteriosa essenziale.
Una compressa rivestita da 2,5 mg per via orale in
un’unica somministrazione al mattino.
L’indapamide è controindicata nei pazienti con
insufficienza epatica e/o renale grave e anuria; accidenti
vascolari cerebrali recenti, foecromocitoma; sindrome di Conn ed
ipersensibilità individuale accertata verso il prodotto od
altri derivati sulfamidici.
Tenere il medicinale fuori dalla portata dei bambini
Periodici controlli del quadro elettrolitico devono essere
effettuati durante la terapia con indapamide, prestando
particolare attenzione nei pazienti sottoposti a restrizione
dietetica, negli anziani, in quelli che presentano vomito o
diarrea o che ricevono soluzioni parenterali, quelli che fanno
uso cronico di lassativi o di corticosteroidi.
Alcuni pazienti, inoltre, possono essere particolarmente
predisposti a squilibri elettrolitici (per insufficienza
cardiaca, malattie renali e/o epatiche, aritmie ventricolari,
trattamento con glicosidi cardiocinetici, ecc.) ed in questo caso
può essere necessario un supplemento di potassio.
Durante il trattamento può presentarsi una lieve
alcalosi ipocloremica che non richiede trattamenti specifici
tranne in pazienti affetti da malattie epatiche o renali.
Nonostante siano stati condotti numerosi studi clinici su
pazienti affetti da gotta o su diabetici ipertesi e nonostante
l’indapamide non abbia modificato significativamente i
parametri ematologici, si consiglia di controllare
l’uricemia e la glicemia prima del trattamento e di
monitorare periodicamente tali dati nel corso della terapia.
Durante la terapia si può avere un lieve aumento della
calcemia per cui è necessario interrompere la
somministrazione prima di eseguire i tests di funzionalità
paratiroidea.
Come per i diuretici tiazidici si può verificare una
riduzione del Protein Bound Iodine senza segni di disfunzione
tiroidea. Non sono stati segnalati fenomeni di
“rebound” dopo sospensione del trattamento.
L’eventuale ipopotassemia aumenta il rischio di effetti
tossici della digitale. Se contemporaneamente
all’indapamide vengono assunti farmaci come
corticosteroidi, corticotropina e anfotericina B si può
verificare una grave deplezione di potassio.
Quando sia richiesta una maggiore efficacia ipotensiva,
l’indapamide può essere associata ad altri farmaci
quali beta-bloccanti, ACE-inibitori, metildopa, clonidina o altri
agenti bloccanti adrenergici. Non è raccomandata la
contemporanea somministrazione di diuretici che possono causare
ipokaliemia.
L’effetto ipotensivo dell’indapamide può
risultare aumentato nei simpatectomizzati ed inoltre la
reattività ad agenti pressori, come la noradrenalina,
può essere diminuita. L’indapamide non deve essere
somministrata contemporaneamente al litio dal momento che essa ne
riduce la clearance renale e ne aumenta il rischio di
tossicità.
Cautela richiede l’uso del farmaco in
pazienti che assumono cronicamente lassativi.
Sebbene gli studi sugli animali non abbiano messo in evidenza
effetti teratogeni, l’impiego dell’indapamide
è sconsigliato durante la gravidanza e
l’allattamento.
L’indapamide non interferisce sulla capacità di
guidare e sull’uso di macchine potenzialmente
pericolose.
Alla posologia consigliata gli effetti collaterali
indesiderati sono lievi ed in genere transitori:
- squilibri elettrolitici (in particolare ipokaliemia);
- astenia, cefalea, vertigini e sonnolenza;
- nausea ed intolleranza gastro-intestinale;
- crampi muscolari;
- ipotensione ortostatica;
- palpitazioni;
- lieve aumento dell’azoto ureico;
- reazioni allergiche comprendenti prurito, orticaria,
eritemi, eruzioni maculo-papulose.
Qualora insorgessero altri effetti indesiderati non descritti
e collegabili all’utilizzo del farmaco sensibilizzare il
paziente ad informare il proprio medico o farmacista.
A dosi superiori a quelle consigliate, l’indapamide
svolge un’importante azione diuretica con riduzione della
volemia e alterazioni dell’equilibrio elettrolitico e
acido-base, che possono progredire fino all’ipotensione ed
alla depressione respiratoria.
Non esistono antidoti specifici. In tali casi è
pertanto necessario adottare adeguate misure sintomatiche di
assistenza alla funzione respiratoria e cardiocircolatoria.
Derivato sulfamidico non tiazidico a nucleo indolico,
appartenente alla famiglia dei diuretici, l’indapamide
esercita nell’uomo iperteso, alla dose di 2,5 mg al giorno,
un’attività antiipertensiva prolungata.
Gli studi dose-effetto hanno dimostrato che a 2,5 mg al giorno
l’effetto antiipertensivo è massimo mentre
l’effetto diuretico è ridotto e clinicamente non
evidente.
A dosi superiori l’azione antiipertensiva non aumenta
mentre si amplifica l’effetto diuretico.
Alla dose antiipertensiva di 2,5 mg al giorno,
l’indapamide riduce l’iperattività vascolare
dell’iperteso alla noradrenalina e diminuisce le resistenze
periferiche totali e le resistenze arteriolari.
L’indapamide svolge la sua attività farmacologica
attraverso un doppio meccanismo di azione: determina una
contrazione del volume plasmatico in seguito ad inibizione del
riassorbimento del sodio a livello dell’epitelio
tubulare-distale e riduce le resistenze periferiche normalizzando
la iperattività vasale attraverso un’azione diretta,
probabilmente in seguito a riduzione degli scambi ionici
attraverso la membrana delle pareti vascolari. Una nuova teoria
propone che l’attività vasale ed ipotensiva sia
dovuta alla stimolazione della sintesi delle prostaglandine PGE2
e della sintetasi della prostaciclina PGI2 vasodilatatrice e
anti-aggregante.
Numerosi studi hanno dimostrato che, anche in terapie a lungo
termine, al dosaggio raccomandato, l’indapamide:
riduce l’ipertrofia ventricolare sinistra
non presenta effetti negativi né sul metabolismo
lipidico non influenzando significativamente i livelli di
trigliceridi, LDL o il rapporto LDL/HDL, né sul
metabolismo glucidico.
Nell’uomo iperteso diabetico è stata osservata
una normalizzazione della pressione arteriosa ed una riduzione
significativa della microalbuminuria dopo somministrazione
prolungata d’indapamide.
Il farmaco non modifica di solito la gittata ne la frequenza
cardiaca e non riduce in maniera significativa il flusso ematico
renale e la filtrazione glomerulare.
L’associazione di indapamide ad altri
antiipertensivi (betabloccanti, calcioantagonisti, ACE-inibitori)
ha portato ad un miglioramento degli effetti antiipertensivi in
confronto a quelli osservati in monoterapia.
L’indapamide è rapidamente e totalmente assorbita
nel tratto digestivo: il picco plasmatico massimo è
raggiunto nell’uomo entro la prima e la seconda ora dopo la
somministrazione di una singola dose orale.
L’emivita biologica è di 18 ore. La distribuzione
avviene nella totalità dell’organismo. Il 60% del
prodotto è escreto per via urinaria.
Al picco di concentrazione plasmatica, troviamo il 75% di
indapamide immodificata e il 25% di metaboliti, a livello
urinario, invece, l’indapamide immodificata non rappresenta
che il 5% dei prodotti di escrezione.
La percentuale di legame alle proteine plasmatiche è
del 79%. La somministrazione di indapamide non modifica la
cinetica del prodotto in rapporto alla somministrazione unica,
evitando così i rischi di accumulo; circa il 60% del
farmaco è escreto con le urine entro 48 ore.
Non sono state notate variazioni significative nella
farmacocinetica dell’indapamide dopo somministrazione in
pazienti anziani.
L’indapamide non viene eliminata dal circolo
dell’emodialisi.
Gli studi di tossicità acuta e cronica sono stati
condotti su topi, ratti, conigli e cani sia per via orale che
parenterale senza dimostrare alcun tipo di rischio
tossicologico.
In particolare, nel topo e nel ratto, la DL50 per
somministrazione orale è risultata superiore a 3 g/Kg.
Tossicità cronica: l’indapamide risulta
perfettamente tollerata nel ratto, dopo somministrazione per os
per 24 settimane alle dosi di 3 e 10 mg/Kg.
Nel cane, l’indapamide risulta perfettamente tollerata
alla dose di 2 mg/Kg per 16 settimane.
Le prove di tossicità fetale e di teratogenesi eseguite
nel ratto e nel coniglio sono risultate negative.
Una compressa rivestita contiene:
Lattosio, saccarosio, amido di mais, talco, gomma arabica,
magnesio carbonato, magnesio stearato, titanio biossido, rosa
eritrosina (E127).
Non sono note, ad oggi, incompatibilità specifiche.
5 anni
Condizioni di conservazione a temperatura ambiente
Blister da 30 compresse rivestite da 2,5 mg
Nessuna.
Merck Generics Italia S.p.A.
Via Aquileia, 35
20092 Cinisello Balsamo (MI)
A.I.C. n. 033616018/G
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15/03/2000
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Maggio 2001