L’ARRESTO

Jo Kleiman racconta:

“Il 4 agosto 1944 la SD (il Servizio di sicurezza nazista) con tre ispettori ed il caporeparto Silberbauer fanno irruzione nella ditta. Essi risultano essere a conoscenza di tutto, costringono il mio collega con tre revolver puntati ad indicare il nascondiglio in cui entrambe le famiglie (otto persone) vengono arrestate. Anche il mio collega ed il sottoscritto vengono portati via”


Victor Kugler racconta:

“Sentii un gran baccano ed aprii la porta del mio ufficio per vedere che cosa stava succedendo. C’erano quattro poliziotti, uno con l’uniforme della Gestapo. Mi chiese brusco chi fosse il responsabile. “Io” risposi.
“Mi faccia vedere i locali dell’edificio!”. Gli mostrai tutti i locali, quindi andammo di sopra ed arrivammo nello spazio davanti alla libreria. Il cuore mi batteva in gola. I tre poliziotti olandesi stavano già cercando di aprile la libreria girevole. Il momento che avevo temuto in tutti quegli anni era arrivato. Uno dei poliziotti mi puntò la rivoltella contro e mi ordinò di precederlo. Gli altri tre ci seguirono con le pistole in pugno. La prima persona che vidi fu la signora Frank. Gestapo, le sussurrai. Sedeva immobile, in una specie di stato di shock. Gli altri arrivarono dagli altri piani, Margot era turbata, piangeva piano”


Miep Gies racconta:

Era il 4 agosto, in ufficio era tranquillo, stavamo lavorando ed improvvisamente alzammo gli occhi: la porta si aprì ed entrò un uomo di bassa statura che mi disse :” Restate seduti! Non muovetevi!” Io rimasi impietrita. Chiuse la porta e se ne andò. Non potei vedere né sentire quello che accadde dopo perché dovevo rimanere seduta alla mia scrivania. Più tardi li ho sentiti scendere la scala, lentamente. Non potevo andare alla finestra perché dovevo rimanere seduta e l’ho fatto. Dopo un pò Bep ed io siamo salite nella camera dei Frank e abbiamo visto che sul pavimento erano sparse le carte del diario di Anne. Raccogliamole, ho detto, perché Bep stava a guardare come di sasso. Raccogliamo tutto, portiamolo via. Abbiamo portato via tutto, facendo del nostro meglio perché avevamo paura. Siamo tornate di sotto, Bep ed io, e ci guardavamo. Che facciamo Bep? Allora mi ha risposto: “Tu sei la più vecchi, tienile tu”. Io ero d’accordo”.

Otto Frank racconta.

“Erano circa le dieci e mezzo. Ero di sopra dai Van Pels nella stanza di Peter e lo aiutavo con i compiti. Non abbiamo sentito niente, e quando c’erano dei rumori non vi ho prestato attenzione. Peter aveva fatto un dettato d’inglese e mentre gli mostravo un errore improvvisamente qualcuno salì di corsa le scale. I gradini scricchiolavano, io mi alzai di scatto perché era ancora mattina e tutti dovevano essere silenziosi. In quel momento si è aperta la porta e un uomo ci stava di fronte con una pistola in mano puntato contro di noi. Era in borghese. Peter ed io abbiamo alzato le mani. L’uomo li fece camminare davanti a lui, ci ordinò di scendere al piano interiore, seguendoci con la pistola in pugno. Al piano di sotto erano tutti insieme – mia moglie, le bambine, i Van Pels – e stavano con le mani in alto. Quindi entrò anche Pfeffer, seguito da altri estranei. Nel mezzo della stanza c’era un membro della Grüne Polizei: egli si mise ad osservare i nostri volti.
Poi ci chiese dove fossero gli oggetti di valore. Io ho indicato un armadio a muro, in cui si trovava la cassetta. L’uomo della Grüne Polizei prese la mia cassetta, si guardò in giro e afferrò la borsa di Anne, la rovesciò spargendo sul pavimento di legno tutte le carte, i quaderni ed i fogli delle brutte copie, quindi ripose tutti gli oggetti di valore nella borsa e la chiuse.
Infine ci disse: preparatevi. Tra cinque minuti dovete essere nuovamente tutti qui. I Van Pels andarono di sopra a prendere i loro zaini, Anne e Pfeffer si diressero verso la loro camera ed io presi il mio zaino che era appeso al muro. Improvvisamente l’uomo della Grüne Polizei si fermò davanti al letto di mia moglie ed osservando la cassa che si trovava tra il letto e la finestra mi chiamò: “Come mai ha questa cassa?” Era una cassa grigia ricoperta di ferro, come quelle che nella prima guerra mondiale tutti avevano e sul coperchio era scritto: Ufficiale di riserva Otto Frank. Ho risposto: “E’ la mia cassa, sono stato ufficiale” L’uomo sembrò confuso. Mi fissò e disse: “Perché non l’ha comunicato? L’avrebbero senz’altro risparmiata! L’avrebbero mandata a Theresienstadt!” Io tacevo, non riuscivo neanche a guardarlo. Poi mi disse:”Faccia pure con calma…”


Verso l’una una camionetta chiusa si ferma davanti all’edificio. Gli otto clandestini, Victor Kugler e Jo Kleiman vengono fatti salire e portati alla prigione della SD in Euterpestraat. Miep Gies e Bep Voskuijl rimangono in Prinsengracht; i poliziotti non immaginano che le due donne siano direttamente coinvolte. Saranno proprio loro a mandare avanti la ditta.



DOPO L’ARRESTO

I BENEFATTORI

Il 4 agosto 1944 l’automobile con i dieci prigionieri (otto clandestini e i due uomini che li hanno aiutati) si reca all’edificio della Sicherheitsdienst (servizio di sicurezza nazista) in Euterpestraat ad Amsterdam.

Dopo un breve interrogatorio i tedeschi portano Jo Kleiman e Victor Kugler, i banefattori del clandestini, nel carcere punitivo a Amstelveenseweg, dove rimarranno fino al 7 settembre.

Sulle schede dei due uomini, come motivo dell’arresto, c’è scritto “Judenbegünstigung” cioè di aver aiutato degli ebrei.

Vengono poi trasferiti al campo di transito di polizia di Amersfoot.
Kleiman ha un’emorragia gastrica a cui deve la sua liberazione avvenuta il 18 settembre.

Alla fine di settembre Kugler, mandato nei campi di lavoro forzato prima a Zwolle e poi a Wageningen, riesce a fuggire.

I CLANDESTINI

I clandestini sono rinchiusi dal 5 all’8 agosto in una casa di detenzione in Weteringschans ad Amsterdam.

L’8 agosto di prima mattina vengono rimossi dalla loro cella e portati alla stazione centrale di Amsterdam.

Lì vengono caricati su un treno e dopo alcune ore giungono al campo di smistamento di Westerbork, dove regna la tensione dell’imminente deportazione.


Il campo di Westerbork

Il campo di Westerbork è stato costruito negli anni trenta su ordine del governo olandese per raccogliere profughi ebrei provenienti dalla Germania.

Dal 1° luglio 1942 gli occupanti tedeschi lo trasformano in un “Polizieliches Durchgangslager”, un campo di raccolta e di smistamento per i lager in Germania ed in Polonia.

Nel 1942 e nel 1943 la maggior parte degli ebrei provenienti dai Paesi Bassi che vengono deportati all’Est passa per questo campo.
Nel 1944 nel campo si trovano soprattutto persone che sono state arrestate perché si erano nascoste, come Anne e gli altri.

Dall’estate del 1942 fino alla primavera del 1943 ogni martedì parte un treno per l’Est carico di centinaia e, a volte, perfino migliaia di persone.
In un secondo tempo i convogli saranno più frequenti e più capaci.
La maggior parte dei treni è diretta ai campi di sterminio di Auschwitz, Sobibor, Bergen-Belsen e Theresienstadt.


La partenza da Westerbork di un convoglio di deportati


Il viaggio in treno dura alcuni giorni: i vagoni sono chiusi e non è possibile guardare fuori. La gente è stipata in un piccolo spazio, con appena un pò d’acqua e un pò di cibo, senza aria fresca e senza gabinetti.

Il 3 settembre 1944 parte un convoglio di deportati diretto ad Auschwitz.
Nel treno ci sono 1019 persone: 498 uomini, 442 donne e 79 bambini.
Tra loro ci sono anche gli inquilini dell’alloggio segreto.


 

    

L'ANTEFATTO: DOVE E QUANDO
LA CLANDESTINITA'
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ARRIVO AI CAMPI
IL TRADIMENTO
IL DIARIO
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