- [Vedi Indice]Epatite Cronica B: Trattamento di pazienti adulti affetti da epatite cronica B associata ad evidenza di replicazione virale (presenza di HBV-DNA e HbeAg), ALT elevate, infiammazione epatica attiva istologicamente comprovata e/o fibrosi.
Epatite Cronica C: Trattamento di pazienti adulti con epatite cronica C istologicamente comprovata che abbiano marcatori sierici di replicazione del virus C, es. quelli con elevate transaminasi senza scompenso epatico e positivi per HCV-RNA sierico o anti-HCV.
L'efficacia di interferone alfa-2b nel trattamento dell'epatite C viene aumentata quando somministrato in associazione a ribavirina.
Leucemia a Cellule Capellute: Trattamento dei pazienti affetti da leucemia a cellule capellute.
Leucemia Mieloide Cronica:
- Monoterapia: Trattamento di pazienti adulti affetti da leucemia mieloide cronica positiva per il cromosoma Philadelphia o per la traslocazione bcr/abl.
L'esperienza clinica indica che nella maggior parte dei pazienti trattati è ottenibile una maggiore/minore risposta ematologica e citogenetica. Una risposta citogenetica maggiore è definita da cellule leucemiche Ph + < 34% nel midollo osseo, mentre una risposta minore è definita da cellule Ph+
³ 34%, ma < 90% nel midollo.
- Terapia di associazione: L'associazione di interferone alfa-2b e citarabina (Ara-C) somministrata durante i primi 12 mesi di trattamento ha dimostrato di migliorare in modo significativo la percentuale di risposte citogenetiche maggiori e di prolungare in modo significativo la sopravvivenza globale a tre anni rispetto ad interferone alfa-2b in monoterapia.
Mieloma Multiplo: Terapia di mantenimento in pazienti che abbiano raggiunto una remissione obiettiva della malattia (riduzione maggiore del 50% delle proteine di origine mielomatosa) in seguito ad una chemioterapia iniziale di induzione.
L'attuale esperienza clinica indica che la terapia di mantenimento con interferone alfa-2b prolunga la fase di plateau; tuttavia gli effetti sulla sopravvivenza globale non sono stati dimostrati in modo conclusivo.
Linfoma Follicolare: Trattamento del linfoma follicolare ad elevata massa neoplastica in aggiunta ad una appropriata polichemioterapia di induzione, quale ad esempio regimi tipo-CHOP. Un tumore ad elevata massa neoplastica viene definito da almeno una delle caratteristiche di seguito elencate: massa tumorale voluminosa (> 7 cm), coinvolgimento di almeno 3 o più siti nodali (ciascuno > 3 cm), sintomi sistemici (perdita di peso > 10%, febbre > 38°C per più di 8 giorni, o sudori notturni), splenomegalia oltre l'ombelico, ostruzione degli organi maggiori o sindrome da compressione, coinvolgimento orbitale o epidurale, effusione grave o leucemia.
Tumore Carcinoide: Trattamento di tumori carcinoidi con linfonodi o metastasi epatiche e con "sindrome da carcinoide".
Melanoma Maligno: Come terapia adiuvante in pazienti liberi da malattia in seguito ad intervento chirurgico, ma ad alto rischio di recidiva sistemica, ad esempio pazienti con coinvolgimento linfonodale primario o ricorrente (clinico o patologico).
IntronA può essere somministrato con siringhe monouso sia di vetro sia di plastica.
Il trattamento deve essere iniziato da un medico esperto nel trattamento della patologia.
Se compaiono eventi avversi durante il trattamento con IntronA per qualsiasi indicazione, aggiustare il dosaggio o sospendere temporaneamente la terapia fino a scomparsa di tali effetti. Sia nel caso di intolleranza persistente o ricorrente nonostante l'adeguato aggiustamento posologico, sia nel caso di progressione della malattia, sospendere il trattamento con IntronA. Per gli schemi posologici di mantenimento, somministrati per via sottocutanea è consentita, a discrezione del medico, la somministrazione attuata direttamente dal paziente.
Epatite Cronica B: La dose raccomandata è compresa tra 5 e 10 milioni UI somministrati sottocute tre volte alla settimana (a giorni alterni) per un periodo da 4 a 6 mesi.
La dose somministrata può essere ridotta del 50% in caso si verifichi tossicità ematologica (globuli bianchi < 1.500/mm3 , granulociti < 1.000/mm3 , piastrine < 100.000/mm3 ). Il trattamento deve essere sospeso in caso di grave leucopenia (< 1.200/mm3 ), grave neutropenia (< 750/mm3 ) o grave trombocitopenia (< 70.000/mm3 ).
Per tutti i pazienti, se non si verifica alcun miglioramento dell'HBV-DNA nel siero dopo tre o quattro mesi di trattamento (alla dose massima tollerata), sospendere la terapia con IntronA.
Epatite Cronica C: IntronA è somministrato sottocute al dosaggio di 3 milioni UI tre volte alla settimana (a giorni alterni), sia se somministrato in monoterapia che in associazione con ribavirina. (Vedere il RCP della ribavirina per il dosaggio delle capsule di ribavirina e le linee guida per l'aggiustamento posologico per la terapia di associazione).
Pazienti con recidiva:
IntronA è somministrato in associazione con ribavirina.
Sulla base dei risultati degli studi clinici, per i quali sono disponibili dati per 6 mesi di trattamento, si raccomanda di trattare i pazienti con IntronA in associazione con ribavirina per 6 mesi.
Pazienti mai trattati in precedenza:
L'efficacia di IntronA viene aumentata quando somministrato in associazione a ribavirina. IntronA deve essere somministrato in monoterapia principalmente in caso di intolleranza o controindicazione alla ribavirina.
IntronA in associazione con ribavirina:
Sulla base dei risultati degli studi clinici, per i quali sono disponibili dati fino a 12 mesi di trattamento, si raccomanda di trattare i pazienti con IntronA in associazione con ribavirina per almeno 6 mesi.
Il trattamento deve essere continuato per un altro periodo di 6 mesi (cioè per un totale di 12 mesi) in pazienti che presentino negativizzazione dell'HCV-RNA a 6 mesi, con genotipo virale 1 (come determinato prima del trattamento) ed una elevata carica virale prima del trattamento.
Altri fattori prognostici negativi (età > 40 anni, sesso maschile, fibrosi) devono essere presi in considerazione per estendere la terapia a 12 mesi.
Durante gli studi clinici, i pazienti che non mostravano una risposta virologica dopo 6 mesi di trattamento (HCV-RNA al di sotto del limite più basso di rilevabilità) erano destinati a non avere una risposta virologica sostenuta (HCV-RNA al di sotto del limite più basso di rilevabilità sei mesi dopo la sospensione del trattamento).
IntronA in monoterapia:
La durata ottimale della monoterapia con IntronA non è ancora stata completamente stabilita, ma si consiglia una terapia compresa tra 12 e 18 mesi.
Si raccomanda di trattare i pazienti con IntronA in monoterapia per almeno 3 o 4 mesi, a questo punto lo stato dell'HCV-RNA dovrebbe essere determinato. Il trattamento deve continuare nei pazienti che presentino negativizzazione dell'HCV-RNA.
Leucemia a Cellule Capellute: Il dosaggio raccomandato è di 2 milioni UI/m2 per via sottocutanea tre volte alla settimana (a giorni alterni) sia nei pazienti splenectomizzati sia in quelli non splenectomizzati. Per la gran parte dei pazienti con Leucemia a Cellule Capellute, la normalizzazione di uno o più parametri ematologici si manifesta entro uno - due mesi di trattamento con IntronA. Il miglioramento di tutte e tre le variabili ematologiche (conta granulocitaria, conta piastrinica e livello di emoglobina) può richiedere sei mesi o più. Il dosaggio deve essere mantenuto, a meno che non si verifichi rapida progressione della malattia o grave intolleranza al farmaco.
Leucemia Mieloide Cronica: Il dosaggio di IntronA consigliato è compreso tra 4 e 5 milioni UI/m2 somministrati giornalmente per via sottocutanea. Alcuni pazienti hanno tratto beneficio dalla somministrazione giornaliera di 5 milioni UI/m2 di IntronA somministrati per via sottocutanea in associazione con citarabina (Ara-C) 20 mg/m2 somministrata giornalmente per via sottocutanea per 10 giorni al mese (fino a una dose giornaliera massima di 40 mg). Una volta ottenuto il controllo della conta leucocitaria, per mantenere la remissione ematologica somministrare la dose massima tollerata di IntronA (da 4 a 10 milioni UI/m2 al giorno).
Il trattamento con IntronA deve essere sospeso dopo 8-12 settimane di trattamento in caso di mancata remissione ematologica parziale o di una mancata citoriduzione clinicamente significativa.
Mieloma Multiplo: Terapia di mantenimento. Nei pazienti in fase di plateau (riduzione delle proteine di origine mielomatosa maggiore del 50 %) dopo chemioterapia di induzione iniziale, l'interferone alfa-2b può essere somministrato quale monoterapia, alla dose di 3 milioni UI/m2 per via sottocutanea tre volte alla settimana (a giorni alterni).
Linfoma Follicolare: In aggiunta alla chemioterapia, l'interferone alfa-2b può essere somministrato per via sottocutanea alla dose di 5 milioni UI, tre volte alla settimana (a giorni alterni) per un periodo di 18 mesi. Si raccomandano regimi tipo-CHOP, ma dati clinici sono disponibili solo con CHVP (associazione di ciclofosfamide, doxorubicina, teniposide e prednisolone).
Tumore Carcinoide: La dose usuale è di 5 milioni UI (da 3 a 9 milioni UI) somministrata tre volte alla settimana (a giorni alterni) per via sottocutanea. Pazienti in stadio avanzato possono necessitare di dosi giornaliere di 5 milioni UI. Il trattamento deve essere temporaneamente sospeso durante e dopo intervento chirurgico. In caso di risposta del paziente, la terapia con interferone alfa-2b può essere continuata fino a progressione.
Melanoma Maligno: Come terapia di induzione, l'interferone alfa-2b è somministrato per via endovenosa ad un dosaggio giornaliero di 20 milioni UI/m2 per cinque giorni alla settimana per un periodo di quattro settimane; la dose calcolata di interferone alfa-2b viene aggiunta ad una soluzione di sodio cloruro 0,9% e somministrata per infusione in 20 minuti (vedere "Istruzioni per l'uso"). Come terapia di mantenimento, la dose raccomandata è di 10 milioni UI/m2 somministrata sottocute tre volte alla settimana (a giorni alterni) per 48 settimane.
Se durante il trattamento con interferone alfa-2b insorgono gravi eventi avversi, in particolare se i granulociti diminuiscono fino a < 500/mm3 od i livelli di ALT/AST aumentano di almeno 5 volte il limite superiore normale, sospendere temporaneamente il trattamento, fino a risoluzione dell'evento. Il trattamento con interferone alfa-2b deve ricominciare al 50% del dosaggio precedente. Se dopo l'aggiustamento della dose l'intolleranza persiste, o se i granulociti diminuiscono a < 250/mm3 od i livelli di ALT/AST aumentano di almeno 10 volte il limite superiore normale, sospendere la terapia con interferone alfa-2b.
Sebbene il dosaggio ottimale (minimo) per un completo beneficio clinico non sia noto, i pazienti devono essere trattati al dosaggio raccomandato, con una riduzione della dose per tossicità, in accordo a quanto descritto.
Ipersensibilità al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipientiGrave patologia cardiaca preesistente, es. scompenso cardiaco congestizio non controllato, infarto miocardico recente, gravi aritmieGrave disfunzione renale o epatica; compresa quella causata da metastasiEpilessia e/o funzionalità compromessa del sistema nervoso centrale (SNC) (vedere "Speciali avvertenze e precauzioni per l'uso")Preesistenti, gravi malattie psichiatriche o anamnesi positiva di gravi disturbi psichiatriciEpatite cronica in presenza di cirrosi epatica scompensataEpatite cronica in pazienti contemporaneamente o recentemente trattati con agenti immunosoppressivi, salvo nel caso di interruzione di una terapia corticosteroidea a breve termineEpatite autoimmune o anamnesi positiva di malattia autoimmune; pazienti trapiantati immunodepressiPatologia tiroidea preesistente, salvo quando controllata con terapia convenzionale
Terapia di associazione con ribavirina: Vedere anche le istruzioni della ribavirina se l'interferone alfa-2b deve essere somministrato in associazione con ribavirina in pazienti con epatite cronica C.
Per tutti i pazienti:
Reazioni di ipersensibilità acuta all'interferone alfa-2b (quali orticaria, angioedema, broncocostrizione, anafilassi) sono state osservate raramente durante terapia con IntronA. Nell'eventualità di una loro comparsa interrompere il trattamento ed istituire l'appropriata terapia medica. Transitori rash cutanei non rendono necessaria l'interruzione del trattamento.
Effetti collaterali di grado moderato o grave possono richiedere una modifica dello schema posologico di IntronA o, in qualche caso, l'interruzione del trattamento. Qualsiasi paziente con alterazioni dei parametri di funzionalità epatica comparse in corso di trattamento con IntronA deve essere attentamente monitorato e, nel caso di progressione dei segni e sintomi, la terapia deve essere sospesa.
Durante il trattamento con IntronA, o fino ai due giorni successivi, può verificarsi ipotensione che può richiedere misure terapeutiche di supporto.
I pazienti in trattamento con IntronA devono essere mantenuti in buone condizioni di idratazione, essendosi osservati alcuni casi di ipotensione dovuta a deplezione di liquidi. Tale eventualità può rendere necessario l'apporto sostitutivo di liquidi.
La comparsa di febbre può essere correlata con la sindrome di tipo influenzale molto spesso osservata durante terapia con interferone, ma in presenza di febbre persistente devono essere escluse altre cause.
Il paracetamolo è risultato efficace per alleviare febbre e cefalea che si possono osservare in seguito a terapia con IntronA. La dose di paracetamolo raccomandata varia da 500 mg a 1 g somministrato 30 minuti prima di IntronA. La dose massima giornaliera di paracetamolo è di 1 g per quattro volte.
IntronA deve essere utilizzato con cautela in pazienti in condizioni mediche debilitanti, come quelli con una anamnesi positiva di malattie polmonari (ad es. malattia ostruttiva polmonare cronica) o diabete mellito facile alle chetoacidosi. Si deve prestare particolare cautela anche nei pazienti con disordini della coagulazione (ad es. tromboflebite, embolia polmonare) o grave mielodepressione.
Infiltrati polmonari, polmonite interstiziale e polmonite, occasionalmente con esito fatale, sono stati osservati raramente in pazienti trattati con interferone alfa, compresi quelli trattati con IntronA. L'eziologia non è stata definita. Questi sintomi sono stati riportati con maggior frequenza quando in concomitanza ad interferone alfa viene somministrato shosaikoto, un rimedio erboristico cinese (vedere "Interazioni"). Ogni paziente che sviluppi febbre, tosse, dispnea od altri sintomi respiratori deve essere sottoposto ad una radiografia del torace. Se la radiografia del torace evidenzia infiltrati polmonari o se si osserva evidenza di alterazione della funzionalità polmonare, il paziente deve essere monitorato strettamente e, se necessario, interrompere l'assunzione di interferone alfa. Mentre questo è stato riportato con maggiore frequenza nei pazienti con epatite cronica C trattati con interferone alfa, è stato anche segnalato in pazienti con patologie di natura oncologica trattati con interferone alfa. L'immediata interruzione della somministrazione di interferone alfa e il trattamento con corticosteroidi sembra essere correlato alla risoluzione degli eventi avversi polmonari.
Studi sull'impiego di interferone in primati non umani hanno evidenziato anomalie del ciclo mestruale (vedere `04.4 Speciali avvertenze e precauzioni per l'uso').
Gli studi sull'animale relativi agli effetti sulla riproduzione indicano che l'interferone alfa-2b ricombinante non ha attività teratogena nel ratto e nel coniglio, e che non induce effetti sfavorevoli sulla gestazione, sullo sviluppo fetale e sulla fertilità nella progenie dei ratti trattati. Nella Macaca mulatta (scimmie rhesus) l'interferone alfa-2b ha dimostrato attività abortiva a dosi che superavano di 90 e 180 volte la dose raccomandata di 2 milioni UI/m2 per via intramuscolare o sottocutanea. Sono stati osservati casi di aborto in tutti i gruppi posologici (7,5 milioni, 15 milioni e 30 milioni UI/kg), e la differenza rispetto ai controlli è risultata statisticamente significativa solo nei gruppi trattati con dosi medie e alte (corrispondenti a 90 e 180 volte la dose raccomandata di 2 milioni UI/m2 per via intramuscolare o sottocutanea). È noto che elevati dosaggi di altre forme di interferoni alfa e beta producono effetti anovulari ed abortificanti nelle scimmie rhesus.
Gli studi di mutagenesi condotti con interferone alfa-2b non hanno rivelato effetti avversi.
La contemporanea somministrazione di IntronA e narcotici, ipnotici o sedativi deve essere attuata con cautela.
Le interazioni tra IntronA ed altri farmaci non sono state pienamente valutate. Deve essere usata cautela nella somministrazione di IntronA in associazione con altri agenti potenzialmente mielosoppressivi.
Gli interferoni possono influenzare il processo metabolico ossidativo. Di questa possibilità si deve tener conto durante la concomitante terapia con farmaci metabolizzati per tale via, quali i derivati xantinici teofillina e aminofillina. Nel corso di contemporanea terapia xantinica i livelli sierici di teofillina devono essere monitorati e, se necessario, il dosaggio deve essere modificato.
Infiltrati polmonari, polmonite interstiziale e polmonite, occasionalmente con esito fatale, sono stati osservati raramente in pazienti trattati con interferone alfa, compresi quelli trattati con IntronA. L'eziologia non è stata definita. Questi sintomi sono stati riportati con maggior frequenza quando in concomitanza ad interferone alfa viene somministrato shosaikoto, un rimedio erboristico cinese (vedere "Speciali avvertenze e precauzioni per l'uso").
La somministrazione di IntronA in associazione con altri agenti chemioterapici (es. Ara-C, ciclofosfamide, doxorubicina, teniposide) può aumentare il rischio di tossicità (gravità e durata) (vedere "Speciali avvertenze e precauzioni per l'uso").
(Vedere anche le istruzioni della ribavirina se IntronA deve essere somministrato in associazione con ribavirina in pazienti con epatite cronica C.)
Terapia di associazione con ribavirina: Vedere anche le istruzioni della ribavirina se IntronA deve essere somministrato in associazione con ribavirina in pazienti con epatite cronica C.
Nelle donne trattate con interferone leucocitario umano sono state osservate riduzioni dei livelli sierici di estradiolo e progesterone. Pertanto le donne in età fertile non devono essere trattate con IntronA a meno che non vengano adottate efficaci misure contraccettive durante il periodo di trattamento. IntronA deve essere utilizzato con cautela negli uomini in età fertile.
Non sono disponibili dati su donne gravide trattate con interferone alfa-2b.
Gli studi condotti sugli animali hanno dimostrato una tossicità riproduttiva (vedere "Dati preclinici di sicurezza"). Non è nota la significatività di questi dati per l'uomo. IntronA deve essere utilizzato durante la gravidanza solo se il beneficio potenziale giustifica il potenziale rischio per il feto.
Non è noto se i componenti del farmaco vengano escreti con il latte materno. Dati i potenziali eventi avversi di IntronA a carico del lattante, si deve valutare se interrompere l'allattamento o la terapia, tenendo conto dell'importanza del trattamento per la madre.
I pazienti devono essere avvisati che possono avvertire spossatezza, sonnolenza o stato di confusione durante il trattamento con IntronA, pertanto si raccomanda di evitare la guida e l'uso di macchinari.
Reazioni avverse a livello oculare (vedere `04.8 Effetti indesiderati') sembrano insorgere dopo l'impiego del farmaco per diversi mesi, ma sono state riportate anche dopo periodi di trattamento più brevi. Si raccomanda che ogni paziente che segnali modifiche dell'acuità visiva o del campo visivo, o che riporti altri sintomi a livello oftalmico nel corso del trattamento con IntronA sia sottoposto a visita oculistica. Si raccomanda prima del trattamento con interferone un esame oculistico di base nei pazienti con diabete mellito od ipertensione per differenziare eventuali effetti a livello retinico da quelli osservati nelle retinopatie diabetiche od ipertensive.
Durante il trattamento con IntronA, in alcuni pazienti sono stati osservati gravi effetti a livello del SNC, in particolare depressione, intenzione suicida e tentativo di suicidio; in questi casi sospendere la terapia con IntronA. La potenziale gravità di questi effetti collaterali deve essere tenuta a mente dal medico prescrittore.
Raramente sono stati osservati altri effetti a carico del SNC manifestatisi con confusione ed altre alterazioni dello stato mentale. Effetti di maggiore significatività, quali ottundimento e coma sono stati osservati in alcuni pazienti, solitamente anziani, trattati a dosi più alte. Mentre questi effetti sono generalmente reversibili, in alcuni pazienti la completa risoluzione ha richiesto fino a tre settimane. Molto raramente, si sono verificate convulsioni con alti dosaggi di IntronA.
I pazienti con anamnesi positiva di scompenso cardiaco congestizio, infarto miocardico e/o con aritmie pregresse o in atto nei quali sia necessario un trattamento con IntronA devono essere attentamente controllati. Si raccomanda che nei pazienti con preesistenti alterazioni cardiache e/o con tumori di stadio avanzato siano eseguiti controlli elettrocardiografici prima e nel corso del trattamento. Le aritmie cardiache (per lo più sopraventricolari) di solito rispondono alla terapia convenzionale, ma possono richiedere l'interruzione del trattamento con IntronA.
A causa di segnalazioni riguardo all'esacerbazione di psoriasi preesistente, IntronA deve essere utilizzato nei pazienti con psoriasi solo se il beneficio potenziale ne giustifica il potenziale rischio.
Dati preliminari sembrano indicare che la terapia con interferone alfa è associata ad un'aumentata incidenza di rigetto al trapianto (trapianti di fegato e rene).
Nel corso del trattamento con alfa interferoni è stata segnalata la possibilità dello sviluppo di auto-anticorpi. Le manifestazioni cliniche di malattie autoimmuni nel corso della terapia con interferoni possono intervenire con frequenza superiore nei pazienti predisposti allo sviluppo di malattie autoimmuni.
Sospendere il trattamento con IntronA in pazienti con epatite cronica che sviluppino allungamento degli indici di coagulazione, in quanto ciò può indicare scompenso epatico.
Epatite Cronica C:
Terapia di associazione con ribavirina: Vedere anche le istruzioni della ribavirina se IntronA deve essere somministrato in associazione con ribavirina in pazienti con epatite cronica C.
- Monoterapia: In rari casi, pazienti trattati con IntronA per epatite cronica C hanno manifestato alterazioni tiroidee di tipo sia ipo- che ipertiroideo. Nel corso di studi clinici con IntronA, il 2,8% dei pazienti ha sviluppato anomalie tiroidee. Le alterazioni sono state controllate con la terapia convenzionale per le disfunzioni tiroidee. Non si conosce il meccanismo attraverso il quale IntronA può modificare il funzionamento tiroideo. Prima di iniziare una terapia con IntronA per il trattamento dell'epatite cronica C controllare i livelli sierici dell'ormone tireotropo (TSH). Qualsiasi alterazione tiroidea evidenziata dal controllo deve essere trattata con la terapia convenzionale. Il trattamento con IntronA può essere istituito se la terapia mantiene il livello di TSH entro i limiti dei valori normali. Se nel corso della terapia con IntronA il paziente manifesta sintomi compatibili con la possibile disfunzione tiroidea, si devono verificare i livelli di TSH. In presenza di disfunzione tiroidea, il trattamento con IntronA può essere continuato se la terapia mantiene i livelli di TSH entro i limiti dei valori normali. L'interruzione della terapia con IntronA non ha indotto la reversione di disfunzioni tiroidee insorte nel corso del trattamento.
- Chemioterapia concomitante: La somministrazione di IntronA in associazione con altri agenti chemioterapici (es. Ara-C, ciclofosfamide, doxorubicina, teniposide) può aumentare il rischio di tossicità (gravità e durata), che può essere pericolosa o fatale per la vita del paziente proprio a causa dell'uso concomitante dei farmaci. Gli effetti collaterali più comunemente riportati e potenzialmente pericolosi o fatali comprendono mucosite, diarrea, neutropenia, compromissione renale, disordini elettrolitici. A causa del rischio di una aumentata tossicità, è richiesto un accurato aggiustamento del dosaggio di IntronA e dei concomitanti agenti chemioterapici (vedere "Interazioni").
- Esami di laboratorio: Gli esami ematologici ed ematochimici standard (esame emocromocitometrico completo con formula differenziale, conta piastrinica, dosaggio di elettroliti, enzimi epatici, proteinemia, bilirubinemia, creatininemia) devono essere effettuati in tutti i pazienti prima di una terapia sistemica con IntronA e poi a intervalli periodici.
Per pazienti in trattamento per epatite B o C, si raccomanda di eseguire gli esami ai seguenti intervalli di tempo: settimana 1, 2, 4, 8, 12, 16 ed in seguito a mesi alterni, durante tutto il trattamento. Se nel corso della terapia con IntronA i livelli di ALT aumentano di almeno 2 volte rispetto ai valori basali, la terapia con IntronA può essere proseguita qualora non si osservino segni e sintomi di insufficienza epatica. Durante l'aumento di ALT, le seguenti prove di funzionalità epatica devono essere ripetute a intervalli di due settimane: ALT, tempo di protrombina, fosfatasi alcalina, albumina, bilirubina.
Nei pazienti trattati per melanoma maligno, la funzionalità epatica, la conta e la differenziazione dei globuli bianchi deve essere controllata settimanalmente durante la fase di induzione della terapia e mensilmente durante la fase di mantenimento della terapia.
Effetti sulla fertilità: L'interferone può avere effetti sulla fertilità (vedere "Gravidanza e allattamento" e "Dati preclinici di sicurezza").
Terapia di associazione con ribavirina: Vedere anche le istruzioni della ribavirina per gli effetti indesiderati ad essa correlati se IntronA deve essere somministrato in associazione con ribavirina in pazienti con epatite cronica C.
Negli studi clinici, condotti in un ampio spettro di indicazioni e con un esteso intervallo di dosi, gli effetti indesiderati riferiti con maggiore frequenza sono stati febbre, spossatezza, cefalea e mialgia. Febbre e spossatezza si sono risolte entro 72 ore dall'interruzione o cessazione del trattamento ed erano correlate con la dose. Nei pazienti trattati per epatite tali effetti sono stati di grado lieve o moderato.
Effetti collaterali comuni includono rigidità/tremori, anoressia e nausea.
Effetti collaterali meno comuni includono in ordine decrescente di frequenza: vomito, diarrea, artralgia, astenia, sonnolenza, vertigini, secchezza delle fauci, alopecia, sintomi di tipo influenzale (aspecifici), dolore dorsale, depressione, tentativi di suicidio, senso di malessere, dolore, ipersudorazione, alterazione del gusto, irritabilità, insonnia, confusione, ridotta capacità di concentrazione, ipotensione.
Effetti collaterali riferiti raramente includono: dolore addominale, rash cutaneo, nervosismo, reazione nella sede di iniezione, parestesia, herpes simplex, prurito, dolore oculare, ansia, psicosi incluse allucinazioni, comportamento aggressivo, epistassi, tosse, faringite, infiltrati polmonari, polmonite interstiziale, polmonite, alterazione dello stato di coscienza, perdita di peso, edema facciale, dispnea, dispepsia, tachicardia, ipertensione, aumento dell'appetito, riduzione della libido, ipoestesia, grave alterazione del gusto, incontinenza fecale, sanguinamento gengivale, crampi alle gambe, neuropatia, polineuropatia, rabdomiolisi talvolta grave, disturbi dell'udito ed insufficienza renale. Inoltre, sono stati osservati raramente anche ipertiroidismo o ipotiroidismo. Effetti epatotossici, anche a esito fatale, si sono verificati raramente.
Molto raramente, successivamente all'immissione in commercio di interferone alfa-2b, sono stati segnalati casi di sindrome nefrosica, scompenso renale, aggravamento del diabete, diabete/iperglicemia, pancreatite, ischemia cardiaca ed infarto miocardico.
Gli eventi avversi cardiovascolari, per lo più aritmie, sono apparsi per lo più correlati con preesistente patologia cardiovascolare e precedente terapia con agenti cardiotossici (vedere "Speciali avvertenze e precauzioni per l'uso"). È stata riportata raramente miocardiopatia transitoria reversibile in pazienti senza precedenti esperienze di patologia cardiaca.
Emorragie retiniche, macule visive e ostruzioni arteriose o venose retiniche sono state raramente osservate in pazienti trattati con interferone alfa, incluso IntronA (interferone alfa-2b ricombinante) polvere per soluzione iniettabile o soluzione iniettabile (vedere "Speciali avvertenze e precauzioni per l'uso").
Alterazioni clinicamente significative dei parametri di laboratorio, per lo più osservate con dosi giornaliere superiori a 10 milioni UI, includono riduzione della conta di granulociti e leucociti, riduzione del livello di emoglobina e della conta di piastrine; aumento dei livelli di fosfatasi alcalina, LDH, creatinina sierica, azotemia. Anomali aumenti dei livelli sierici di ALT/AST (SGPT/SGOT) sono stati osservati in alcuni soggetti non epatitici e in alcuni pazienti con epatite cronica B in coincidenza con la scomparsa di DNA polimerasi virale.
Non sono stati riportati casi di sovradosaggio. Tuttavia, come per ogni altro preparato farmacologicamente attivo, è indicato il trattamento sintomatico con frequente monitoraggio dei segni vitali e attenta osservazione del paziente.
Categoria farmacoterapeutica: Sostanze ad azione immunostimolante, citochine e immunomodulatori, interferoni, interferone alfa-2b, codice ATC: L03A B05
IntronA è una preparazione, sterile, stabile di interferone alfa-2b altamente purificato prodotto con la tecnologia del DNA ricombinante. L'interferone alfa-2b ricombinante è una proteina idrosolubile con peso molecolare di circa 19.300 daltons. È prodotto da un clone di E. coli contenente un plasmide in cui è stato introdotto, mediante ingegneria genetica, il gene dell'interferone alfa-2b da leucociti umani.
L'attività di IntronA è espressa in UI, 1 mg di proteina interferone alfa-2b ricombinante corrisponde a 2,6 x 108 UI. Le Unità Internazionali vengono determinate in base al confronto dell'attività dell'interferone alfa-2b ricombinante con quella di una preparazione di riferimento internazionale di interferone estratto da leucociti umani, definita dall'Organizzazione Mondiale della Sanità.
Gli interferoni sono una famiglia di piccole molecole proteiche di peso molecolare compreso tra circa 15.000 e 21.000 daltons. Sono prodotti e secreti dalle cellule, in risposta a infezioni virali o a vari induttori sintetici e biologici. Sono state individuate tre classi principali di interferoni: alfa, beta e gamma. Tali classi non sono omogenee e possono contenere numerose differenti specie molecolari di interferone. Sono stati identificati non meno di 14 interferoni alfa umani geneticamente distinti. IntronA è stato classificato come interferone alfa-2b ricombinante.
Gli interferoni esercitano le loro attività cellulari legandosi a specifici recettori di membrana situati sulla superficie cellulare. I recettori per l'inteferone umano isolati da cellule linfoblastoidi umane (Daudi) sembrano essere proteine altamente asimmetriche. La loro selettività per gli interferoni umani, ma non per quelli murini, è indicativa di specie-specificità. La dimostrazione di specie-specificità è stata ottenuta in studi relativi ad altri interferoni. Tuttavia alcune specie di scimmie, es. le scimmie rhesus, sono sensibili alla stimolazione farmacodinamica dovuta ad esposizione ad interferoni umani di tipo 1.
I risultati di numerosi studi indicano che, una volta legato alla membrana cellulare, l'interferone innesca una complessa sequenza di eventi intracellulari che includono l'induzione di alcuni enzimi. Si ritiene che tale processo sia, almeno in parte, responsabile delle varie risposte cellulari all'interferone, tra cui l'inibizione della replicazione virale in cellule infettate con virus, la soppressione della proliferazione cellulare e azioni immunomodulanti quali incremento dell'attività fagocitaria dei macrofagi e aumento della citotossicità specifica dei linfociti nei confronti delle cellule bersaglio. Ognuna di tali attività, da sola o insieme alle altre, potrebbe contribuire agli effetti terapeutici dell'interferone.
L'interferone alfa-2b ricombinante ha dimostrato effetti antiproliferativi in studi nei quali si sono impiegati sistemi di colture cellulari sia umane sia di animali e allotrapianti di tumori umani nell'animale. È stata dimostrata significativa attività immunomodulante in vitro.
Inoltre, l'interferone alfa-2b ricombinante inibisce la replicazione virale in vitro e in vivo. Sebbene il meccanismo di azione antivirale esercitata dall'interferone alfa-2b ricombinante sia sconosciuto, sembra attuarsi mediante alterazione del metabolismo della cellula ospite. Attraverso tale azione, la replicazione virale viene inibita o, se si verifica, dà origine a virioni incapaci di lasciare la cellula.
Epatite cronica B:
L'attuale esperienza clinica in pazienti sottoposti a terapia con interferone alfa-2b per periodi da 4 a 6 mesi, indica che la terapia può indurre l'eliminazione dell'HBV-DNA sierico. È stato osservato un miglioramento dell'istologia epatica. Nei pazienti adulti con perdita di HBeAg e di HBV-DNA, è stata osservata una significativa riduzione della morbidità e della mortalità.
È stato somministrato Interferone alfa-2b (6 MUI/m2 tre volte alla settimana per 6 mesi) a bambini con epatite cronica B attiva. A causa di difetti metodologici, non è stato possibile dimostrarne l'efficacia. Inoltre nei bambini trattati con interferone alfa-2b si è verificata riduzione della crescita e in alcuni casi depressione.
Epatite cronica C:
L'interferone alfa-2b in monoterapia ed in associazione con ribavirina è stato valutato in 4 studi clinici randomizzati di Fase III condotti in 2.089 pazienti con epatite cronica C. Gli studi hanno confrontato l'efficacia di interferone alfa-2b utilizzato in monoterapia e in associazione con ribavirina. L'efficacia è stata definita come risposta sostenuta (incluso il miglioramento sia virologico che istologico) 6 mesi dopo la fine del trattamento. I pazienti eleggibili per gli studi erano affetti da epatite cronica C confermata mediante positività del test HCV-RNA polymerase chain reaction (PCR) (> 100 copie/ml), una biopsia epatica con diagnosi istologica di epatite cronica escludente ogni altra causa di epatite cronica e ALT sieriche anormali.
Sono stati trattati per 24 settimane 345 pazienti con recidiva dopo terapia con interferone alfa; di questi, 173 sono stati trattati con ribavirina in associazione con interferone alfa-2b e 172 con interferone alfa-2b in monoterapia (Tabella 1). Inoltre sono stati trattati, per 24 o 48 settimane, 1.744 pazienti mai sottoposti a terapia con interferone; di questi 505 sono stati trattati con ribavirna in associazione con interferone alfa-2b per 48 settimane e 503 con interferone alfa-2b in monoterapia per 48 settimane (Tabella 2).
L'associazione di ribavirina all'interferone alfa-2b ha aumentato l'efficacia dell'interferone alfa-2b in monoterapia nel trattamento dell'epatite cronica C di 10 volte nei pazienti recidivati e di circa 3 volte nei pazienti mai trattati in precedenza. Questo incremento di efficacia comprendeva la negativizzazione dell'HCV nel siero (< 100 copie/ml valutato con PCR), il miglioramento dello stato infiammatorio e la normalizzazione delle ALT ed era mantenuto, quando misurato a 6 mesi dopo la fine del trattamento.
| Ribavirina + interferone
alfa-2b | Interferone
alfa-2b | Valore di p |
| 24 settimane
N=173 | 24 settimane
N=172 | |
Risposta
Virologica | 48,6 % | 4,7 % | < 0,0001 |
Risposta
Istologica * | -2,6 | -0,7 | < 0,001 |
* Variazione media rispetto al basale secondo l'indice di danno istologico di Knodell, Grado I+II+III
| A | B | C | Valore di p |
| Interferone
alfa-2b + ribavirina | Interferone
alfa-2b + ribavirina | Interferone
alfa-2b | B vs C | A vs C | A vs B |
| 24 sett.
(N=505) | 48 sett.
(N=505) | 48 sett.
(N=503) | | | |
Risposta
Virologica | 33 % | 41 % | 16 % | < 0,001 | < 0,001 | 0,008 |
Risposta
Istologica * | -1,9 | -2,6 | -1,0 | < 0,001 | < 0,001 | 0,013 |
* Variazione media rispetto al basale secondo l'indice di danno istologico di Knodell, Grado I+II+III
L'incremento della risposta all'associazione di ribavirina e interferone alfa-2b rispetto all'interferone alfa-2b in monoterapia è mantenuto in tutti i sottogruppi. I sottogruppi di pazienti che meglio sembravano rispondere alla associazione di ribavirina più interferone alfa-2b erano quelli con genotipi HCV 2 o 3. Tuttavia il beneficio relativo di ribavirina in associazione con interferone alfa-2b è particolarmente significativo nel sottogruppo più difficile da trattare (genotipo 1).
La farmacocinetica di IntronA è stata studiata in volontari sani dopo dosi singole di 5 milioni UI/m2 e 10 milioni UI somministrate per via sottocutanea, 5 milioni UI/m2 somministrati per via intramuscolare e per infusione venosa in 30 minuti. Le concentrazioni sieriche medie osservate dopo somministrazione sottocutanea e dopo somministrazione intramuscolare erano confrontabili. La Cmax è stata raggiunta dopo tre-12 ore con la dose più bassa e dopo sei-otto ore con quella più alta. L'emivita di eliminazione dell'interferone era rispettivamente di circa due-tre ore e di circa sei-sette ore. I livelli sierici erano scesi a valori non misurabili rispettivamente 16 e 24 ore dopo l'iniezione. La biodisponibilità è risultata maggiore del 100% sia con la somministrazione sottocutanea sia con quella intramuscolare.
Con somministrazione endovenosa i livelli sierici di interferone hanno raggiunto il picco (da 135 a 273 UI/ml) entro il termine dell'infusione ed hanno poi mostrato un declino leggermente più rapido di quello osservato con somministrazione sottocutanea o intramuscolare del farmaco; quattro ore dopo l'infusione erano scesi a valori non misurabili. L'emivita di eliminazione è stata di circa due ore.
Con ognuna delle tre vie di somministrazione i livelli di interferone nelle urine erano inferiori al valore minimo misurabile.
Prove per la ricerca di fattori neutralizzanti l'interferone sono state effettuate su campioni sierici di pazienti trattati con IntronA in studi clinici seguiti da Schering-Plough. I fattori neutralizzanti l'interferone sono anticorpi che neutralizzano l'attività antivirale dell'interferone. L'incidenza clinica della comparsa di anticorpi neutralizzanti è del 2,9% nei pazienti oncologici trattati per via sistemica e del 6,2% nei pazienti con epatite cronica. I titoli anticorpali rilevabili erano bassi nella grande maggioranza dei casi e non sempre erano correlati con perdita di efficacia o con altri fenomeni autoimmunitari. Nei pazienti con epatite apparentemente non si è osservata riduzione della risposta, per i bassi livelli anticorpali.
Nonostante la specie specificità generalmente riconosciuta all'interferone, sono stati condotti studi tossicologici negli animali. Iniezioni di interferone alfa-2b ricombinante umano per periodi fino a tre mesi non hanno evidenziato tossicità in topi, ratti e conigli. Somministrazioni giornaliere di dosi pari a 20 x 106 UI/kg/die per 3 mesi a scimmie cynomolgus non hanno provocato una tossicità significativa. Tossicità è stata dimostrata in scimmie trattate con 100 x 106 UI/kg/die per 3 mesi.
Glicina, sodio fosfato bibasico, sodio fosfato monobasico e soluzione di albumina umana.
Solvente: acqua per preparazioni iniettabili
Il medicinale non deve essere miscelato con altri prodotti ad eccezione di quelli menzionati nella sezione "Istruzioni per l'uso".
3 anni
Dopo ricostituzione: La stabilità chimica e fisica durante l'uso è stata dimostrata per 24 ore a 25 °C.
Da un punto di vista microbiologico, il prodotto deve essere usato immediatamente. Se non viene utilizzato immediatamente, i tempi e le condizioni di conservazione durante e prima dell'uso sono responsabilità dell'utilizzatore e normalmente non devono superare le 24 ore a 2 °C - 8 °C.
Conservare a temperature comprese tra 2 °C e 8 °C. Non congelare. Durante il trasporto e/o per facilitare l'uso in ambulatorio, il prodotto non ricostituito può essere mantenuto fino a 25 °C per un periodo fino a quattro settimane prima dell'uso. Se il prodotto non viene ricostituito nel corso delle quattro settimane, non può essere rimesso in frigorifero per un nuovo periodo di conservazione e deve essere eliminato.
IntronA 1 milione UI polvere e solvente per soluzione iniettabile
Flaconcino da 2 ml in vetro di tipo I:
- 1 flaconcino di polvere per soluzione iniettabile, 1 fiala di acqua per preparazioni iniettabili, 1 siringa per iniezione, 2 aghi per iniezione e 1 tampone detergente
- 12 flaconcini di polvere per soluzione iniettabile, 12 fiale di acqua per preparazioni iniettabili, 12 siringhe per iniezione, 24 aghi per iniezione e 12 tamponi detergenti ( )
IntronA 3 milioni UI polvere e solvente per soluzione iniettabile
Flaconcino da 2 ml in vetro di tipo I:
- 1 flaconcino di polvere per soluzione iniettabile, 1 fiala di acqua per preparazioni iniettabili, 1 siringa per iniezione, 2 aghi per iniezione e 1 tampone detergente ( )
- 6 flaconcini di polvere per soluzione iniettabile e 6 fiale di acqua per preparazioni iniettabili ( )
IntronA 5 milioni UI polvere e solvente per soluzione iniettabile
Flaconcino da 2 ml in vetro di tipo I:
- 1 flaconcino di polvere per soluzione iniettabile, 1 fiala di acqua per preparazioni iniettabili, 1 siringa per iniezione, 2 aghi per iniezione e 1 tampone detergente ( )
- 6 flaconcini di polvere per soluzione iniettabile e 6 fiale di acqua per preparazioni iniettabili ( )
IntronA 10 milioni UI polvere e solvente per soluzione iniettabile
Flaconcino da 2 ml in vetro di tipo I:
- 1 flaconcino di polvere per soluzione iniettabile, 1 fiala di acqua per preparazioni iniettabili, 1 siringa per iniezione, 2 aghi per iniezione e 1 tampone detergente ( )
- 6 flaconcini di polvere per soluzione iniettabile e 6 fiale di acqua per preparazioni iniettabili ( )
- 10 flaconcini di polvere per soluzione iniettabile, 10 fiale di acqua per preparazioni iniettabili, 10 siringhe per iniezione, 20 aghi per iniezione e 10 tamponi detergenti ( )
IntronA 18 milioni UI polvere e solvente per soluzione iniettabile
Flaconcino da 2 ml in vetro di tipo I:
- 1 flaconcino di polvere per soluzione iniettabile, 1 fiala di acqua per preparazioni iniettabili, 1 siringa per iniezione, 2 aghi per iniezione e 1 tampone detergente ( )
IntronA 30 milioni UI polvere e solvente per soluzione iniettabile
Flaconcino da 2 ml in vetro di tipo I:
- 1 flaconcino di polvere per soluzione iniettabile, 1 fiala di acqua per preparazioni iniettabili, 1 siringa per iniezione, 2 aghi per iniezione e 1 tampone detergente ( )
Ricostituzione di IntronA, polvere per soluzione iniettabile, per uso parenterale:
IntronA è fornito come polvere ai dosaggi di 1 milione UI per dose singola. Il contenuto dei flaconcini deve essere ricostituito con 1 ml di acqua per preparazioni iniettabili. Le soluzioni ricostituite sono isotoniche per uso parenterale.
Con l'uso di una siringa per iniezione e di un ago per iniezione sterilizzati introdurre nel flaconcino di IntronA 1 ml di acqua per preparazioni iniettabili. Agitare leggermente per accelerare la completa dissoluzione della polvere. Con una siringa per iniezione sterile prelevare la dose appropriata ed iniettare.
Come ogni altro preparato per uso parenterale, prima della somministrazione la soluzione ricostituita deve essere controllata visivamente per verificare l'assenza di particelle estranee o scolorimento.
Preparazione di IntronA per infusione endovenosa: L'infusione deve essere preparata immediatamente prima dell'uso. La polvere liofilizzata di IntronA deve essere ricostituita aggiungendo 1 ml di acqua per preparazioni iniettabili al flaconcino. L'esatto quantitativo di interferone, corrispondente alla dose appropriata, deve quindi essere prelevato dal flaconcino(i), aggiunto a 100 ml di una soluzione di sodio cloruro 0,9 % e quindi somministrato in 20 minuti. La concentrazione finale di interferone nella soluzione di sodio cloruro non deve essere inferiore a 1 x 105 UI/ml.
Nessun altro farmaco può essere infuso insieme ad introna.
SP EUROPE
73, rue de Stalle - B-1180 Bruxelles (Belgio)
EU/1/99/127/001
EU/1/99/127/040
EU/1/99/127/002
EU/1/99/127/003
EU/1/99/127/004
EU/1/99/127/005
EU/1/99/127/006
EU/1/99/127/007
EU/1/99/127/008
EU/1/99/127/009
EU/1/99/127/010
(AIC n. 026393013; AIC n. 026393025; AIC n. 026393049; AIC n. 026393064; AIC n. 026393052; AIC n. 026393037; AIC n. 038432016; AIC n. 038432028; AIC n. 038432030; AIC n. 038432042; AIC n. 038432055; AIC n. 038432067; AIC n. 038432079; AIC n. 038432081; AIC n. 038432093; AIC n. 038432105)
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9 Marzo 2000
y TABELLA DI APPARTENENZA DPR 309/90 - [Vedi Indice]
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21 Agosto 2000
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