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La gioventu' del ''Mein Kampf''ripristina nella finestra qui sopra l'home page

L'ideale formativo che Adolf Hitler intendeva realizzare per le future generazioni. Intervento in due pagine: presentazione e compilazione di testi scritti da Hitler stesso e un commento di Wolfgang Pruscha, guida di Lingua e Cultura Tedesca.

 

A volte, il solo titolo di un libro, procura emozioni fortissime e contrastanti. Quando poi, pagina dopo pagina, i pensieri espressi dall'autore mettono a dura prova il desiderio di farne un'analisi attenta e possibilmente, priva di pregiudizi, le intenzioni di porsi da un punto di vista obiettivo non sempre hanno successo!
Scontato il risultato? Impresa impossibile in questo caso? Avete ragione!


I seguenti testi sono presi dal libro di Adolf Hitler: La mia battaglia (titolo originale: Mein Kampf), Berlino, 1924-25.

Il corpo....

"Il fanciullo, deve ritrovare nella sua forza ed elasticità fisica, la fiducia dell'invincibilità di tutta la sua nazione."

...la moda...

"Se ai nostri tempi la bellezza fisica non fosse tenuta in seconda linea dalla nostra moda sciatta, non avverrebbe che migliaia di fanciulle si innamorassero di repellenti bastardi ebrei dalle gambe storte"

...lo stato...

"E' illogico pensare che quando termina la scuola finisca il diritto dello Stato di vigilare i suoi giovani cittadini, e ricominci solo col servizio militare."

...l'ubbidienza...

"Deve imparare a stare zitto non solo quando è sgridato a ragione, ma anche quando è sgridato a torto."

...il silenzio...

"Ma chiediamoci una cosa: che cosa ha fatto prima della guerra, l'educazione tedesca, per insegnare al popolo il silenzio?"

...fedeltà e dedizione...

"Nei nostri tempi, nella scuola è inesistente l'evoluzione conscia di belle e nobili qualità di carattere. A tale evoluzione si dovrà dare in futuro un grande valore. Fedeltà, dedizione, silenzio sono i valori di cui una grande nazione ha bisogno: inculcarli e migliorarli nella scuola è più necessario di molte altre cose che nel presente riempiono i nostri programmi di insegnamento."

...cultura generale...

"Quindi una cultura generale dovrebbe essere imposta,..."

...materie d'insegnamento...

"Non si seppe scegliere nelle diverse materie d'insegnamento ciò che ha più valore per la nazione e innalzarlo al di sopra del grado di una spiegazione impersonale, per accendere l'orgoglio nazionale alla luce di così valorosi esempi"

...educazione scientifica e Stato...

"La miglior difesa non consisterà nelle armi, ma nei suoi cittadini; lo proteggeranno non le mura delle fortezze ma i viventi bastioni di uomini e donne spinti da patriottismo e fanatica esaltazione nazionale. Il terzo punto da accentuare nell'educazione scientifica è perciò questo!"

...sentimento nazionale...

"Ma dai tanti grandi nomi della storia tedesca si debbono scegliere i massimi per inculcarli tanto nell'animo dei giovani, che diventino i sostegni di un fermissimo sentimento nazionale."


Prosegue per diverse pagine ancora dilungandosi ampiamente ma, "Sintetizzando...", suggerisce che i programmi scolastici siano resi essenziali e poco specialistici in modo da avere "...una cultura generale vaga...", che eviti le troppe "nozioni" adatte solo a togliere tempo allo studente.

In definitiva: "Si avrebbe così una riduzione del programma scolastico e delle ore di studio per giovare al miglioramento del fisico, del temperamento della forza di volontà e di determinazione."

Una sensazione di disagio e incomprensione...

Nella sua introduzione alla compilazione di citazioni di Hitler che avete letto nella pagina precedente, Luigi ha scritto: "...Mi sono avvicinato al testo "Mein Kampf" e sono stato sconfitto dall'impossibilità di identificarmi con i lettori che a suo tempo, posero gli occhi su queste pagine. ... quali differenze abissali ebbe l'Europa di quel periodo da quella odierna ...."

Una simile sensazione ho avuto anch'io quando mi sono avvicinato per la prima volta a questo libro scritto nel 1925. Hitler sembra delle volte lucido e chiaro, ma il più delle volte assurdo, irrazionale, con una logica che non sta assolutamente in piedi. Hitler scrive con un linguaggio propagandistico che delle volte non si distacca molto dalla propaganda politica odierna, ma più spesso sembra quasi ridicolo nelle sue esagerazioni.

Leggendo questo libro e pensando allo stesso tempo all'impatto reale che ha avuto il pensiero di Hitler ci vengono invece i brividi, ancora oggi. Come era possibile che succedesse tutto questo? Una ideologia, irrazionale e spesso confusa come quella di Hitler, come poteva stregare un intero popolo e spingerla a trascinare mezzo mondo nell'avventura più sanguinosa mai conosciuta?

Domande comprensibilissime che richiedono una risposta. Vorrei, in questo spazio, almeno tentare di dare una risposta che è necessariamente provvisoria e incompleta.

Che funzione aveva la propaganda politica per Hitler?

Hitler non ha mai fatto un mistero su questo. Disse infatti nello stesso libro con una franchezza: "...la propaganda non ha il compito di essere vera, ha invece l'unico compito di essere efficace..." Qualsiasi stupidità andava bene, purché aveva un impatto sulle masse. E non dobbiamo dimenticare una cosa fondamentale. Oggi sappiamo cosa sarebbe successo, allora non si sapeva e chi all'epoca lo preannunciava fu deriso.

Perché Hitler è arrivato al potere?

Hitler è arrivato al potere in modo tutto sommato democratico e legale. Ma i 17 milioni di tedeschi (il 43,9%) che, nelle ultime elezioni libere del 1933, votarono Hitler non erano 17 milioni di fanatici antisemiti, razzisti e nazionalisti. Erano in grandissima parte persone stanche ed esauste dalla disoccupazione, dalla crisi permanete e dal caos politico della Repubblica di Weimar. Volevano lavoro, la garanzia di un modesto benessere e che non volevano più sentirsi gli ultimi maltrattati in Europa. La violenta propaganda antisemita di Hitler per molti non contava, contava invece la promessa di creare lavoro e di mettere fine al caos di cui sembrava responsabile la democrazia. Quattro anni dopo, nel 1937, negli anni non ancora oscurati dalla guerra e dall'olocausto, sicuramente il 70-80% dei tedeschi era d'accordo o almeno indifferente nei confronti di Hitler. Hitler aveva infatti quasi azzerata la disoccupazione mostruosa dei primi anni trenta. La maggioranza dei tedeschi non poteva - o non voleva - sapere che questo "successo" era dovuto soprattutto a una smisurata produzione militare che doveva necessariamente finire in una guerra.

La storia non si ripete mai in modo del tutto uguale, ma...

...nonostante ciò dobbiamo imparare: a diventare critici nei confronti della propaganda politica, a guardare cosa c'è dietro le parole e a non fidarsi mai di chi promette di essere l'uomo forte che risolverà tutti i problemi. A rispettare opinioni e modi di vivere diversi e a non credere mai di rappresentare l'unico modello possibile che gli altri devono imitare o seguire.

L'ideologia di Hitler: la teoria razziale e l'antisemitismo
In Germania si ricomincia a parlare di neo-nazismo. Ragazzi di 18-20 anni sventolano bandiere naziste e urlano slogan contro gli stranieri. Ma in realtà sanno poco o niente di Hitler. Qui un intervento che cerca di analizzare a fondo l'ideologia di Hitler.

La teoria razziale

a sinstra: Hitler e il suo amico Mussolini

Al centro della teoria di Hitler sta l'idea della razza. Tutta la storia, dice Hitler nel suo libro "Mein Kampf" (1925), è solo espressione dell'eterna lotta tra le razze per la supremazia. La guerra è l'espressione naturale e necessaria di questa lotta in cui il vincitore, cioè la razza più forte, ha il diritto di dominare. L'unico scopo dello stato è mantenere sana e pura la razza e creare le condizioni migliori per la lotta per la supremazia, cioè per la guerra. E la guerra è l'unica cosa che può dare un senso più nobile all'esistenza di un popolo. Di tutte le razze quella cosiddetta "ariana" o "nordica" è, secondo Hitler, la più creativa e valorosa, in fondo l'unica a cui spetta il diritto di dominare il mondo.

Tradotto nella realtà questo significava per Hitler prima l'unificazione del continente europeo sotto il dominio della nazione tedesca, per cercare poi nuovo spazio vitale all'est, cioè in Polonia e in Russia. Ma questo doveva essere, come scrive Hitler, solo il preludio dell'ultima grande sfida, dello scontro finale contro gli Stati Uniti. É un fatto singolare e molto significativo, che l'andamento reale della seconda guerra mondiale rispecchia quasi esattamente questa teoria, che Hitler aveva sviluppato 14 anni prima dell'inizio della guerra. É un esempio lampante della testardaggine con cui Hitler seguiva le proprie idee e cercava di applicarle a tutti i costi, una caratteristica che si nota spesso in lui.

Ci sono numerose contraddizioni e imprecisioni nella teoria razziale di Hitler. Già il concetto di base, la "razza ariana", è un'assurdità storica. Inoltre Hitler confonde spesso "razza" con "popolo" o "nazione", confonde i concetti "tedesco", "germanico" e "ariano". Ma probabilmente tutto questo non è molto importante per Hitler, dato che alcuni capitoli più avanti scrive con molta franchezza "la propaganda non ha il compito di essere vera, ha invece l'unico compito di essere efficace."

Infatti, questa propaganda doveva rivelarsi molto efficace. Sicuramente al disoccupato faceva piacere sentire che in fondo non era un piccolo disgraziato ma uno che apparteneva a una razza superiore. Parlando del suo futuro Reich Hitler promette : "Essere uno spazzino in un tale Reich sarà onore più alto che essere un re in uno stato estero".

L'antisemitismo

a destra: la terribile linea ferroviaria che conduceva all'entrata del campo di Auschwitz (Polonia) costituì il viaggio finale di milioni di persone. Ad Auschwitz e Birkenau morirono ca. 3 milioni di persone (soprattutto ebrei polacchi).

Il secondo elemento fondamentale è l'antisemitismo. Per Hitler gli ebrei non sono una comunità religiosa, ma una razza, e cioè la razza che vuole rovinare tutte le altre. Mescolandosi con gli altri popoli, gli ebrei cercano di imbastardirli, distruggendo la purezza della razza e eliminando così la loro forza, necessaria per la lotta per la supremazia. L'ebreo è il nemico più pericoloso, è cattivo fino in fondo. Hitler dice : "Gli Ebrei sono come i vermi che si annidano nei cadaveri in dissoluzione." L'antisemitismo diventa in Hitler una vera e propria ossessione. Pacifismo, marxismo, la democrazia, il pluralismo, persino il capitalismo internazionale e la "Lega dei popoli", predecessore del ONU, tutto questo è  risultato del lavoro distruttivo e sotterraneo degli ebrei.  Hitler: "L'Ebreo è colui che avvelena tutto il mondo. Se l'ebreo dovesse vincere, allora sarà la fine di tutta l'umanità, allora questo pianeta sarà presto privo di vita come lo era milioni di anni fa."

Oggi queste parole suonano decisamente ridicole, e anche all'epoca molti le ritenevano tali e vedevano in esse solo uno strumento politico per incanalare la rabbia del popolo su un capro espiatorio. Ma l'odio di Hitler contro gli ebrei non era solo strumento politico, era reale con tutto il suo evidente anacronismo e la sua irrazionalità. Gli orrendi eventi degli anni 1940-1945, quando l'antisemitismo non poteva più servire come strumento politico, lo dimostrano in modo spaventoso. E nella lotta contro gli ebrei Hitler si vede come pioniere di tutta l'umanità: Nel aprile del 1945, quando Hitler presagiva già la propria fine, detta al suo segretario : "Un giorno si ringrazierà il Nazionalsocialismo del fatto che io ho annientato gli ebrei in Germania e in tutta l'Europa centrale".

vedi anche la pagina dedicata a cenni biografici su A. Hitler

Le consulenze mediche online di Anibaldi.it

 

susu

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