Il dosaggio è in genere calcolato in base alla superficie corporea.
Come agente singolo la dose suggerita nell'LANL dell'adulto è di 30 mg/m2 al giorno per via orale per 3 giorni, oppure tra 15 e 30 mg/m2 al giorno per 3 giorni in combinazione con altri agenti citotossici.
Come agente singolo la dose suggerita nel carcinoma della mammella in stadio avanzato è di 45 mg/m2 somministrata per via orale in dose unica o suddivisa in 3 giorni consecutivi (15 mg/m2 /die) e da ripetere ogni 3 - 4 settimane in funzione del ritorno alla normalità ematologica.
In combinazione con altri agenti chemioterapici si può somministrare una dose di 35 mg/m2 per via orale in un unico giorno.
Tuttavia, questo dosaggio deve tener conto del quadro ematologico iniziale della paziente e del dosaggio degli altri farmaci impiegati nello schema di polichemioterapia.
Nei pazienti con insufficienza epatica si consiglia una riduzione del dosaggio. Vedere punto "Speciali avvertenze e precauzioni per l'uso".
Le capsule vanno assunte con un po' d'acqua e non succhiate, prese a pezzetti o masticate.
Si consiglia l'assunzione con un pasto leggero.
Zavedos deve essere usato sotto la direzione di persone esperte nella chemioterapia antitumorale
Il farmaco non dovrebbe essere somministrato a pazienti con preesistente depressione del midollo osseo indotta da precedente terapia farmacologica e/o radiante, a meno che i benefici possano giustificare i rischi.
In assenza di sufficienti informazioni si raccomanda di non somministrare idarubicina orale a pazienti che abbiano subito terapia radiante o trapianto di midollo.
Malattie cardiache preesistenti e terapia precedente con antracicline, specialmente ad elevato dosaggio cumulativo, o con altri agenti potenzialmente cardiotossici, sono cofattori che aumentano il rischio di tossicità cardiaca indotta dalla idarubicina; in tali pazienti, prima di iniziare il trattamento con Zavedos, dovrebbe essere soppesato il rapporto rischio/beneficio della terapia con idarubicina. Come la maggior parte degli agenti citotossici, idarubicina ha proprietà mutagena ed è cancerogena nel ratto.
Midollo osseo
Zavedos deprime fortemente il midollo osseo. Ai dosaggi terapeutici, la mielosopressione si manifesta in tutti i pazienti a carico soprattutto dei globuli bianchi.
Pertanto è necessario un attento monitoraggio ematologico dei granulociti, dei globuli rossi e delle piastrine. Dovranno essere effettuati esami di laboratorio per monitorare la tollerabilità del farmaco, ed adeguate terapie di supporto per proteggere il paziente compromesso dalla tossicità della sostanza. In caso di un grave stato emorragico e/o di una grave infezione dovrà essere possibile poter intervenire con prontezza ed efficacia.
Cardiotossicità
Effetti tossici sul miocardio, rappresentati da insufficienza cardiaca congestizia, aritmie acute o altre cardiomiopatie, potenzialmente fatali, possono comparire durante o alcune settimane dopo il termine della terapia. Sebbene non possa essere ancora definito un limite al dosaggio cumulativo, i dati disponibili su pazienti trattati con Zavedos capsule indicano che dosi totali limite fino a 400 mg/m2 hanno una bassa probabilità di indurre cardiotossicità.
In caso di insufficienza cardiaca congestizia, è indicato un trattamento con digitale, diuretici, dieta povera di sodio e riposo a letto.
La funzione cardiaca deve essere attentamente monitorata durante il trattamento allo scopo di minimizzare i rischi di cardiotossicità del tipo descritto per altre antracicline. Il rischio di tale tossicità miocardica può aumentare in seguito ad una concomitante o precedente irradiazione dell'area mediastinico-pericardica o ad un trattamento con altri agenti potenzialmente cardiotossici oppure in pazienti con una particolare situazione clinica dovuta alla malattia (anemia, depressione del midollo osseo, infezioni, pericardite e/o miocardite leucemica).
Sebbene non esista alcun metodo attendibile per prevedere la comparsa di un'insufficienza cardiaca congestizia acuta, la cardiomiopatia indotta dalle antracicline è di solito associata ad una persistente riduzione di voltaggio del complesso QRS, ad un aumento oltre i limiti normali del tempo di intervallo sistolico (PEP/LVET) e ad una diminuzione della frazione di eiezione del ventricolo sinistro (LVEF).
Prima di iniziare la terapia e durante il trattamento con Zavedos, dovrebbero essere effettuati un elettrocardiogramma o un'ecocardiografia per la determinazione della LVEF.
Una diagnosi precoce del danno miocardico indotto è importante ai fini del proseguimento del trattamento farmacologico dello stesso.
Valutazione della funzionalità gastrointestinale
In pazienti in trattamento con idarubicina orale per leucemia acuta con precedenti di altre patologie/trattamenti che potrebbero aver causato complicanze gastrointestinali, sono stati osservati occasionalmente gravi effetti indesiderati a livello di quest'organo (perforazione o sanguinamento).
Pertanto il Medico dovrebbe valutare il rapporto rischio/beneficio della terapia con Zavedos capsule in quei pazienti con malattia G.I. in fase attiva dove esiste un aumentato rischio di sanguinamento e/o di perforazione.
Valutazione della funzionalità epatica
Dato che una compromissione della funzionalità epatica può ostacolare la biodisponibilità dell'idarubicina, la funzionalità del fegato dovrebbe essere valutata con esami clinici di laboratorio (usando come indicatore il valore della bilirubina) prima e durante il trattamento. In alcuni studi clinici, se i livelli di bilirubina eccedevano i 2 mg/100 ml, il farmaco non veniva somministrato.
Con altre antracicline, in presenza di livelli di bilirubina compresi tra 1,2-2,0 mg/100 ml, la dose veniva ridotta al 50%.
In alcuni studi clinici condotti nel cancro della mammella, la dose di idarubicina somministrata oralmente è stata ridotta del 50%, se durante il trattamento il livello di bilirubina raggiungeva i 2 - 3 mg/100 ml, e, in presenza di livelli di bilirubina > 3 mg/100 ml, il trattamento veniva sospeso.
La terapia con Zavedos, richiede una stretta sorveglianza del paziente ed un monitoraggio dei dati di laboratorio. Può verificarsi una iperuricemia secondaria a rapida lisi delle cellule leucemiche. Si raccomanda quindi un attento monitoraggio dei livelli dell'uricemia e l'intervento con una appropriata terapia in caso di un suo aumento. Prima dell'inizio del trattamento si dovranno prendere misure appropriate per controllare eventuali infezioni sistemiche.