Il diritto dell’Italia a “un posto al sole”.
Abbiamo
fin quì visto come lo sforzo coloniale italiano
ed economiche.
Si
è sempre creduto, comunemente, che l’Italia fosse
qualsiasi analisi, anche la più superficiale, sulla
configurazione fisica del nostro territorio.
Fin
dal 1894, Stefano Jacini ristabiliva in maniera
La sua “Inchiesta agraria” era considerata un classico, noto dovunque tra i tecnici di allora, modello di critica scrupolosa e di
oggettività scientifica.
Lo Jacini fu
agraria.
“L’Italia
è un paese di montagna, come nessun altro
gran parte nude e dirupate, o inospiti. Dei 288.538 Kmq della
sua superficie totale, quasi i
Alpi e da quella
come invincibilmente refrattari ad ogni produzione vegetale: e ciò per opera della natura. Fosse almeno produttivo il resto di quei due
terzi, ma non lo è che in parte
Non
racchiude che magri pascoli naturali, utilizzati,
remote; estensioni un po’ maggiori di boschi cedui sulle
pendici più basse dei monti;
su cui alligna qualche raro albero e poca erba stentata.
In
quanto ai colli e agli altipiani, essi sono quasi
depositatavi dal ritirarsi dei ghiacciai nei tempi preistorici.
La
siccità estiva del clima italiano non acconsente
ricchezza naturale degli altipiani e
Resta a parlare delle pianure. Abbiamo quella grandissima del bacino del Po e le minori che si stendono lungo il Tirreno, nei
territori pisano, grossetano, romano e
siciliane e sarde, in
Se non che gli Atti dell’Inchiesta
hanno messo in evidenza che la produzione, nella pianura padana, è
suolo di gran lunga non regge, per ricchezza di depositi alluvionali, al
confronto dei
del Reno
Russia Meridionale, né di una gran parte dell’Inghilterra.
Riguardo
al celebrato clima italiano, guai se l’Italia
di altri agenti di produzione che le è
La
siccità estiva dominante vi avversa i foraggi e tutte le colture che esigono
alimento dell’umidità.
Ora
i foraggi non costituiscono forse uno dei fondamenti d’ogni razionale
agricoltura?
E
non basterebbe questa circostanza ed assegnare una
settentrionale delle Alpi dove il sole non è altrettanto vigoroso, però non fa difetto, e la frequente piovosità estiva sviluppa una
lussureggiante vegetazione?
Per tutto questo, appare che l’Italia, come paese agricolo, è uno dei meno favoriti per spontanea liberalità della natura. In confronto
di superficie, pochissima terra coltivabile, e anche questa soggetta a dover
fare i conti con la
Questa
era la reale situazione della terra italiana.
Bisognava averla percorsa tutta, nelle varie direzioni, per
benessere agricolo.
Si
comprende perfettamente pertanto come, costituitasi
abbia dovuto chiedere innanzi tutto
per portare il loro lavoro al servizio di altri Stati, di altri Continenti.
Milioni
di italiani costretti a vivere lontano dalla
Ma
tale possibilità, alla quale, del resto, seppur a
missione e dei propri doveri verso i suoi
La
crisi economica e la disoccupazione universale sbarravano dovunque le porte.
Come
provvedere ad una popolazione di 44 milioni di
Ed ecco uno dei tratti più grandiosi del programma
Dal
1870 al 1922 i territori nei quali lo Stato italiano aveva compiuto opere
rivolte alla redenzione della
complessiva estensione di ettari 1.390.981.
In
soli undici anni, il governo fascista portò questa
Bisogna
dare atto ai governanti di allora come non si
alla parità aurea dell’epoca in cui
pubbliche di bonifica idraulica e di trasformazione
fondiaria per un importo
appartengono all’era fascista e £. 2.082.400.000 al solo
Fu
indubbiamente uno sforzo titanico, grandioso, specie se si pensa alle
difficoltà di ogni genere fra le quali si è svolto.
In
appena undici anni il governo fascista intraprese
si erano dedicati i vecchi governi in cinquant’anni, con una spesa solo
di due volte
Non si può certo dire che l’Italia non abbia fatto tutto quanto fosse in suo potere per valorizzare in modo adeguato il suolo nazionale.
C’era anzi da domandarsi se, a tale sforzo, corrispondessero sempre
compensazioni economiche all’altezza.
Ma
davanti a così alti ideali di civiltà e responsabilità di fronte alla
Nazione, la risposta non poteva che essere affermativa.
Altrettanto
deve dirsi per la battaglia del grano,conclusasi con risultati di alta
soddisfazione, nonostante lo
fama europea.
Il
Governo volle affrancare la nazione italiana dalla
riuscendoci grazie al generoso sforzo degli agricoltori di tutta Italia.
Senza
aumentare affatto la superficie destinata alla
produzione totale da una media di 45
Così la bilancia commerciale, sulla quale gravava pesantemente l’importazione del grano straniero, si alleggerì singolarmente. Nel
1925, anno d’inizio della battaglia
ridotta
Francamente
appare improbabile che altri paesi abbiano
necessario sostentamento.
Ma
un altro importante elemento della questione occorre tener presente: quello
demografico.
Abbiamo
visto come,le previsioni di crescita, indicassero in circa 50 milioni gli
abitanti dell’Italia, di lì ad
(intorno, quindi, al 1950).
Dove
si sarebbero collocati?
Questi i fatti demografici ed economici che sono alla base
del conflitto etiopico.
Ricapitolando:
- territorio scarsamente produttivo e ingrato, refrattario
- popolazione in misura straordinaria eccedente la capacità
- aumento incessante della popolazione;
- deficienza miserevole di materie prime;
ecco una serie di circostanze che posero perentoriamente il
Non
erano più sufficienti la decantata sobrietà dello
grano, a contenere nei suoi irrigiditi confini una popolazione annualmente
crescente.
E’
evidente come, secondo la nuova mentalità acquisita, associata ai confronti con
le altre realtà soprattutto
“inumana ed assurda l’opposizione ad un
ospitale ad una capacità di
(*)
JACINI S., I risultati dell’inchiesta agraria, tratta
dalla Relazione pubblicata negli “Atti della Giunta
per l’inchiesta agraria”, Roma, Ed.Sommaruga, 1885.
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(**)
TERUZZI A, Realtà costruttiva dell’Impero in “Annali
dell’Africa Italiana”, Vol.III°, Verona, A.Mondadori,
1939-XVIII.
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