- [Vedi Indice]Agente antimitotico e citotossico. Leucemia acuta non-linfocitica (LANL) nell'adulto.
L'idarubicina è in grado di indurre remissione sia come terapia di prima linea che in pazienti recidivanti o refrattari.
Leucemia acuta linfocitica (LAL) nell'adulto e nel bambino come trattamento di seconda linea.
Leucemia acuta non-linfocitica (LANL)
Nella LANL dell'adulto, la dose di Zavedos consigliata è di 12 mg/m² e.v. al giorno per 3 giorni in un regime di combinazione con citarabina.
Un altro schema di dosaggio utilizzato nella LANL in monoterapia ed in combinazione, è di 8 mg/m² e.v. al giorno per 5 giorni.
Leucemia acuta linfocitica (LAL)
Come agente singolo nella LAL la dose suggerita negli adulti è di 12 mg/m² e.v. al giorno per 3 giorni e nei bambini è di 10 mg/m² e.v. al giorno per 3 giorni.
È necessario comunque adattare gli schemi posologici suggeriti alle condizioni ematologiche del paziente e, in regime di combinazione, ai dosaggi degli altri farmaci citotossici.
Solitamente la dose viene calcolata in base alla superficie corporea.
Zavedos deve essere somministrato solo per via endovenosa.
È opportuno eseguire la somministrazione endovenosa sia della soluzione ricostituita che della soluzione pronta nell'arco di 5-10 minuti attraverso il tubolare di una fleboclisi di soluzione fisiologica in corso, dopo essersi accertati che l'ago sia perfettamente in vena. Questa tecnica riduce il pericolo di trombosi o di stravaso perivenoso, evento che può condurre a grave cellulite e necrosi.
Una sclerosi venosa può essere osservata quando l'iniezione sia eseguita in piccoli vasi o venga ripetuta nella stessa vena.
La terapia con Zavedos non dovrebbe essere instaurata in pazienti con gravi danni epatici e renali o in pazienti con infezioni non controllate. Si veda anche punto "Gravidanza e allattamento".
Zavedos deve essere usato sotto la direzione di persone esperte nella chemioterapia della leucemia. Il farmaco non dovrebbe essere somministrato a pazienti con preesistente depressione del midollo osseo indotta da precedente terapia farmacologica o da radioterapia, a meno che i benefici giustifichino i rischi. Malattie cardiache preesistenti e precedente terapia con antracicline ad elevato dosaggio cumulativo, o con altri agenti potenzialmente cardiotossici sono cofattori che aumentano il rischio della tossicità cardiaca indotta dalla idarubicina, ed in tali pazienti, prima di cominciare il trattamento con Zavedos, dovrebbe essere soppesato il beneficio in rapporto al rischio della terapia con idarubicina.
Come la maggior parte degli agenti citotossici, l'idarubicina possiede proprietà mutagena ed è cancerogena nel ratto.
Midollo osseo
Zavedos inibisce fortemente l'attività del midollo osseo. La mielodepressione si manifesta ai dosaggi terapeutici in tutti i pazienti, a carico soprattutto dei globuli bianchi.
È pertanto necessario un attento monitoraggio ematologico, che comprende i granulociti, i globuli rossi e le piastrine. Più in generale dovranno essere accessibili indagini di laboratorio atte a tenere sotto controllo la tollerabilità del farmaco e si dovrà disporre delle misure di supporto in grado di mantenere sotto protezione un paziente compromesso dagli eventuali effetti tossici del farmaco. In caso di un grave stato emorragico e/o di una grave infezione dovrà essere possibile intervenire con prontezza ed efficacia.
Cardiotossicità
Effetti tossici sul miocardio, rappresentati da insufficienza cardiaca congestizia potenzialmente fatale, aritmie acute minacciose per la vita o altre cardiomiopatie, possono comparire durante la terapia o alcune settimane dopo il termine della terapia. In questi casi sono indicati un trattamento con digitale, diuretici, riduzione di sodio e riposo a letto.
La funzione cardiaca dovrebbe essere attentamente monitorata durante il trattamento, allo scopo di minimizzare i rischi della tossicità cardiaca del tipo descritto per altre antracicline. Il rischio di tale tossicità miocardica può elevarsi in seguito ad una concomitante o precedente irradiazione dell'area mediastinica pericardica o a un trattamento con altri agenti potenzialmente cardiotossici oppure in pazienti con una particolare situazione clinica secondaria alla loro malattia (anemia, depressione del midollo osseo, infezioni, pericardite e/o miocardite leucemica).
Sebbene non esista alcun metodo attendibile per prevedere la comparsa di un'insufficienza cardiaca congestizia acuta, la cardiomiopatia indotta dalle antracicline si accompagna solitamente con una persistente riduzione di voltaggio dell'onda QRS, un aumento oltre i limiti normali del tempo d'intervallo sistolico (PEP/LVET) e una diminuzione della frazione di eiezione del ventricolo sinistro (LVEF) dai valori di base pretrattamento.
Durante il trattamento con Zavedos e prima di iniziare la terapia dovrebbero essere attuati un elettrocardiogramma o un'ecocardiografia ed una determinazione della frazione d'eiezione ventricolare sinistra.
Una diagnosi clinica precoce di cardiomiopatia indotta è importante per il successo del trattamento farmacologico della stessa.
Valutazione delle funzionalità epatica e renale
Dato che una compromissione della funzionalità epatica o renale può ostacolare l'eliminazione dell'idarubicina, la funzionalità del rene e del fegato dovrebbe essere valutata mediante indagini chimico-cliniche di routine, prima e durante il trattamento (usando come indicatori la bilirubinemia e la creatininemia).
In alcuni studi clinici di fase III, se i livelli sierici di bilirubina e/o di creatinina eccedevano i 2 mg/100 ml, il trattamento con idarubicina è stato sospeso. Con altre antracicline, in presenza di livelli di bilirubina e creatinina di 1,2-2,0 mg/100 ml, la dose viene generalmente ridotta del 50%.
La terapia con Zavedos richiede una stretta sorveglianza del paziente ed un monitoraggio di laboratorio.
Si raccomanda che i pazienti anziani, durante il periodo di aplasia, vengano sottoposti ad energica terapia di supporto.
Zavedos può indurre un'iperuricemia secondaria a rapida lisi delle cellule leucemiche. Si raccomanda quindi un attento monitoraggio dell'uricemia e l'istituzione di un trattamento adeguato in caso di un suo aumento.
Prima dell'inizio della terapia si dovranno prendere misure appropriate per controllare eventuali infezioni sistemiche.
Lo stravaso di Zavedos in sede di iniezione endovenosa può causare una grave necrosi dei tessuti locali. Il rischio di tromboflebiti nella zona dell'iniezione può essere minimizzato seguendo la procedura raccomandata per la somministrazione.
Una sensazione di bruciore nella zona di somministrazione indica un lieve grado di stravaso.
In questo caso si consiglia di interrompere l'infusione e di iniziarla in un'altra vena.
Si raccomanda di seguire le seguenti misure di sicurezza, valide per tutti gli agenti antineoplastici:
il personale dovrebbe essere addestrato nella buona tecnica di ricostituzione e di manipolazione;il personale in stato di gravidanza deve essere escluso da tali compiti;il personale che manipola il farmaco dovrebbe vestire indumenti protettivi: occhiali, camici, maschere e guanti "usa e getta";andrebbe individuata una zona specifica dove ricostituire il farmaco (preferibilmente dotata di un sistema a flusso laminare verticale); la superficie di lavoro andrebbe protetta con una carta assorbente, col fondo plastificato.tutti gli articoli usati per la ricostituzione, la somministrazione e la pulizia, inclusi i guanti, dovrebbero essere posti in sacchi a perdere per rifiuti ad alto rischio, per l'incenerimento ad elevate temperature;in caso di contatto accidentale del farmaco con la cute o con gli occhi, detergere immediatamente con abbondante acqua, acqua e sapone o con una soluzione di sodio bicarbonato e richiedere assistenza medica;perdite o fuoriuscite accidentali del farmaco vanno eliminate con soluzione di sodio ipoclorito (all'1%), e successivamente con acqua;i materiali per la pulizia devono essere eliminati come precedentemente indicato.
Zavedos è un potente mielodepressore; è presumibile pertanto che i regimi chemioterapici combinati che contengono altri agenti dotati di azione simile diano luogo a una più accentuata depressione midollare.
Non vi sono attualmente informazioni adeguate circa una possibile influenza del farmaco sulla fertilità maschile e femminile, o su una sua azione teratogena nell'uomo, tuttavia, nel ratto (ma non nel coniglio) esso è teratogeno ed embriotossico. Alle donne fertili si dovrà consigliare di adottare misure contraccettive.
Dovendo usare Zavedos in gravidanza o nel caso che una paziente diventi gravida in corso di trattamento, occorrerà informare la donna dei potenziali rischi per il feto.
Pertanto l'impiego del farmaco in queste condizioni deve essere oggetto di una adesione congiunta del medico e della paziente.
Si avvertano le madri di non allattare in corso di trattamento.
Non sono note interferenze sulla capacità di guida e sull'uso di macchine.
Grave mielodepressione e cardiotossicità cardiaca sono i due effetti indesiderati più importanti. Altre reazioni avverse sono: alopecia reversibile nella maggior parte dei pazienti; nausea e vomito acuto; mucosite, che solitamente interessa il cavo orale e compare 3-10 giorni dopo l'inizio del trattamento; esofagite e diarrea; febbre, brividi, eruzione cutanea; aumento degli enzimi epatici e della bilirubina in circa il 20% - 30% dei casi. Infezioni gravi e talvolta fatali sono state messe in rapporto con l'impiego dell'idarubicina sola o in combinazione con citarabina.
L'idarubicina può impartire un colore rosso alle urine per 1-2 giorni dopo la somministrazione: si deve avvertire il paziente che il fenomeno non deve destare preoccupazione.
Dosi molto elevate di idarubicina provocano spesso una tossicità miocardica entro 24 ore ed una grave mielodepressione entro una o due settimane. In questi casi va instaurato un trattamento di supporto che preveda trasfusioni sanguigne e l'isolamento del paziente. Insufficienze cardiache tardive sono state segnalate fino a parecchi mesi dopo il sovradosaggio con antracicline. I pazienti dovranno essere sorvegliati attentamente e se dovessero insorgere segni di insufficienza cardiaca, dovrebbero essere trattati secondo i modelli convenzionali.
L'idarubicina è un'antraciclina DNA intercalante che interagisce con l'enzima topoisomerasi II ed ha un effetto inibitorio sulla sintesi dell'acido nucleico.
La modificazione in posizione 4 della struttura dell'antraciclina fornisce al composto una elevata lipofilia con conseguente aumento della penetrazione all'interno della cellula rispetto alla doxorubicina e alla daunorubicina.
L'idarubicina ha dimostrato di possedere una maggior potenza rispetto alla daunorubicina e di essere un agente efficace contro la leucemia ed il linfoma murino sia per via endovenosa che per via orale. Studi in vitro su cellule murine ed umane antraciclino-resistenti hanno dimostrato per l'idarubicina un grado minore di resistenza crociata rispetto alla doxorubicina e alla daunorubicina. Studi di cardiotossicità negli animali hanno indicato che l'idarubicina possiede un indice terapeutico migliore della doxorubicina e della daunorubicina. Anche il metabolita principale, l'idarubicinolo, ha dimostrato, in vitro ed in vivo, un'attività antitumorale in modelli sperimentali. Nel ratto, l'idarubicinolo, somministrato alle stesse dosi del farmaco da cui deriva, è chiaramente meno cardiotossico dell'idarubicina.
Dopo somministrazione per via endovenosa, in pazienti con funzionalità epatica e renale normale, l'idarubicina viene eliminata dalla circolazione sistemica con un'emivita plasmatica terminale di 11-25 ore.
Il farmaco viene convertito per la maggior parte in un metabolita attivo, l'idarubicinolo, che è lentamente eliminato con emivita plasmatica di 41-69 ore.
Il farmaco viene eliminato tramite escrezione biliare e renale, per lo più sotto forma di idarubicinolo.
Studi sulla concentrazione del farmaco nelle cellule (cellule nucleate del sangue e cellule midollari) di pazienti leucemici hanno mostrato che il picco della concentrazione cellulare per l'idarubicina è raggiunto in pochi minuti. Le concentrazioni di idarubicina e di idarubicinolo nelle cellule nucleate del sangue e nelle cellule del midollo osseo, sono più di cento volte superiori alle concentrazioni plasmatiche. Le velocità di eliminazione dal plasma e dalle cellule sono quasi identiche, con un tempo di dimezzamento terminale di circa 15 ore. L'emivita terminale dell'idarubicinolo è di 72 ore.
Dopo somministrazione e.v. di idarubicina nel topo, il valore della DL50 è di 4,4 mg/kg nel topo, di 2,9 mg/kg nel ratto e di 1,0 mg/kg nel cane. I principali organi bersaglio dopo somministrazione di una singola dose sono stati il sistema emolinfopoietico e, in particolare nel cane, il tratto gastrointestinale.
I principali organi bersaglio, dopo somministrazione ripetuta di idarubicina per via e.v. nel ratto e nel cane, sono stati il sistema emolinfopoietico, il tratto gastrointestinale, il rene, il fegato e l'apparato riproduttivo maschile e femminile.
Studi di cardiotossicità acuta e subacuta hanno evidenziato che idarubicina, somministrata per via e.v., solo a dosi letali è moderatamente cardiotossica mentre somministrazioni e.v. di doxorubicina e di daunorubicina anche a dosi non letali, provocano un evidente danno miocardico.
Idarubicina è risultata genotossica nella maggior parte dei tests eseguiti sia in vitro che in vivo. È risultata inoltre tossica sugli organi della riproduzione, embriotossica e teratogena nel ratto. Non sono stati segnalati effetti di rilievo sulle madri e nella loro prole nei ratti dopo somministrazione e.v. di idarubicina fino a dosi di 0,2 mg/kg/die nel periodo peri e postnatale.
Non è noto se il farmaco viene escreto nel latte materno. Idarubicina per via e.v., come altre antracicline e farmaci citotossici, si è dimostrata cancerogena nel ratto.
Uno studio di tollerabilità locale condotto nel cane ha mostrato che lo stravaso del farmaco causa necrosi tissutale.
Zavedos 5 mg Polvere e solvente per soluzione iniettabile: lattosio
La fiala contiene 5 ml di acqua per prepazioni iniettabili;
Zavedos 10 mg Polvere per soluzioni iniettabile: lattosio;
Zavedos 5 mg/5ml Soluzione Iniettabile: glicerolo, acido cloridrico, acqua p.p.i.;
Zavedos 10 mg/10 ml Soluzione Iniettabile: glicerolo, acido cloridrico, acqua p.p.i.:
Zavedos non va mescolato con eparina in quanto ne potrebbe derivare la formazione di un precipitato.
È inoltre sconsigliabile mescolare Zavedos con altri farmaci.
Va evitato il contatto prolungato con una qualsiasi soluzione a pH alcalino, in quanto ciò darebbe luogo alla degradazione del farmaco.
Zavedos 5 mg Polvere e solvente per soluzione iniettabile: 3 anni
Zavedos 10 mg Polvere per soluzione iniettabile: 3 anni
La soluzione ricostituita è chimicamente stabile per 48 ore se conservata alla temperatura di + 2°/+ 8°C e per 24 ore se tenuta a temperatura ambiente. Si raccomanda tuttavia che, la soluzione non venga conservata per più di 24 ore a +2°/+ 8°C. La parte di soluzione non utilizzata va eliminata.
Zavedos 5 mg/5ml Soluzione Iniettabile e Zavedos 10 mg/10ml Soluzione Iniettabile: 2 anni.
Conservare in frigorifero ad una temperatura tra +2°/+8°C.
Vedi punto " 06.3 Periodo di validità".
Flaconi in vetro con tappo in gomma e ghiera in alluminio.
Fiala in vetro neutro.
1 Flacone da 5 mg di polvere per soluzione iniettabile + 1 fiala contenente 5 ml di solvente.
1 Flacone da 10 mg di polvere per soluzione iniettabile.
1 Flacone da 5 ml di soluzione iniettabile da 5 mg.
1 Falcone da 10 ml di soluzione iniettabile da 10 mg.
Nella formulazione in polvere il contenuto del flacone è a pressione negativa per evitare la formazione di aerosol durante la ricostituzione; deve essere esercitata particolare cautela nell'inserimento dell'ago nel flacone. Evitare l'inalazione dell'aerosol eventualmente prodottosi durante la ricostituzione.
Per preparare la soluzione da iniettare, il contenuto del flacone di Zavedos Polvere Iniettabile va disciolto in acqua per preparazioni iniettabili. Le quantità di diluente da usare sono : 5 ml per il flacone da 5 mg e 10 ml per quello da 10 mg.
Zavedos deve essere somministrato solo per via endovenosa. Vedi punto "Posologia e modo di somministrazione".
PHARMACIA & UPJOHN S.p.A.
Milano
Zavedos 5 mg Polvere e solvente per soluzione iniettabile
AIC n. 027441017
Zavedos 10 mg Polvere per soluzione iniettabile AIC n. 027441029
Zavedos 5 mg/5ml Soluzione Iniettabile AIC n. 027441068
Zavedos 10 mg/10 ml Soluzione Iniettabile AIC n. 027441070
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Zavedos 5 mg Polvere e solvente per soluzione iniettabile; 10 mg Polvere per soluzione iniettabile: Giugno 2000
Zavedos 5 mg/5ml e 10 mg/10ml Soluzione Iniettabile: Giugno 2000
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Gennaio 2000
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