HOME PAGE CARLOANIBALDI.COM    HOME PAGE ANIBALDI.IT  LA GRANDE CROCIATA

 

     

MEDIATECA 1939 - 1945

1939 - filmato a colori della Germania nazista
BBC Audio Churchill 1 (traduzione 2 - 3
1940 W. Churchill: "This was their finest hour"
La vita di Winston Churchill (1874 - 1965)
Cabinet War Room
1939 - 1945: Timeline
Foto Seconda Guerra Mondiale
1940,10 Giugno: dichiarazione di guerra di Mussolini
The Great Crusade (cinegiornale USA 1945) finestra
Jux Box anni '40  1 - 2 - 3 - 4       1937: Lili Marlene
1940 "Mamma" -  1942 "La Strada nel Bosco"
Dicembre 1940: Raid aerei su Londra  1 - 2
1941, 7 dicembre: attacco a Pearl Harbour
1942 - "Casablanca"
1942, Conferenza di Wannsee
Cartine Offensiva in Italia: Anzio - cartina  Cassino
1944 - "cicalino" trasmissioni BBC per l'Europa occupata
1944 Americani a Roma

Album fotografico della Shoah (pdf)

Album fotografico anni '40
6 Giugno 1944: D-Day
D-Day - cartina militare del primo giorno dell'Invasione
6 Agosto 1945: Hiroshima
Berlino: 1936 - 1945, La caduta degli "dei"
1939 - 1945 - Grida dalla Terra: "le cifre"
1939 - 1945 - Grida dalla Terra: i Lager

 

Sorry, your browser doesn't support Java.

 

 

Questa pagina è parte integrante del sito LA GRANDE CROCIATA

Perchè questo sito

1940: UN ANNO CRUCIALE SOTTO LA LENTE

......we shall never surrender!

Churchill ai Comuni e alla nazione (4 giugno) [ascolta dalla sua voce]
Speech from the House of Commons and the nation (4 Iune)

"We shall fight in France, we shall fight on the seas and oceans, we shall fight in the air, we shall fight on the beaches, we shall fight in the fields and in the streets, we shall fight in the hills, we shall defend our island whattever the cost may be, we shall never surrender!"

(Combatteremo in Francia, combatteremo sui mari e sugli oceani, combatteremo nei cieli, combatteremo sulle spiagge, combatteremo nei campi e nelle strade, combatteremo sulle colline, noi difenderemo la nostra isola a ogni costo, noi non ci arrenderemo mai!)

Churchill é fermo, deciso, determinato. Non abbandonerà mai Londra sotto i bombardamenti. E nemmeno i reali. Il grande esempio viene dall'alto.

Vorrei qui spendere due parole sulla figura storica di Churchill. Ricordate il grande psicologo svizzero C.G.Jung? Ebbene a coloro che lo criticarono per non essere stato nella sua opera un buon filosofo, egli rispose: "....sulla tomba di un bravo ciabattino non si scriverà che egli non fu un bravo cappellaio" . Alla stessa maniera io vorrei ricordare a coloro che criticano la figura storica complessiva di Churchill, che fu grazie a quest'uomo determinato, che la Storia ha estratto dal cilindro al momento giusto, che i sogni di Hitler si sono infranti ed ora siamo qui a parlarne. Ogni altra considerazione appare, a questa luce, ben poca cosa. Onore dunque a questo statista cui ognuno di noi ai quattro angoli del mondo deve molto.

RIEPILOGO DELL'ANNO
poi proseguiremo con i singoli fatti

1° Gennaio si apre l'anno con l'Italia che conferma la sua neutralità nella guerra che Hitler ha scatenato. Ma Mussolini appare sempre più condizionato dal Furher.

5 Gennaio Quello che si temeva arriva. Si annuncia la distribuzione delle carte annonarie per il razionamento dei principali prodotti di consumo. Pane, Carne, Grassi, Zucchero, Patate e altro.

10 Marzo il ministro degli esteri tedesco invita l'Italia a entrare in guerra e a rispettare il "Patto d'Acciaio". Mussolini temporeggia, anche se teme una invasione tedesca in Italia.

18 Marzo Hitler si incontra al Brennero con Mussolini invitandolo a schierarsi con lui per il prossimo attacco alla Francia e Inghilterra. Mussolini afferma di non essere pronto.

9 Aprile le armate di Hitler con un blitz fulmineo invadono la Norvegia e la Danimarca. Hitler informa l'alleato Mussolini quando l' invasione é già avvenuta  e già conclusa.

10 Maggio riorganizzato le armate Hitler scatena l'offensiva alla Francia, Invade i Paesi neutrali Belgio, Olanda, Lussemburgo e sfonda la linea della difesa francese.

21 Maggio - Profonda ripercussione del discorso di CIANO a Milano. "La parola d'ordine è: Pronti agli ordine del Duce.

16 Maggio Gli inglesi con Churchill, poi il governo Francese, infine gli Americani con Roosevelt invitano Mussolini ad astenersi dall'entrare nel conflitto a fianco di Hitler.

La pagina storica italiana dell'anno - 10 Giugno 1940

(l'intero discorso su http://www.teche.rai.it )

10 Giugno Mussolini da Palazzo Venezia toglie gli indugi; annuncia al popolo italiano che l'Italia ha dichiarato guerra alla Francia e alla Gran Bretagna, schierandosi a fianco di Hitler che però è quasi infastidito dalla notizia, perchè è quasi alle porte di Parigi.

17 Giugno la Francia ormai senza speranza davanti all'invasione tedesca chiede un armistizio.  Hitler non vuole al tavolo delle trattative Mussolini. Grande delusione del Duce.

4 Luglio le truppe italiane in Africa settentrionale colgono alcuni successi che fanno dimenticare a Mussolini l'umiliazione subita nelle spartizioni francesi e la guerra beffa.

28-31 Ottobre A Firenze Hitler incontra Mussolini, che gli comunica a bruciapelo che le truppe italiane stanno invadendo la Grecia. Hitler é ora ancora più infuriato dell'iniziativa del Duce

8 Ottobre L'invasione viene fermata da una controffensiva dei greci,  l'Italia deve ripiegare, sconfitta. L'inizio della "Guerra Parallela" mussoliniana si rivela un fallimento.

11 Novembre - Attacco inglese a Taranto. Metà marina italiana distrutta.

3 Dicembre Gli italiani in Grecia devono ripiegare e perdono anche un terzo dell'Albania. Mussolini per evitare la disfatta chiede soccorsi alle armate di Hitler.

8 Dicembre Altra rovinosa ritirate delle truppe italiane in Africa. Gli inglesi fanno prigionieri 120.000 italiani. E anche qui Mussolini chiede aiuto a Hitler per togliersi dai guai.

APPROFONDIMENTO

L'inizio dell'anno non porta ancora consigli, nè toglie i dubbi a Mussolini. Anzi diventano maggiori e evidenti. Fa l'altalena fra il costituire un "blocco di neutrali";  di scrivere a Franco di unirsi anche lui a fianco della Germania e, rassicurare il Re di non preoccuparsi, che lui non vuole la guerra. E lo dimostra. Infatti .......
il 3 Gennaio 1940 con una lunga lettera (fa un'intera panoramica sull'Europa) Mussolini tenta di convincere Hitler di fare un accordo pacifico con inglesi e francesi e rovesciare semmai le sue armate a est, contro la Russia di Stalin, contro il bolscevismo, che Mussolini ("io non ho modificato la mia mentalità rivoluzionaria") gli indica essere quello il nemico mondiale numero uno, oltre che ricordagli che la Russia ha 21 milioni di Kmq di territorio. "Non potete abbandonare la bandiera antibolscevica che avete fatto sventolare per 20 anni".

Gli da' insomma dei consigli non da poco conto e quasi lo bacchetta, per poi rivestire i panni del soggiogato, quindi divenire accomodante. Si scusa di avere ottimi rapporti commerciali con Inghilterra e Francia "facciamo scambi per necessità di materie prime anche se siamo fortemente antibritannici e antifrancesi"..... "Le voci di eventuali blocchi neutrali sono false"......."Alla Finlandia non abbiamo dato ingenti aiuti ma solo 40 aerei ordinati prima della guerra". "La propaganda inglese alla radio non la possiamo efficacemente disturbare, ma nessun italiano prende sul serio le parole di liberta', giustizia, diritto, morale ecc"...e in un punto della lettera diventa abbastanza lucido, realista e premonitore;  avverte ....

"Sono convinto che Francia e Inghilterra non riusciranno mai a far capitolare la vostra Germania aiutata dall'Italia, ma non é sicuro che si riesca a mettere in ginocchio questi due Paesi. Gli Stati Uniti non permetterebbero una totale disfatta delle democrazie. Gli imperi crollano per difetti statici interni, gli urti dall'esterno invece possono consolidarli".
"L'Italia fascista intende essere la vostra riserva, dal punto di vista politico diplomatico, economico, e dal punto di vista militare, quando l'aiuto non vi sia di peso, ma di sollievo. Desidero che il popolo tedesco sia convinto che l'atteggiamento dell'Italia é nello spirito e non fuori dallo spirito dell'alleanza
". (a questa lettera Hitler non rispose mai)

Era evidente, dopo quanto abbiamo letto lo scorso anno che la situazione non poteva durare a lungo. Le decisioni con chi stare bisognava pur prenderla. Anche se quelle di sopra sono ancora molto ambigue e per nulla nette e decise (l'avvertimento però era chiarissimo). Purtroppo in Italia c'erano molti che tramavano e facevano piccoli passi diplomatici (ma anche congiure vere e proprie) per sganciarsi dalla Germania, ma c'erano altri filotedeschi che invece cercavano di convincere Mussolini a rispettare i patti. Comunque pochi i coraggiosi, e pochi erano quelli all'altezza di dare un giudizio preciso e intelligente, non solo soggettivo ma oggettivo. Abbiamo appena letto, perfino Mussolini é oggettivo guardando oltre atlantico "Gli Usa non lo permetterebbero...." afferma.

Fra i primi (antitedeschi) c'era ITALO BALBO, l'eroe dell'aria, che mandato a governare la Libia, si precipita in Italia per dissuadere Mussolini a non mettersi con Hitler per non diventare prima o dopo "il lustrastivale dei tedeschi" (era stato in Germania a visitare l'aeronautica tedesca e aveva visto i loro progressi,  la loro organizzazione e una grande efficienza rispetto all'Italia, ne ebbe paura e nello stesso tempo li disprezzava per la troppa arroganza). Niente da fare, Mussolini dopo aver fatto l'ondivago ha deciso di fare  la sua scelta: vuole (o deve per forza) "marciare fino in fondo" con i tedeschi. (del resto lo chiedono i giornali e la popolazione, convinta che "stiamo perdendo il treno".
BALBO infuriato se ne ritorna in Africa. Farà all'inizio della guerra il suo dovere, ma aveva già predetto che non sarebbe stata una guerra facile e breve. Va dicendo perfino in pubblico che bisogna sbarazzarsi di Mussolini prima che sia troppo tardi. Presto invece la morte arrivò per lui; infatti allo scoppio della guerra, 18 giorni dopo l'inizio, per errore la contraerea italiana centrò in pieno il suo aereo. 

Mussolini nel '45 disse di lui' "Era un autentico rivoluzionario. Il solo che sarebbe stato capace di uccide
rmi" . Questo pericolo ora non c'era più: anche se rimase qualche dubbio sulla vera dinamica dell'incidente. - La rivelazione dell'episodio passato inosservato ai più, e che stava per mutare il corso della storia, ci viene però da un giornalista americano, Frank Stevens, quando il 10 ottobre 1939 (Hitler aveva già invaso la Polonia, e Mussolini stava decidendo cosa fare) scrisse per "El Tiempo", un quotidiano di Bogotà, un'ampia corrispondenza dall'Italia nella quale, esaminando la critica situazione politica del Paese, dava una notizia inquietante: palesava una fantomatica "congiura delle barbette" che faceva perno su Grandi e Balbo e i Savoia. 
Balbo abbiamo visto com'è finito; Grandi diventerà poi il protagonista dell'Ordine d.g. del 25 luglio 1943; e i Savoia fecero il resto arrestando Mussolini. De Bono l'altro "barbetta" finirà fucilato a Verona come "traditore".
  
Stevens aveva allora ragione! E un "golpe" in effetti era nell'aria, stava quasi per essere portato a termine. Non avvenne, ma il giornalista americano era  molto ben informato sui retroscena della politica italiana del tempo. Una rivelazione la sua che contiene molti elementi di credibilità, avvalorati nel 1966 dall'esilio di Cascais da parte dello stesso Umberto che ammise l'intenzione, maturata nel 1939, poi più concretamente condotta a termine solo il 25 luglio 1943, di provocare un voto di sfiducia del Gran Consiglio del fascismo per mettere in minoranza Mussolini e chiederne le dimissioni. 

Dopo la morte di Balbo a sostituirlo nella guerra in Africa fu mandato Graziani, che nonostante avesse già fallito sulle Alpi francesi, era un uomo non solo amante della guerra ma anche filotedesco. Ma presto (dando ragione a Balbo) si accorgerà anche lui a sue spese come e con quali mezzi doveva combattere in Africa; con 200.000 fucili del 1887 e del '91, e con le divise di panno invernale nel deserto a 65 gradi al sole, 50 all'ombra, e le gomme dei camion che scoppiavano come i palloncini (con lui c'era il padre dell'Autore che scrive, che evitò la cattura a Tobruk (era nei trasporti delle munizioni e dei carburanti) ma non pote' evitare con il generale Messe (e con l'Armata di Rommel) la Caporetto ad El Alamein nel maggio del '43, quando Montgomery li catturò assieme a tutti gli altri;  fatto poi  prigioniero fu "ospite" fino al settembre del 1946, nei "campi" di Sua Maesta' re d'Inghilterra in Rhodesia a mangiare inizialmente le noccioline. Non e' una battuta, gli inglesi rispettando la Convenzione di Ginevra che contemplava una razione di 1300 calorie al giorno per i prigionieri, diede appunto solo mezzo chilo di noccioline, 1300 calorie, quello che era ancora rimasto nei magazzini della sussistenza. Avevano previsto dei campi di accoglienza e delle razioni per gli eventuali prigionieri, ma non avevano previsto che avrebbero catturato l'intero esercito italiano, e centinaia di migliaia di uomini da sfamare diventò per loro un problema molto serio).

Alla lettera sopra accennata (la piu' lunga di Mussolini) Hitler neppure rispose. Ma si allarmò solo quando gli Stati Uniti mandarono in giro per l'Europa, WELLES, per trovare delle soluzioni a una pace duratura (che l'americano proponeva decennale). ROOSEVELT  stava infatti tessendo la sua tela pacifista e lanciava appelli. Molti Stati lo derisero, altri si allarmarono e furono sospettosi, ritenendola una interferenza sull'Europa, temevano che gli Usa si sarebbero inseriti nello scacchiere internazionale europeo come nel 1918.
Nessuno aveva dimenticato le Linee WILSON e i trattati di Versailles,  questa guerra era la causa di quelle scelte, era anzi la continuazione. Mussolini rifiutò l'appello. Era fra quelli che derisero la proposta: "Sono gli effetti della paralisi infantile! Seminatore di panico, anticipatore di catastrofi, fatalista di professione. Vuol fare in condottiero e non può nemmeno andare al gabinetto da solo "Hitler fu ancora più sprezzante "Io sono il capo di una povera nazione, voi sig. Roosevelt parlate di pace e avete uno spazio vitale quindici volte più grande; parlate anche di giustizia, ma io non posso sentirmi responsabile dei destini del mondo, visto che il mondo non si è mai interessato prima d'ora delle condizioni pietose del mio popolo e della mia Germania".

Il 1° Febbraio von RIBBENTROP porta il messaggio di Hitler a Mussolini; lo invita a rispettare i patti, rompere gli indugi ed entrare in guerra con lui; poi sollecita un incontro a brevissima scadenza. Hitler ha fretta di concludere.

La pagina storica dell'anno - 19 Marzo 1940

Il 18-Marzo Hitler e Mussolini si incontrano al Brennero e discutono sulla determinazione di collaborare insieme, al fine di procedere con la massima rapidità contro la Francia e l'Inghilterra. Mussolini deve ascoltare per due ore di fila  il fiume di parole di Hitler, poi al suo turno, di pochi minuti, parla, temporeggia ancora, e accetta di scendere al suo fianco solo se gli si invia del materiale bellico, solo cosi' "saremo pronti a marciare assieme a voi e al popolo tedesco". Vorrebbe ricordargli anche la sua lunga lettera di gennaio che non ha ricevuto risposta, ma Hitler scantona. Non ha tempo, ha fretta, conclude e se ne torna a casa.

Il 9 Aprile Hitler infastidito, irato e deluso da questo alleato che ha mille scuse per tirarsi indietro e che osa anche dare consigli; da solo, e senza avvisarlo, invade la Danimarca e la Norvegia con un blitz fulmineo e spettacolare, che molti pensarono che stessero girando un film. Lo scopo: quello di anticipare gli inglesi e farne una base baltica. Tempo di lasciare tutti stupiti dalla rapidità della conquista che .......Il 10 Maggio il grande passo. Un'armata tedesca viola il passaggio degli Stati neutrali Belgio e Olanda per aggirare la Linea Maginot, mentre altre due armate si apprestano a disintegrarla per piombare e dilagare sulla Francia. Il 13 Maggio le panzerdivision di Rommel, Guderian, Hoth, sfondano sulla Mosa.

Il 20 Maggio il gruppo corazzato KLEINST  chiude in una sacca tutte le armate belghe, britanniche e francesi che sono così tagliate fuori da ogni collegamento. Un milione di soldati, 400.000 inglesi, 500.000 belgi, 100.000 francesi. I tedeschi a quel punto potrebbero farne una strage ma.....

(Lo stesso giorno Ciano a Milano grida agli italiani "la parola d'ordine è una sola, pronti agli ordini del Duce") 

...il 24 Maggio Hitler in persona a Charleville dà l'ordine formale di non attaccare ne' da terra ne' dal cielo i 338 000 inglesi sbarcati in aiuto dei francesi, ma da' invece loro modo e tempo di abbandonare sulla costa tutto il materiale militare e reimbarcarsi per la loro isola. E' la disfatta di Donquercke. Gli storici non hanno mai risolto questo problema. Perché mai  Hitler non attaccò l'Inghilterra in quel preciso istante nel momento che  l'isola era priva di esercito. I generali di Hitler non gli perdoneranno mai questa decisione. Dissero che fu il più grande errore di tutta la guerra.
Ma stranamente nello stesso giorno cessarono le operazioni inglesi in Norvegia (!).
(O forse bisognerebbe non dimenticare l'atavico attrito tra Inghilterra e Francia)

Il 28 Maggio capitola il Belgio, 500.000 uomini si arrendono, mentre le corazzate tedesche hanno così davanti la strada aperta per Parigi. Ma il piano grandioso e strategico di Hitler sconcertò e colse di sorpresa i francesi perché lui prese la direzione verso la Normandia. I francesi si erano ammassati in un punto con 70 divisione, lui passò da un'altra parte dove non avevano messo delle difese.. Non lo aspettavano dalla foresta delle Ardenne perché dicevano era "impossibile", invece Hitler arrivo' proprio da quella zona che era considerata una barriera insormontabile, naturale.

I francesi non avevano prevista l'organizzazione e l'efficienza tedesca. I secolari tronchi nella sterminata foresta cadevano come birilli al passaggio di infernali macchine create apposta dagli ingegneri tedeschi; i francesi nelle retrovie fecero allora saltare 70 ponti strategici, ma i tedeschi li ricostruirono in poche ore con un reparto anche questo specializzato che aveva tutta l'attrezzatura, pontoni, canotti, putrelle in acciaio, gru, con i relativi ingegneri e carpentieri. Era stato tutto previsto nei minimi particolari. Perfino il bunker del quartier generale della Linea Maginot, Hitler l'aveva fatto riprodurre fedelmente in Germania e su quel modello  si erano allenati per mesi e mesi delle squadre speciali. Gli Inglesi apertasi la falla belga, temettero (!?)  la sconfitta e con una ritirata drammatica (!?) a Donquercke se ne ritornarono sulla loro isola, rifiutando (!?) di impiegare i propri  aerei "ci servono per difenderci da una eventuale invasione" disse Churchill ai francesi e li lasciò al loro destino.
Finiva così l'alleanza con la Francia  abbandonata a se stessa, ed era quello che Mussolini aveva temuto. Infatti se si alleava con la Francia e l'Inghilterra non solo non avrebbe ricevuto nessuno aiuto  ma avrebbe anche ricevuto una vendicativa punizione da Hitler, forse terribile. Se una Francia era caduta in cinque giorni con una linea di difesa impressionante lunga cinquecento chilometri, per sfondare in Italia bastavano poche ore, forse pochi minuti (15) per arrivare a Verona.

Il 1 Giugno,  gli inglesi non   sono piu sul continente, gli olandesi si sono arresi, e la Francia da sola non sa più cosa fare. Viene esonerato GAMELIN e richiamano in servizio il maresciallo PETAIN che ha 83 anni (era già vecchio alla prima Guerra Mondiale) affiancato dal più giovane WEYGAND che però di anni ne ha 72. Entrambi assolutamente non sanno nulla delle moderne concezioni belliche. Inoltre al primo non gli dispiacerebbe fare un compromesso con la Germania, mentre il secondo é decisamente un uomo di destra, con forti simpatie filotedesche (Per Hitler é un ambo secco!).
Entrambi invece di attivarsi a ricompattare i reparti e adottare nuove strategie, convinsero i compatrioti a lasciare le armi, a non più combattere contro i tedeschi. C'era una sola novità, un giovane generale, esperto di mezzi corazzati. In un libro anni prima aveva scritto che "quando i tedeschi scateneranno la guerra, lo faranno coi carri armati, e in tal caso la Francia non sarà in grado di difendersi". Il suo nome Charles DE GAULLE . Che inizialmente subito dissociandosi dalla linea politica dei primi due, con il suo intervento diede del filo da torcere ai tedeschi, ma ormai la situazione era compromessa, per tante motivi: prima militari ma soprattutto ambiguità politica all'interno del Paese.

La disfatta militare era dovuta soprattutto a quella troppa sicurezza riposta sulla Linea Maginot che  risultò quasi inutile. Su questa la Francia puntava tutta la sua difesa, di conseguenza non era stata approntato nessun altro piano alternativo strategico. C'era poi il repentino abbandono degli inglesi. Poi c'erano i belgi che si erano arresi lasciando la strada aperta all'invasione. E c'era infine il pessimo clima interno del Paese dove si diceva che le maestranze di sinistra, socialista, filofascista (non poca) addette alla produzione boicottavano le munizioni, facendole difettate e non in grado di esplodere al momento del loro impiego contro i tedeschi.

Infine era dovuta questa disfatta all'anomalo governo; 2 soli (De Gaulle e Mendel) volevano continuare la difesa ad oltranza mentre altri 14 elementi (non pochi) votarono e firmarono la resa incondizionata; e formeranno subito dopo, un nuovo governo filonazista (569 voti favorevoli (!!!! questa era la situazione politica interna!, 80 contrari, 17 astensioni !) e troviamo garante proprio l'ottantatreenne PETAIN (che forma il noto Governo di Vichy), mentre De Gaulle deve riparare in Inghilterra; e qui  inizia la sua tenace resistenza, lanciando proclami ai suoi cittadini: "La Francia ha perduto una battaglia, non la guerra".

I soldati francesi in queste ambiguità, nel disfattismo dei vertici e sull'orlo dello sfacelo totale sul piano militare, sono dunque allo sbando. Alcuni reparti combatteranno ancora dopo l'armistizio, altri invece (ma anche buona parte della popolazione) a Parigi festeggiavano i tedeschi. (Una situazione di caos che va ad anticipare l'8 settembre '43 in Italia - i nemici, quelli che la bombardavano furono accolti quasi come salvatori).
C'era chi disertava, chi scappava, e chi con la sua ideologia oscillante si era già messo a fare la guerra a fianco dei tedeschi contro i propri patrioti che continuavano a comportarsi da veri nazionalisti, da eroi, facendo i partigiani e quindi dal nuovo Stato filo-hitleriano venivano tutti bollati come banditi. Si era quasi sull'orlo della guerra civile; ma Hitler, a guerra conclusa, non volle calcare troppo la mano. Diede varie direttive, e quando si incontrò a guerra finita con Mussolini non volle con le sue pretese che imponesse una pace di annientamento, ne' voleva far salire l'odio nell'animo dei francesi.
Umiliarla sì ma distruggerla non gli conveniva. Aveva altri progetti in mente.

Hitler infatti, negli ultimi giorni di conflitto, non contento dell'aggiramento alla Maginot, e senza averne bisogno, per dimostrare al mondo che la più potente e fortificata linea difensiva com'era stata definita  quella francese non aveva resistito alle sue corazzate; per umiliare la Francia, mandò all'attacco diretto e frontale della mitica Linea Maginot l'armata di VON LEEB che la annientò "tagliandola come il burro".
La catastrofe fu quindi completa. 1.500.000 di francesi furono fatti prigionieri e poi mandati a lavorare in Germania.

1° Giugno. Siamo quasi alla fine, alla presa di Parigi. Sono passati solo 20 giorni dal 10 Maggio e l'Europa all'alba di questo giorno é a un passo dal cambiare la sua carta geografica.....

Ma ora, accantoniamo la vittoria di Hitler a Parigi e ritorniamo in Italia e quindi a Mussolini che fino  al 10 Maggio era rimasto a guardare, mantenendo la sua "non belligeranza"; perfino in aprile, quando come abbiamo già letto, con un altro blitz (dopo l'Austria, la Cecoslovacchia, la Polonia) Hitler aveva conquistato la Norvegia e la Danimarca senza nemmeno informarlo se non a cose fatte.

L'offensiva che ora si é scatenata (anche questa senza informarlo) sul fronte occidentale non fa rimanere indifferente Mussolini che rompe gli indugi; ma vi è costretto, sul continente, circondato da tre lati dalle armate tedesche cosa poteva altro fare?
Oltre questa visione oggettiva, dalla sua parte ha ora repentinamente quasi tutti gli italiani. Tutti i Paesi stanno aspettando la mossa di Mussolini. Inglesi, Francesi e Americani cercano di dissuadere il Duce ad intervenire a sostegno dei tedeschi: ma lui, ancora si dibatte pur impreparato, nel dubbio, e sono questi gli attimi che vanno a decidere il destino di tutta l'Europa. Basterebbe accettare le proposte di Churchill, cioé mantenere la sua neutralità che aveva già anticipata nel '39, e la futura catastrofe poteva essere evitata? Forse...
Ma lo abbiamo già letto nel '39, a quali conclusioni lui arrivò, ed era la situazione di questi giorni; che devono essere stati per lui penosi. Allora aveva detto che se la Francia capitolava davanti alla potente macchina da guerra preparata da Hitler, lui sarebbe rimasto solo. Non escludeva infatti  che l'Inghilterra per non farsi annientare l'esercito, abbandonasse la Francia al suo destino per arroccarsi nella sua isola.  Inoltre non poteva certo contare sugli americani che non erano pronti  ma nemmeno  volevano entrare in guerra. Ora guardando i fatti, in effetti sono tutti eventi che si sono verificati nella realtà in questi mesi, anzi in pochi giorni. 

In conclusione teme che schierandosi contro Hitler, l'esercito tedesco, conclusa la campagna vittoriosa sul suolo francese non avrebbe attaccato l'Italia solo da nord, cioé dal Brennero e da Tarvisio ma era ovvio anche da ovest, dalla Francia. Da Hitler questo c'era da aspettarselo. Che Mussolini non abbia idee chiare sul da farsi e con chi associarsi lo si era già visto il 30 Nov del '39, quando mandò aiuti alla Finlandia assalita dai Russi, che erano fino a quel momento alleati dei tedeschi, sconcertando lo stesso Hitler, che in quella circostanza (lo leggiamo nelle sue lettere) cominciò molto a dubitare delle capacità del suo "maestro".

Ma dopo il blitz alla Francia e la batosta data agli inglesi, Mussolini (e in Italia non solo lui) non ha più dubbi: Hitler ha spazzato via in 20 giorni quello che era considerato il più potente esercito del mondo, e  ha ricacciato oltre La Manica quelli che dovevano aiutarla: gli inglesi.   Hitler era ormai alle porte di Parigi, vista l' imminente capitolazione della Francia, quindi non si poteva più restare a guardare.

Mussolini inoltre non é solo, adesso gli italiani si sono trasformati tutti in interventisti. La sensazione che si é diffusa in Italia anche nei più scettici, é che la Germania é ormai invincibile. Qualcuno accende un cero alla madonna nel ricordare che "l'Italia per fortuna é alleata di Hitler, altrimenti chissà come finiva anche per noi". Gli industriali che in questi 284 giorni di non belligeranza si erano mantenuti tiepidi (stavano facendo del resto ottimi affari con le esportazioni e la borsa) dissero che era un errore perdere l'occasione di vincere la guerra accanto all'alleato tedesco. Bisognava subito "correre in aiuto ai vincitori" prima che diventasse troppo tardi.

Perfino il Re che  fino a marzo  era antitedesco  e stava tramando un congiura per destituire Mussolini (pur essendo perplesso - ma lo dirà dopo!) alla domanda di molti militari che si consultavano con lui, ha una sola frase che gira negli ambienti come un ordine scritto "gli assenti hanno sempre torto". L'antipatia per i tedeschi  cessa all'improvviso quando concede a GORING  il Collare dell'Annunziata; significa diventare cugini del Re (Un bel parente! E un bel gesto!)

Mussolini però é sempre frenato da alcuni generali per quella carenza di mezzi che ha l'Italia , per la sua impreparazione, e per i soldi che mancano. Ma lui teme di arrivare tardi, ha fretta, non vuole perdere l'occasione, e non solo lui; molti, credono che sia un intervento senza rischi, una "guerra lampo". Mussolini é perfino cinico "La guerra sarà breve e io ho solo bisogno di un certo numero di morti per sedere al tavolo della pace accanto a Hitler". Ha Badoglio, ancora pieno di dubbi, lui é un francofilo (qualcuno prevede perfino le sue dimissioni), e nel sentir parlare di guerra a fianco dei tedeschi diventa un riccio; Mussolini tranquillizza "non chiamiamola guerra, chiamiamola una passeggiata" e lo convince.

Il 5 Giugno Mussolini vorrebbe dare l'annuncio al mondo intero dell'entrata in guerra contro la Francia e l'Inghilterra. Hitler personalmente lo frena, gli consiglia il 10. Sa che la guerra lui l'ha quasi vinta, é alle porte di Parigi e non vuole proprio spartire territori con chi arriva a cose fatte. Come vedremo non gli perdonerà gli indugi, infatti, all'armistizio, non lo invita neppure nelle trattative di pace con la Francia.

10 Giugno - Da Palazzo Venezia - E' Guerra ! !

(l'intero discorso su http://www.teche.rai.it )

Il 10 Giugno, tutta l'Italia é in attesa del grande annuncio. Sono tutti impazienti di saltare sul treno in corsa, prima che si allontani. Pochissimi sono quelli contrari. E non perché, per merito di Mussolini o di Starace sono diventati tutti guerrieri, ma perchè c'é la convinzione, la certezza assoluta della vittoria tedesca.

"La fulminea campagna tedesca all'inizio diffuse il terrore (fin dall'attacco alla Polonia c'era in Italia una congiura antitedesca: con i Savoia, Ciano, Grandi, Bottai, Balbo, Federzoni  ecc), poi questo terrore cominciò a mutarsi in stupefatta ammirazione. Ciano che stava lavorando a questa corrente che doveva travolgere Mussolini, addirittura lui prendere il suo posto come nuovo capo del governo con tanto di decreto del Re, vide il deserto farsi intorno a lui e, uno dopo l'altro, gli antitedeschi, gli antinazisti di ieri diventare attivi fautori dell'intervento" (Ib. Alberto Consiglio) .
E cosa strana si schiera anche lui, in questo inizio della guerra, e sarà ancora lui a sostenere l'attacco all'Albania e alla Grecia.

Si assiste a un rovesciamento della pubblica opinione in pochi mesi; dalla non belligeranza, da un dissenso alla guerra, si passa alla psicosi interventista, alla sindrome del guerriero, all'ossessionante timore di arrivare tardi. Molti rimproveravano a Mussolini che stava "guardando" troppo alla finestra mentre Hitler con le sue folgoranti vittorie gli mancava solo più di scavalcare i Pirenei e le Alpi (due imprese molto più facili delle precedenti) e poi avrebbe brillantemente chiuso da solo tutta la partita.
"Ma perché mai allora ci siamo alleati a Hitler? chi aspira spara, e chi non spara, spira" Scriveva un'intellettuale.

L'immaginario degli italiani in questa vigilia era alimentato dalle notizie che apprendevano dai giornali di tutto il mondo; foto e testi impressionanti di un Paese che fino allora era considerato con il suo più potente esercito del mondo, invincibile,  che stava invece franando in tre settimane davanti alle armate di Hitler. Questo Paese non era uno qualsiasi, Andorra o San Marino, era la Francia. Era quasi duemila anni che questo non accadeva. Dai Romani!

Come se non bastasse, un'armata di 400.000 mila uomini che gli era andata in soccorso si era data a una fuga precipitosa, e questa armata era quella dell'Impero britannico non quello di uno staterello qualsiasi, con 600 milioni di sudditi sparsi nei cinque continenti. Anche questo era da mille anni che non accadeva, e ci si aspettava, davanti all'evidenza dei fatti e da un momento all'altro, una netta  capitolazione degli inglesi. Mussolini ne era quasi certo "Ve lo dimostrerò con un rigore strettamente logico". La rivista Bertoldo andava anche oltre l'ottimismo, vaneggiava: "Londra non sarà piena di tedeschi, ma fra poco sarà piena di italiani".

Fra questo e altro, la fantasia popolare degli italiani fu di tale portata che alle ore 18 del 10 giugno tutta l'Italia pendeva dalle labbra di Mussolini affacciato al suo balcone o dalle radio sparse in tutte le piazze del Paese. E se pazzo e irresponsabile era lui, lo erano in quel momento tutti, era una esaltazione collettiva. Se Mussolini non avesse pronunciato la parola "guerra", gli italiani non gli avrebbero certo perdonato di aver trascurato questa occasione, con Hitler, l'alleato, che ormai gli mancavano solo poche ore per entrare a Parigi.

Il "sovversivismo" fatta eccezione di poche manifestazioni isolate non dà quasi segni di vita. L'antifascismo é sporadico, né da segni di ripresa. Gli operai tutti (compresi le residue frange comuniste socialiste - abbiamo visto già in Francia cos'e' successo) anche se non proprio favorevoli alla guerra risentivano dell'atmosfera (Hitler non si era alleato con i Russi?) , anzi si illudevano di trarne benefici, di non doverla neppure combattere loro (gli operai)  perchè erano convinti che sarebbero rimasti a casa perchè addetti alla produzione. Inoltre tutti dicevano "al massimo quattro settimane e finisce tutto, e di sicuro non richiamano noi".

Ne' si levò qualche voce di dissenso dalla parte degli intellettuali (quelli che diffidavano dal fascismo e quelli che ci vivevano esaltandolo), avevano solo vaghe preoccupazioni, ma come scrive De Felice questi timori e preoccupazioni  "erano solo di facciata, anche se i campanelli d'allarme, dopo la Polonia, il razzismo e il patto d'acciaio, c'erano e non lasciavano molti margini ai dubbi circa i pericoli che si stavano addensando sull'Italia".
PREZZOLINI che criticava il loro ambiguo disimpegno, affermava che "hanno il male intellettualistico", che li porta a discutere su tutto ma non assumersi mai rischi e responsabilità e, in definitiva a non agire". Non di meno BERTO che di certo non era un "mistico" del fascismo " se non si volevano il fascismo e la guerra, bisognava pensarci prima. Ora ne siamo tutti più o meno responsabili, e starsene inerti a guardare gli avvenimenti è la cosa piu' vile che si possa fare".
Questo il tenore dei moderati, ma gli altri usavano toni molto più duri.

In conclusione prima che Mussolini parli al balcone, l'italiano è già risucchiato a tal punto che cavalca tutte le irrazionalità. Di fatti ne ignora molti e di come stanno le cose pure, crede veramente che abbiamo un potente esercito. Crede  che sono finiti i sacrifici dell'attesa  durata 284 giorni, che non erano stati nè di pace nè di guerra, ma  solo giorni di impaziente ansia. In questa ora decisiva l'italiano era cosciente, sicuro, certo, che non era l'ora del fatalismo, nè della diplomazia, ma quella dei fatti. Era insomma l'ora tanto attesa.
Quindi nel ricercare le motivazioni al consenso quasi unanime di questa oscillazione psicologica (e fra poco ne vedremo subito delle altre in negativo) c'era il desiderio di una rivalutazione sociale di una intera nazione. Basta leggere i giornali dell'epoca, ogni settore, ma proprio tutti indistintamente, erano favorevoli all'intervento. I pochi o tanti contrari non scrivevano sui giornali, quindi non potevano influenzare un bel niente, mentre chi li possedeva o era dentro la numerosa schiera di pennivendoli non solo incitava ma disprezzava chi osava pensare il contrario.

C'erano comunque  anche voci di un dubbio inquietante, riflessioni realistiche, e non certo campate in aria: "sia che vinciamo o che perdiamo, l'Italia diventerà una colonia tedesca, una propaggine mediterranea della Germania". Questo se sfuggiva a qualche italiano poco attento era ben chiaro invece proprio nei progetti di Hitler.
Ma a rompere le uova nel paniere di Hitler fu proprio questo appoggio dell'Italia non desiderato. Era già un presentimento ma non avrebbe mai immaginato che sarebbe stato proprio Mussolini con la sua "guerra parallela" che fra poco andrà a iniziare, a fare la frittata con i suoi errori e tanta improvvisazione. 
Mussolini ha capito che Hitler avendo intuito il bluff, non vuole nè aiuti né appoggi.

In Grecia, come vedremo più avanti  Hitler  lo lascerà  cuocere nel suo brodo, ripescandolo solo quando cominciò ad allarmarsi per i suoi personali progetti futuri, e per un altro motivo, alla fine gli avrebbe mandato un conto salato (Versailles 1918 insegnava) lo avrebbe esautorato, messo in un angolo (come farà fra qualche giorno in Francia, poi lo farà in Grecia e infine in Africa) solo lui avrebbe dominato dagli Urali all'Atlantico, dal Polo Nord all'Equatore, gli altri a "lucidargli gli stivali". Wilson - secondo lui- non aveva fatto così a Wersailles?

Mussolini geloso dei suoi successi, - che ammira e invidia- si era solo illuso di avere un alleato, di poterlo affiancare e con lui dividere la "torta" Europa. Fu deluso e quasi con vendetta cominciò a imitarlo, forse voleva anche giocarlo. Ma l'alleato era invece troppo sicuro di se stesso (e delle sue armate) e sapeva di poterlo semmai di giocare lui. Sbagliarono tutti e due.

Il 10 Giugno
dunque Mussolini dichiara guerra alla Francia e all'Inghilterra annunciando l'inizio delle ostilità da Palazzo Venezia davanti a una folla osannante. Il discorso é famoso " Combattenti di terra, di mare, dell'aria; camicie nere della rivoluzione e delle legioni; uomini e donne d'Italia, dell'Impero; ascoltate! Un'ora segnata dal destino batte nel cielo della nostra Patria. L'ora delle decisioni irrevocabili". ecc. ecc. Ma fra le altre cose una in particolare è da sottolineare (avrà la sua enorme importanza come vedremo)  "...vogliamo spezzare le catene di ordine territoriale e militare che ci soffocano nel nostro mare, poichè  un popolo di 45 milioni di anime non è veramente libero se non ha libero accesso agli oceani".

Ha parlato di oceani, al plurale quindi significa davanti a tutto il mondo che Mussolini intende l'oceano Atlantico quindi Gibilterra, e l'Oceano Indiano quindi l'Egitto e il Mar Rosso.

Nessuno conosce i piani militari di Mussolini. Nemmeno Hitler che manda il suo controspionaggio a Roma, dove però il capo del servizio segreto non appura un bel nulla, tanto che dalla Germania gli mandano un bel telegramma "o che lei è scemo o che gli italiani sanno mantenere il segreto".

Quel funzionario non era ne scemo, nè il Quartier Generale Italiano aveva segreti strategici, più semplicemente la realtà era.... che in Italia i piani nessuno li aveva fatti. Le tre armi, Marina, Aviazione, Esercito non si erano nemmeno viste tra di loro.

I Giapponesi, i tedeschi e perfino gli inglesi erano sicuri; l'Italia per prima cosa avrebbe scatenato una grande offensiva in Africa settentrionale occupando Malta, il punto più strategico del Mediterraneo, e quindi Gibilterra, per avere libero spazio sui mari e per cautelarsi nei rifornimenti. Una base che si rivelò decisiva quando poi la guerra iniziò in Africa. La disfatta fu dovuta principalmente proprio alla mancanza di rifornimenti bloccati da Malta, per non parlare della roccaforte Gibilterra che trasformò il Mediterraneo in una trappola.

L'Inghilterra era così sicura (!!! ? o fu una sceneggiata? ) di questa mossa, che  nel pomeriggio del 10 evacuò l'isola di Malta da militari, civili, navi e aerei. "Non possiamo certo difendere Malta con a ottanta chilometri la Sicilia, a mezz'ora di volo dai bombardieri italiani". Gli inglesi dunque scapparono ma... gli italiani non arrivarono. (Perchè?)

Una puntata gli aerei italiani la fecero, buttarono qualche bomba nel porto della Valletta e se ne andarono via. (testimonianza di un carissimo amico, l'aviere Simoni). Churchill non credeva ai suoi occhi e alle sue orecchie (oppure recitava benissimo!) tanto che ne approfittò, fece fare marcia indietro ai fuggiaschi, preparò una intera flotta con una portaerei, privò perfino di aerei e cannoni Londra e fece occupare Malta, che si trasformò in quella micidiale Isola (sede di una potente base navale e di aerosiluranti) che andrà fra breve a capovolgere l'esito di tutta la guerra e a compromettere tutta la strategia sia di Mussolini (sempre che non fosse d'accordo con Churchill) che di Hitler stesso. Churchill aveva visto molto lontano. Inoltre non aveva solo l'isola al centro del Mediterraneo, ma sull'isola mise i suoi Radar che "vedevano" le navi e gli aerei appena  lasciavano i porti e gli aeroporti italiani.

l'11 Giugno
invece Mussolini e i suoi generali cosa fanno? Partono per le Alpi a fare delle banalissime offensive contro i Francesi (Roosevelt commenta " Ha calato il pugnale nella schiena del vicino, già a terra". Gandhi che solo un anno prima aveva dichiarato Mussolini che era il più grande statista del mondo, ora lo bollò come un "sciacallo". Ma sciacalli in quelle ore lo erano in molti in Italia, e premevano perchè lo diventasse anche Mussolini.
O se non lo erano, a distanza di anni scrivono quello che abbiamo letto in apertura anno 
"I più fecero come chi scrive, cioè nulla. Ci lasciammo portare dagli avvenimenti quasi dissolvendoci in essi, e senza contribuirvi nè in un senso nè nell'altro. Quelli di noi che vennero richiamati alle armi, cioè quasi tutti, non furono soldati traditori, ma nemmeno buoni soldati". "L'Italia dell'Asse, 1a ediz. Rizzoli, 1981, pag 446) 

I piani militari della vigilia dell'entrata in guerra sono di una incompetenza e di una superficialità incredibile. Ogni Comando decide per proprio conto, spesso senza neppure informare le altri Armi.
Si è in certi casi perfino al paradosso.  L'Aeronautica (ignora le posizioni politiche dell'Italia) e predispone un piano tenendo conto di una Iugoslavia ostile (cioè non sa che esiste un patto fatto da Mussolini). La Marina ne fa invece un altro credendola neutrale. E nulla come abbiamo visto è  stato predisposto per Malta. Mentre l'Esercito senza un obbiettivo preciso viene mandato in ogni parte, al comando di Conti, Duchi, Marchesi o gerarchi del partito, dove ognuno cerca la sua gloria personale, pensando alla campagna d'Africa del '36 - medaglie e onori per tutti). 
A capo delle Forze Armate ci dovrebbe essere il Re, è lui il capo delle Forze Armate, invece il comando (ma è sempre il Re a darglielo (*) é assunto da Mussolini in persona, che monta su una camionetta e parte per Aosta per guidare l'attacco alla Francia, proprio nelle Alpi, in quella zona dove i francesi sono in pratica di fatto già sconfitti.
(*) Non dimentichiamo (e lasciamo stare il discorso di Mussolini, che non conta nulla giuridicamente)  la comunicazione ufficiale che inizia con queste parole "Sua Maestà il Re e imperatore dichiara che l'Italia si considera in stato di guerra con la Francia a partire da domani 11 giugno" la stessa comunicazione viene comunicata agli ambasciatori della Gran Bretagna". La firma è del Re, non di Mussolini. (Questa comunicazione e il testo è riportato su tutti i giornali di martedì 11 giugno. E vi si aggiunge il documento interno. "Circa il Comando supremo delle nostre Forze Armate  esso sarà tenuto personalmente dal Duce per delega della Maestà del Re Imperatore".
"Tutto un popolo ha stasera legato la sua volontà e il suo coraggio al genio e alla fortuna di Mussolini: ora in colonne vuole recarsi dal Re Imperatore per mostrargli il suo entusiasmo. Fiumane di popolo s'avviano cantando alla Reggia. Le grida di "Savoia" s'innalzano verso il balcone della Reggia, che ha ancora le vetrate chiuse: ma ecco che queste si aprono, e subito dopo, il Re Imperatore appare; egli veste l'uniforme di marcia col berretto a busta".
Non ci sono dubbi, è già in partenza per le zone di operazioni. E da queste ha diretto ai soldati di terra, del mare e dell'aria il suo proclama: "Soldati....Capo Supremo di tutte le Forze Armate, seguendo i miei sentimenti e le tradizioni della mia Casa, come venticinque anni or sono, ritorno fra di voi" (Corriere della Sera , edizione del pomeriggio, 11 giugno 1940).
Il Re non ha dimenticato Lo Statuto Albertino e lo applica. Potrebbe destituire il Capo del Governo. Ma non lo fa. Ma con lo stesso potere lo destituisce poi il 25 luglio del 1943!! Anzi lo fa anche arrestare. Il potere quindi l'aveva!
Non dimentichiamo inoltre che l'Alleanza con la Germania l'ha fatta lui, il Re, non Mussolini.
Fu Mussolini che incaricò Ciano (che era diventato l'uomo di fiducia al Quirinale) di preparare lo scambio di telegrammi tra il Re e il Fuhrer, per evitare "maligne insinuazioni". Cioè che l'accordo non si stipulava tra l'Italia di Mussolini e la Germania di Hitler ma tra il Regno d'Italia e il Reich germanico.

Il Re dunque nel dichiarare guerra alla Francia e all'Inghilterra si assunse tutte le responsabilità.
"Il 5 giugno scrisse una lettera a Mussolini, in cui gli comunicava che "manteneva in base allo Statuto, il comando supremo delle forze armate, delegandogli la direzione politica e militare della guerra". 

Conservava dunque il Re il potere supremo, cioè quello di revocare il capo del governo in qualsiasi momento. Mussolini ebbe un accesso di cieco furore, ma non reagì" (Memorie di Alberto Consiglio, decima puntata, Oggi, n.8, 1950

Mussolini ricevuto per delega il comando, riversa sul confine italo-francese 300.000 uomini, richiamati e ammassati in gran fretta, impreparati, che non sanno nemmeno che tipo di guerra devono fare se offensiva o difensiva. Ma quello che è più grave non lo sanno nemmeno i generali. Badoglio non vuole un attacco, Mussolini invece si. Gli altri non di meno con mille dubbi, a iosa a litigare l'un l'altro.

il 12 Giugno
a togliere tutti dall'imbarazzo e a dare "la sveglia" ci pensano due aerei inglesi che raggiungono Torino e  Genova; ma vengono addirittura (!!) scambiati per aerei italiani in arrivo all'aeroporto (in Africa faranno l'incontrario) invece sono due bombardieri inglesi che hanno obiettivo la Fiat e l'Ansaldo. Sanno già dove colpire: al cuore della zona della produzione bellica. Sono passate appena 24 ore dall'entrata in guerra e Mussolini non ha pensato agli aerei, nessuno ci ha pensato, si accorge di non avere una contraerea; chiede subito aiuto ad Hitler, che tutto si aspettava ma non che Mussolini attaccasse la Francia dalle Alpi e .........

il 15 Giugno con le sue armate già alle porte di Parigi, gli comunica che rifiuta nettamente l'aiuto delle sue truppe nelle operazioni che sta conducendo in Francia. Mussolini è infuriato, e non lo ascolta, incita Badoglio a sferrare un attacco offensivo alla Francia su tutto l'arco alpino, cosa che il generale non solo non vuol fare ma non può fare, perchè ha predisposto sul confine tutto un piano difensivo (cioè arretrato)  e non offensivo e ci vorrebbero almeno dieci giorni per modificarlo. Mussolini è ancora più infuriato e a questo punto lui personalmente ormai ha il comando ("io ho le responsabilità politiche, io prendo le decisioni militari" - non potrebbe farlo, ma il Re lo lascia fare) dà quindi l'ordine al Maresciallo Graziani, che predispone  un attacco per il giorno 26 giugno, il minimo necessario per far muovere tutta la macchina bellica su un terreno non facile come quello alpino. Ma il giorno dopo.....

il 17 Giugno
il Furher ha raggiunto già Parigi e sta brindando  sotto la Torre Eiffel. Comunica a Mussolini di sospendere tutte le operazioni, perchè la Francia ha chiesto l'armistizio e quindi di raggiungerlo a Monaco, dove .....

il 18 Giugno
Hitler e Mussolini si incontrano, e non certo per decidere a guerra conclusa di spartirsi reciprocamente in eguale misura la Francia senza aver quasi sparato gli italiani un colpo.  La Francia ha avuto 120.000 morti, i belgi 7000, gli Olandesi 2890, gli inglesi 3500, i tedeschi 18.384; gli italiani ancora nessuno (Mussolini ne voleva un migliaio per sedersi a Parigi - ne "avrà" alla fine 631) e ovviamente non viene chiamato (su decisione di Hitler) per sedersi con lui nelle trattative con i francesi.

Mussolini si era fra l'altro proprio illuso, era partito con una lunga lista di pretese nei confronti della Francia: voleva la Corsica, la Tunisia, Avignone, Valenza, Lione, Casablanca, Beirut; occupazione fino al Rodano e una testa di ponte a Lione. Voleva inoltre  la consegna della flotta francese che era dentro il Mediterraneo.

Hitler lo calma, lo ridimensiona, gli dice che queste cose lui alla Francia non le chiederà mai, non vuole infierire sui francesi, farà il "suo" armistizio e detterà le "sue" condizioni a Parigi, mentre lui avanzerà le proprie pretese a Roma con i i francesi in separata sede. Per Mussolini é una cocente umiliazione.

il 19 Giugno
Mussolini rientra furioso in Italia ed é deciso a fare di testa sua.

il 20 Giugno
si vendica; va contrordine; scatena con un pretesto, un attacco assurdo alla Francia sulla fascia confinaria alpina, contro il parere di molti generali, muovendo i reparti ancora sulla difensiva all'offensiva che era stata prevista solo per il 26 giugno. Mussolini ha fretta, "voglio l'attacco subito". Seguono litigi di generali e un cambio nell'alto Comando. Parte l'offensiva rappezzata, improvvisata, disorganizzata e a complicare tutto il 23 GIUGNO si scatena una tempesta di neve sul valico, trenta centimetri di neve che bloccano non solo tutto l'apparato trasporti,  ma il freddo congela mani e piedi di 2151 soldati che non avevano addosso nè le scarpe adatte né erano stati previsti i guanti perchè era una campagna estiva (da dopolavoro! di un paio di settimane). E' quasi un disastro; quella che doveva chiamarsi pomposamente la "Battaglia delle Alpi", sta per finire nella "Disfatta delle Alpi". A salvare la situazione molto critica è Hitler.

il 25 Giugno
troviamo appunto Hitler che ha concluso in modo definitivo la guerra su tutto il fronte francese. Mussolini é invitato (gli viene imposto) per conto suo a firmare il "suo" armistizio con i francesi e chiedere agli stessi ( l'umiliazione che gli riserva Hitler) i territori per la sua mini-guerra di 5 giorni con i francesi già sconfitti. Mussolini otterrà  di tutte le sue pretese solo il porto di Gibuti in Africa e solo la smilitarizzazione di una piccola fascia sul confine libico. Cioè una scadente caramella di consolazione.

E' proprio una gran brutta figuraccia davanti a tutti gli italiani che si erano illusi come lui. Sembra la esatta ripetizione dei fatti della notte del 2 novembre del 1918. (Sfondamento ad Ala al casello T, a "bocce ferme", con Wilson infuriato).

il 26 Giugno
su tutta la Francia cessano le ostilità e cala sull'Europa il silenzio; ma ora tutti si chiedono con sgomento che cosà farà  Hitler; e quando farà lo sbarco in Inghilterra. E' "la lunga attesa", delle due uniche forze rimaste in campo sulla scena europea. Di cui una, la seconda -L'inghilterra- è già  in ginocchio.

Infatti, tutti si attendono una grande mossa strategica e la definitiva capitolazione degli inglesi con l'invasione tedesca, che tutti danno per imminente. Questione di ore.
Ma Hitler sconcerterà tutti. Nemici e colleghi.

Nuove strategie di guerra. L'impiego dei paracadutisti
L'aereo è il famoso SM 79-80-81- (La "vacca")
Nessuno più osa all'interno dello stesso esercito tedesco opporsi a Hitler; lo avevano ostacolato, lo avevano frenato, criticato nelle sue innovazioni, credevano impossibile o lunghissima la guerra contro la Francia; e molti generali lo avevano guardato quel "caporale" che voleva fare tutto lui, in modo sprezzante. Ora si rivelava per quel "genio militare" che lui era, inventando le panzerdivision, gli assalti con i paracadutisti, lo sbarco di truppe sui silenziosi alianti, i reparti di ingegneria costruttiva al seguito, e i blitz che ostinatamente aveva fatto simulare per mesi e mesi in Germania,  persino ricostruendo i fortini francesi della Maginot.
Le ricompense militari ora piovevano a grappoli su chi lo aveva seguito e si era dimostrato sempre entusiasta delle sue idee, gli altri, più nessuno osò criticare le singolari tecniche del "capo", ormai indiscusso "stratega" e con l'aureola di "vincitore". Cominciarono così anche i subalterni  ad avere la sensazione di essere "invincibili", di essersi trasformati tutti nel nibelungico Sigfrido.

12 ottobre
- Churchill non si arrende all'evidenza dei fatti e non ha nessuna intenzione di mollare. Manda infatti a Hitler una lettera molto sprezzante "Avete incupito le pagine della storia europea di una macchia idelebile, noi non ci arrenderemo mai, rimaniamo fedeli ai nostri principi , la Germania se vuole la pace deve restituire la vita libera e indipendente alle nazioni che ha occupato, aggredite, saccheggiate; in caso contrario la guerra continua, preferiamo perire tutti anziché vacillare o mancare al nostro dovere".

Un atteggiamento che mette nell'inquietudine Hitler, visto che l'Inghilterra é sola. Non può realisticamente certo vincere una Germania, questa Germania, la sua Germania! Chi avrà alle spalle? Gli Stati Uniti o la stessa Russia? I primi non crede che interverranno; troppa la brutta esperienza (anche se coronata dal successo) del 1917-18; ma c'é un'incognita, la rielezione del presidente degli Stati Uniti, dove c'é Roosevelt (per la terza volta candidato), che malgrado il dissenso dell'opinione pubblica americana, é del parere di aiutare l'Inghilterra. Fornire a Churchill ingenti mezzi e non solo economici ma anche militari.

Mentre la seconda, pensa Hitler, la bolscevica Russia é come il diavolo per Churchill e per tutti gli inglesi. Mai e poi mai Stalin aiuterebbe la imperialista Inghilterra. Ma Churchill ha anche detto che "se Hitler fa guerra al diavolo lui si allea con il diavolo". Questo tarlo a Hitler gli rode dentro.

In questa vicenda c'é la chiave di tutta la Guerra Mondiale che segue. In pochi giorni si decide il futuro corso della guerra, che d'ora in avanti diventa una partita dove il vincitore già appare nitido e chiaro. Eppure deve ancora scoppiare il vero conflitto mondiale.

Nessuno fino ad oggi ha una spiegazione su quanto accade ora. Hitler non vuole distruggere l'Inghilterra, ma nemmeno vuole che interferisca nella "sua" Europa. Lancia perfino varie intese; il 19 luglio con un accorato appello (è uno dei suoi migliori discorsi di Hitler fatti al Reichstag) propone anche la pace agli inglesi. Ma Churchill é irremovibile: "noi andremo fino in fondo!"
(Anche se molti storici hanno criticato questa intransigenza. Mentre altri affermano che Hitler avrebbe continuato comunque). 

Hitler vorrebbe a questo punto lasciar perdere e rivolgere (tradendo così un altro alleato) le sue armate verso la Russia; prepara dei piani per  settembre, ma é sconsigliato, ha davanti a sè l'inverno, e non vuole fare di certo la fine di Napoleone (!!)

Decide quindi di preparare quello che attendono tutti, lo sbarco, l'invasione della Gran Bretagna. Siamo dunque alla Battaglia d'Inghilterra.

Ma Churchill, con un altrettanto storico discorso (si dice essere uno dei migliori della storia) ha preparato il morale agli inglesi, ha anche previsto il peggio, ha promesso "lacrime e sangue" sferza con il suo "non ci arrenderemo mai!", e nel medesimo tempo ha preparato una grande trappola agli aerei tedeschi, spostando a nord gli aeroporti, in modo che quando arrivavano i caccia (avevano solo 80 minuti di autonomia fra andata e ritorno) vengono agganciati e non hanno più scampo, o desistere o accettare il duello, che inesorabilmente li spingeva all'interno a perdere tempo. In questo caso, o finivano abbattuti o se scampavano al ritorno finivano nei flutti della Manica senza carburante. 2750 aerei tedeschi fecero proprio questa brutta fine.

Alcuni riuscirono a bombardare Londra;   Hitler poi si scusò con gli inglesi "è stato un errore'", ma Churchill vendicativo (ma con un tremendo effetto psicologico positivo per la sua gente e scioccante per i tedeschi, osò il massimo, inviò una squadriglia di bombardieri in pieno giorno su Berlino, sul Reichstag, proprio nel momento in cui vi era la delegazione russa per fare nuovi patti dove si decideva la spartizione dei territori degli inglesi, che Hitler era sicuro di aver già vinto. La delegazione si dovette rifugiare nei bunker. Per radio Churchill a missione compiuta fu sarcastico "noi non ci scusiamo affatto, e il nostro non é stato per nulla un errore".

La delegazione russa ne fu sconvolta, non capivano come Hitler fosse considerato imbattibile su tutti i fronti, faceva addirittura già le spartizioni e poi aveva gli aerei inglesi sopra la testa che lo bombardavano in casa addirittura. "Considerate l'Inghilterra già sconfitta; ma queste non sono bombe?" fu la considerazione anche questa sarcastica di un russo. Se ne ritornarono a Mosca impressionati e  cercarono di convincere per questo episodio (oltre le inaccettabili pretese di Hitler) Stalin -il "diavolo"- a valutare un'alleanza con l'altro "diavolo", Churchill . Stalin non ne voleva sapere, ma poi gli inglesi gli mandarono una doccia fredda: svegliatevi! Hitler si prepara a marciare contro di voi, contro la Russia. Fino a due giorni prima Stalin non volle credere a Churchill, poi la realtà fu dura quando scattò in Germania l'operazione "Barbarossa" per l'invasione della Russia.  Stalin fu proprio  costretto ad allearsi con gli inglesi, e a metà del conflitto anche con gli odiati americani.

Un fatto che va a sconvolgere tutta la strategia di Hitler che si troverà a dover fronteggiare fra breve due fronti e come "regalo" mussoliniano, anche il terzo fronte, quello Mediterraneo, in Grecia e in Africa, cioè verso la disfatta completa.

16 OTTOBRE - Dopo l'invasione della Polonia da parte delle truppe tedesche. Il 16 ottobre del 1940, il governo di Berlino emana un decreto in forza del quale tutti gli ebrei residenti all'esterno del ghetto sono obbligati a trasferirvisi; dal canto loro, gli "ariani" che vi risiedono sono tenuti a traslocare nelle zone "pulite" della città. Comincia così la scientifica operazione di sterminio pianificata da Eichmann; gradualmente, con quello che appare come un semplice scambio di alloggi tra famiglie. Tuttavia, già quel piccolo passo verso la Shoah evidenzia le terribili intenzioni degli invasori nazisti: coloro che lasciano il ghetto sono 80.000 persone; chi vi entra sono 150.000. Il disegno è chiaro: creare in quella zona condizioni di vita adatte nemmeno agli animali più disgraziati. Poiché i trasferimenti devono ultimarsi entro il 31 ottobre, in quelle due settimane la città si trasforma in un formicaio....

il 17 Settembre la "Battaglia d'Inghilterra" é quindi terminata. La Luftwaffe non é riuscita a conquistare il dominio dei cieli inglesi, né può la marina tedesca fare quell'invasione che era stata tanto ottimisticamente programmata dopo i tre giorni di attacchi degli aerei della Luftwaffe.

Il giorno dopo, il 18, Hitler ha deciso di rinviare l'operazione "sbarco in Inghilterra", smobilita le sue armate, e rivolge ora tutte le sue attenzioni a oriente, dove ha in progetto di fare quello che gli aveva consigliato Mussolini a gennaio: prima tradire l'alleato rosso, poi aggredire e infine invadere la Russia e puntare su i  21 milioni di Kmq.
Hitler crede che alle spalle sarà lasciato in pace dall'Inghilterra solo perchè non ha insistito nello sbarco. Ma Churchill (pur contento che Hitler rivolga le sue attenzioni ai bolscevichi, i suoi nemici da sempre) manterrà fede alla promessa fatta agli inglesi e non gli ricambia nessun favore (semmai lo fa proprio ai russi), non gli darà più nessun tregua; si prepara a organizzarsi meglio per quando verrà il colpo finale. Siamo appena alla fine del 1940. Ma tutto viene deciso in questi giorni. Il resto saranno solo operazioni militari, per quanto drammatiche, in una guerra ancora tutta da fare.

E' il momento piu' oscuro della storia. Hitler abbandona gli inglesi e tradirà fra alcune settimane i russi con un attacco a sorpresa. Hitler sta giocandosi tutto il suo futuro aprendo due fronti. Infine é ben cosciente che da Mussolini non riceverà mai un aiuto apprezzabile. Di aiuti lui  non ne ha bisogno. 
Ma non tenne conto che una manciata di sabbia proprio di Mussolini, nel suo perfetto ingranaggio bellico, poteva compromettere tutto. Un suicidio!

"Aveva vinto sull'intera Europa. L'Italia era alleata e plagiata; la Francia davanti a lui in ginocchio. Tutti i paesi mitteleuropei e balcanici, cioé l'Ungheria, la Iugoslavia, la Romania, la Bulgaria, la Grecia avevano al potere regimi nazisti o filo-nazisti, non di meno in Spagna anche se Franco era più indeciso di Mussolini a intervenire a fianco di Hitler.
Tutte le economie di questi Paesi non erano che appendici di quella tedesca. Perché mai   Hitler mise   a repentaglio il suo trionfo attaccando senza provocazione i russi; non ascoltando i suoi generali, non tenendo conto della storia, visto che aveva citato Napoleone?  Nessuno fino ad oggi ha dato una spiegazione. L'unica ipotesi, la più valida, espressa da uno psichiatra neurologo, é quella che Hitler era nato con la "vocazione alla catastrofe". Non follia; nelle scelte politiche, nello scegliersi gli uomini, nelle strategie, fu geniale, lucido, un abile giocatore. Ma nato come pessimista che gioca di rimessa. Spesso irrazionalmente e con attacchi d'isteria. La vicenda di Belgrado è uno dei più indicativi.

A seguirlo, troviamo Mussolini non isterico ma irrazionalmente ostinato sì, e nonostante i fatti già accaduti e quelli che gli accadranno nel corso dell'anno con altre esperienze negative, Hitler lui lo cerca, lo implora di prenderlo al suo fianco, gli contravviene perfino, riceve umiliazioni, lo scavalca, apre la sua guerra parallela, si impantana, porta allo sfascio le armate fuori d'Italia e quel che è più grave sfascia il consenso all'interno del Paese, che ha subito un'altra oscillazione, questa volta in negativo anche se molte cose sui giornali sono messe a tacere.
Eppure Mussolini, non desiste. "gli italiani per mandarli in guerra ci vogliono i calci in culo, sono delle puttane". Sposa la pazza idea di Hitler e ipoteca la sua catastrofe e quella del suo amico. Che già ora sulla carta appare chiara.

Il 17 settembre era finita la battaglia d'Inghilterra; Hitler ha desistito e non sappiamo ancora oggi perchè. Ma però sappiamo  che il giorno prima, il 16 settembre in America  era stato deciso la registrazione di tutti gli uomini validi delle liste di leva, e contemporaneamente aveva iniziato l'addestramento di circa 2 milioni di uomini.
Il 5 novembre veniva rieletto ROOSEVELT che può così mantenere la promessa fatta a Churchill il 3 settembre. Cioè lo stanziamento di fondi straordinari per la difesa, con un piano di produzione di 50.000 aerei all'anno e 15 milioni di tonnellaggio navale annuale.
Agli americani e a tutte le forze produttive e sociali che volevano stare alla larga dalla guerra ROOSEVELT fece un bel discorso, rispolverando una legge del 1892, che autorizzava a dare in affitto proprietà militari quando queste servono e sono utili al bene pubblico.
La rigirò in questo modo: "In Europa non possiamo nè vogliamo intervenire; ma aiutare gli inglesi significa anche difendere il bene pubblico, cioè l'America".

L'8 ottobre
dopo soli 8 giorni di guerra, gli italiani sono rimasti bloccati in Grecia; deve correre in loro aiuto l'inviperito Hitler aprendo un altro fronte. Il 12 novembre a Taranto l'Italia con una sola portaerei inglese in una notte ha già perso metà della flotta . L'8 dicembre l'esercito di Mussolini in Africa prima ha una rovinosa ritirata, poi sono catturati 120.000 prigionieri (e anche qui a febbraio Mussolini chiede un aiuto a Hitler, per  uno scontro che sulla carta è già una catastrofe).

Il 18 dicembre
con il "Piano Barbarossa" Hitler ha fatto scattare il suo piano (per il momento solo teorico) d'invasione a Est, non prevedendo gli inconvenienti mussoliniani. O meglio li poteva benissimo prevedere dopo aver visto che tipo di armate aveva Mussolini, in Francia, in Grecia e in Africa. Poi aveva in mano la lettera del 3 giugno 1939 dov'era altrettanto chiaro che Mussolini non aveva altro che armi giocattolo e i soldati andavano ancora vestiti  con le ghette e le fasce del 1915-18. Hitler è quindi bene informato, ciononostante il 22 giugno del prossimo anno invade la Russia mentre Mussolini sta facendo un passo suicida.

Dal trionfo sulla Manica sono passati 90 giorni ma tutto lo scenario sta cambiando.Tutti gli avvenimenti decisivi -anche per il futuro- maturano e accadono in questi 90 giorni.

1) L'aiuto americano agli inglesi, é allettante perche ci guadagnava tutta la produzione industriale americana. Lo spettacolare blitz fatto da Churchill su Berlino ha fatto tifare tutta la stampa americana e ha convinto gli americani ad accettare il piano del rieletto Presidente. 2) Convinto é anche Hitler, della forza anglo-americana; eppure sta aprendo un altro fronte e nemmeno lontanamente prevede che Mussolini gli sta mettendo la manciata di sabbia nel suo perfettissimo ingranaggio bellico.

Il 18 dicembre Hitler in gran segreto vara il "Piano Barbarossa", mentre poco distante contemporaneamente si sta aprendo la falla di Mussolini in Africa e in Grecia.

C'era un altro 10 Giugno, passato quasi inosservato

Ritorniamo proprio a lui, a Mussolini. Umiliato e messo nell'angolo all'armistizio francese, dove ha ricevuto "un pugno di mosche"; vuole riscattarsi, e offre a Hitler un corpo di spedizione militare per l'invasione dell'Inghilterra. Vorrebbe ripetere le gesta di Cesare, ma Hitler rifiuta anche questa volta; gli bastano i suoi soldati e i suoi aerei. Ma Mussolini insiste, alla fine il Furher accetta l'aviazione visto che con quella vuole in tre giorni mettere in ginocchio l'Inghilterra e poi fare lo sbarco.

Mussolini manda 75 bombardieri BR 20 e 95 caccia CR 42 e G 50. Il generale capo dell'Aeronautica, Pricolo, lo sconsiglia, dice che non sono adatti.  Ma Mussolini é irremovibile, "é una questione politica". Intanto manda  Ciano da Hitler, ma questa volta prima della guerra all'Inghilterra (non vuole certo  ripetere la brutta esperienza francese) con le sue richieste di spartizione dei territori inglesi una volta finita la campagna (ora le mire del Duce si spingono fino al Congo). Ma Hitler nemmeno  ascolta le pretese di Ciano:  "prima di parlare di  spartizioni bisogna sconfiggerla l'Inghilterra" e lo liquida bruscamente.

Quando gli aerei italiani arrivarono alla base germanica per attaccare l'Inghilterra, i tedeschi implorarono in ginocchio i piloti di non volare con quelle "cicogne", senza a bordo la radio (inconcepibile nella nebbia inglese), lenti, obsoleti, inadatti a scontrarsi con i potenti Spitfire inglesi. Cercarono di convincerli che quelli non erano caccia ma libellule. Inutilmente; alla fine le perdite italiane all'uscita della prima e della seconda missione  furono il 50 per cento. Tutti suicidi preannunciati.

Eppure l'Italia si era presentata in guerra con il più  grande numero di aerei in "circolazione" sulla carta; oltre 5760 aeromobili (rispetto ai 1850 inglesi e ai 3000 tedeschi), ma erano tutti antiquati, solo 700 erano in grado di volare, e solo a vista, ovviamente solo quando era sereno, perchè nella nebbia o semplicemente dentro un cielo nuvoloso pilotavano alla cieca. Vi era in Italia, nonostante tutti gli allori conquistati negli anni precedenti (ma erano nati solo per questo motivo) un grosso ritardo non tecnologico (l'Italia aveva i migliori motoristi e progettisti)  ma quello industriale, con scelte sbagliate. L'Italia non aveva più diversificato la produzione dal 1936. La grande industria aeronautica seguitava a produrre aerei con i vecchi schemi, pur avendo nei cassetti progetti di avanguardia. 
L'Inghilterra aveva già le "fortezze volanti" totalmente in metallo, l'Italia invece era ferma al bombardiere Savoia Marchetti  79 e 80 in tela cerata, che furono ribattezzati dal generale Santoro "le debolezze volanti", o meglio conosciute fino al 1960, come "le vacche" , visto nella foto precedente (chi scrive ci ha volato e ha fatto i lanci proprio con questi aerei). 
Un fantastico aereo era stato messo in progetto, il P.108, ma entrò in servizio a fine 1942 e solo in 24 esemplari. C'era il Cant Z. 1018 metallico, stupendo, più sofisticato di quelli americani e inglesi, ma gli unici cinque (!) esemplari furono terminati 10 giorni prima dell'armistizio, a guerra finita.
Prima negli hangar, poi di nascosto in una officina a Milano (per incrollabile volontà dei tecnici che si era visti mettere i bastoni fra le ruote) si stava costruendo un gigantesco bombardiere unico al mondo. Non lo finirono mai. Nel 1945 a fine guerra rimase come ricordo.

Mentre nel frattempo in Inghilterra erano stati costruiti 18.188 Liberator, 16.701 Fortezze volanti, 7366 Lancaster, 6176 Halifax e 2371 Stirling. E in America  96.000 caccia.

Poteva vincere l'Italia?

Nella battaglia d'Inghilterra con velivoli inglesi e tedeschi, nel voler fare un confronto qualitativo era a dir poco umiliante quello italiano. Il confronto numerico nemmeno parlarne. 

Ancora nel 1943 l'Italia costruiva il SAI 207, fatto di legno e con due sole mitragliatrici a bordo, quando gli altri erano già costruiti in acciaio corazzato, avevano cannoncini, oltre la immancabile radio sempre in contatto  con i RDF (Radio Direction  Finding - poi battezzato dagli Usa, RADAR) a terra sulla costa che segnalavano già a dieci chilometri gli aerei tedeschi e la direzione da dove provenivano. Inoltre volavano a 700 Km ora. Una velocità che permetterà perfino di affiancarsi alle successive V1, volargli sotto per un tratto, poi virando bruscamente creavano quel vuoto d'aria sufficiente per far dirottare la bomba volante.

Alla costruzione di una portaerei si erano in Italia opposti tutti, Marina e Aviazione; "la portaerei é l'Italia infilata nel suo Mediterraneo" si disse. Ma bastò la prima missione di una sola portaerei inglese al porto di Taranto (dov'era alla fonda il meglio delle navi italiane) per far fuori in 22 minuti e dopo appena 30 giorni dall'inizio della guerra la metà della flotta italiana. La beffa era  che Taranto si trovava  a mezz'ora da quell'isola di Malta che nessuno aveva preso in considerazione allo scoppio della guerra. Bastò un attacco in piena notte. E proprio quello che avevano temuto gli inglesi dagli italiani, si rivelava ora quest'isola utile proprio a loro; da lì partivano, lì si rifugiavano, e lì avevano i RDF (radar).

Antiaerea sul territorio inesistente lo abbiamo visto a Torino e Genova. L'esercito si era preparato a difendersi dagli aerei con 265 postazioni fornite di mitragliatrici (!). E solo 9 erano vere contraeree, fra l'altro mandate da Hitler.

Ritorniamo all'entrata in guerra il 10 giugno. Con il "Popolo italiano corri alle armi" si mobilitarono nell'Esercito 1.630.000 uomini di truppa e 53.000 ufficiali. Aviazione 84.000 aviatori con 1796 aeroplani solo in parte efficienti (700 capaci di volare). La Marina con 295 unità navali e 226 unità ausiliarie.

A Nessuno gli venne in mente (!!!) prima di dichiarare guerra il 10 Giugno che c'erano fuori dal Mediterraneo al di là di Gibilterra, 212 grosse navi da carico; un terzo di tutta la flotta mercantile italiana, che così rimase bloccata fino alla fine della guerra nei porti nemici o neutrali. Una flotta che poteva essere determinante per rifornire l'Africa, invece di adoperare per i trasporti navi che erano destinate invece per la guerra in mare e non per i pesanti carichi che ostacolavano già la critica navigazione. (vedremo più avanti cosa accadde solo per rifornire di acqua le truppe in Africa)

Si era entrati in guerra con 12.000 pezzi d'artiglieria ancora della guerra 1918; 400 carri armati leggeri (3 ton. che dovevano emulare i 56 ton.o i 65 ton. di Hitler o scontrarsi con i 35 e 42 ton. dei russi e inglesi). In dotazione 53.000 automezzi compresi autoambulanze e trattori, compresi quelli requisiti alle ditte che furono subito riverniciati, ma sotto si vedeva la scritta Birra Peroni o il logo di Avandero, Gondrand ecc; e per questo motivo essendo di varie marche, erano tutti senza pezzi di ricambio, senza gomme di scorta, benzina e armi. I Belgi che si erano arresi ne avevano 90.000 di automezzi, mentre i tedeschi ne possedevano circa 500.000 e quasi tutti di recente costruzione e della stessa casa costruttrice; cosa importantissima, nell'emergenza un camion colpito era sempre utile per prelevare i pezzi di ricambio, o almeno le gomme!

Alla mobilitazione poi ci si accorse che per metà degli uomini non c'era l'equipaggiamento, neppure il vestiario; infatti una parte dei richiamati li rimandarono a casa per alcuni mesi in attesa delle forniture. Si approntarono 74 divisioni, ma solo 19 erano le divisioni complete di armi e di equipaggiamento; 34 efficienti ma incomplete; 21 solo sulla carta e senza neppure le armi e il vestiario. Ad alcuni reparti si distribuirono equipaggiamenti invernali in pieno Giugno Luglio e partirono per l'Africa a 50 gradi all'ombra, mentre nella "Battaglia delle Alpi" invece si erano distribuite quelle estive. Una tempesta di neve in pieno giugno paralizzò uomini e mezzi.

BADOGLIO del resto era stato chiaro in un suo rapporto "la nostra efficienza operativa é del quaranta per cento". FAVAGROSSA che invece era il vero responsabile della produzione nazionale di materiale di guerra e aveva le liste dei materiali presenti nei magazzini o in produzione, era stato ancora più chiaro  e quindi ancora più pessimista "anche se riceviamo immense forniture, la prima data per essere pronti a una guerra é l'ottobre 1942".

Mussolini soffre, sa di essere impreparato alla guerra, tutti i rapporti che gli sono arrivati sulla scrivania sulla situazione reale del paese oggi li conosciamo, ma lui vuole deliberatamente ignorare questa realtà dopo tanti anni di propaganda militarista; gli manca il coraggio di confessare a Hitler e alla nazione che l'Italia militarmente é un bluff. (Non sarà credibile quando crollato il 25 Luglio lui e il fascismo dirà "quelli che avevo vicino mi avevano tenuto nascosta la grave situazione". Lui volle comandare e lui volle fare lo stratega, semplicemente perchè così faceva Hitler. La situazione la conosceva! (anche se non aveva altre alternative, che vedremo più avanti).

PILLOLE DI STORIA CONTEMPORANEA

dal sito LA GRANDE CROCIATA

by CARLOANIBALDI.COM

L'Europa degli anni '20-'30
Il resto del mondo
L'ascesa dei regimi
Cronologia del Nazismo
L'Europa in fiamme
Il 1940 giorno per giorno
Antisemitismo in Europa
L'Olocausto 
I Lager
La Campagna d'Italia
Il D-Day
6 Agosto
I personaggi
Le cartine
Le cifre
Links
Filmati

Collana monografica: Annali dell’Africa Orientale Italiana

Questo sito racconta a grandi linee, attraverso immagini, suoni e resoconti, le vicissitudini che maggiormente hanno caratterizzato il NovecentoIL NOVECENTO

Immagini che hanno fatto la storia di questo secolo che sta finendo.

Centinaia di foto per rivivere la storia del '900

Questo sito [ The Great Crusade ] è uno STRUMENTO DELLA MEMORIA E DELLA COSCIENZA, uno dei tanti, a disposizione di coloro che vogliano per qualche momento essere presenti alla realtà e ricordare la Grande Crociata che fu combattuta, e che oggi ci permette di vivere serenamente della nostra quotidianità

 

La Grande Crociata

Il sacrificio di milioni di esseri umani  per riscattare la barbarie nazista

 

L'organizzazione dei reparti e in alcuni casi il comando, furono affidati a vecchi generali, o a nobili solo perchè erano nobili, ai gerarchi solo perchè con Mussolini avevano fatto la Marcia su Roma. Tutti fermi ancora alla guerra di trincea, impreparati, a digiuno di tecnologie militari moderne. Erano fermi al modello romantico della cavalleria dannunziana che travolge e massacra. 
(Il Savoia Cavalleria fu effettivamente mandata in Russia con i cavalli. Si fecero anche onore. Ma era una battaglia disperata e impari, quindi senza vie d'uscita).

Fermi alle divise dell'ottocento, con le ghette, le fasce, le giberne, e cosa drammatica fermi ai fucili del 1891 (ai 200.000 ascari in Africa distribuirono perfino quelli del 1887. Ci prendevano in giro anche loro. "Io sbarado, golpido, ma nemigo non gaduto" era la battuta che circolava in Africa a proposito dell'efficienza delle armi italiane. I cannoncini sparavano ai carri armati inglesi senza scalfirli, mentre le batterie inglesi con un colpo sfasciavano e mandavano in mille pezzi le famose "scatole di sardine" italiane. Quelle che erano riuscite a muoversi.

Nell'approntamento Mussolini fa lo stratega "precedenza alle armi della fanteria, mettendo in seconda linea le artiglierie". Una pazzia! Ed entra talmente nella parte del condottiero (Hitler fa questo no?) che si convince che lui può fare a meno del parere dello Stato Maggiore, dei tecnici, degli strateghi (Hitler fa questo no?) sarà lui a prendere le decisioni. E lo abbiamo già visto nella assurda pantomima della "Battaglia delle Alpi" che non serviva a nulla, o in quella di non far occupare la più importante base strategica del Mediterraneo (Malta e Gibilterra) visto che aveva in mente di continuare, fare e condurre la "sua" guerra parallela in Africa, poi in Grecia.

Inoltre la plateale deficienza in materiali delle forze armate, pur con uomini validi, era patetica, e più che di un condottiero i soldati avevano bisogno di mezzi. C'era una totale assenza di truppe provviste di mezzi corazzati. Salvo considerare i famosi carri "L" dei mezzi corazzati, visto che li chiamavano "scatole di sardine" che nel vederli nei film d'epoca, camminare nel deserto (ma camminarono pochi) con dentro due uomini non è solo una scena pietosa e ridicola ma abbastanza tragica per coloro che andarono con quei mezzi non molto lontano, e alcuni solo incontro alla morte.

La divisione corazzata Centauro la si chiamò divisione quando non era neppure una brigata, aveva solo 4037 uomini, 24 pezzi d'artiglieria, un centinaio di carri leggeri (non corazzati, avevano una lamiera di ferro (non di acciaio) che subito fondeva ai proiettili perforanti) , cioè la decima parte di una divisione corazzata di Hitler come numero... ma come efficienza era 50 volte inferiore!

Dopo 18 giorni dall'inizio delle ostilità, l'artiglieria (se non vogliamo pensare a un atto fatto di proposito) scambiò l'aereo del proprio governatore in Africa Settentrionale BALBO per quello di un nemico e lo abbatté al suolo.

La Marina 12 giorni dopo l'oscuro incidente a Tobruk, il 9 luglio, nella sua prima missione sullo Ionio in uno scontro a Punta Stilo con gli inglesi, era cosi poco coordinata che i nostri aerei arrivarono a dar man forte, ma invece delle navi inglesi bombardarono le navi italiane; 50 dei 126 aerei in missione si "sbagliarono" (!!!) e attaccarono le navi di bandiera. 
Un inizio drammaticamente negativo sul piano militare, e psicologicamente traumatico per gli italiani, che si risvegliarono da un brutto sogno. Un inizio invece positivo per chi aveva deciso di andare fino in fondo e prenotarsi per la vittoria: Churchill.

Con questo basso personale e come mezzi (vera paccottiglia), Mussolini voleva fare l'emulo di Cesare sbarcando in Inghilterra; poi fare Silla e sbarcare e occupare la Grecia; e infine piombare in Egitto e imitare Napoleone con il cavallo bianco e magari ripetere il discorso "dalle Alpi alle Piramidi".

Negli Stati Uniti intanto ci sono già 29 milioni di auto (l'Italia ne ha  166.000, e tutte ferme, perchè senza benzina), un raccolto di 700 milioni di q. di cereali (l'Italia 63 mil.- e fra poco 150 grammi di pane tesserato a testa ). Poi infine gli Usa potevano contare sui grandi impianti industriali mobilitati (fra questi 270 acciaierie) subito riconvertiti nella produzione di guerra che andranno a creare il boom economico di quell'America che inizia quest'anno a fornire a credito tutti i Paesi che erano contro Hitler. "Si pagherà a fine conflitto" fu deciso. (come nel 1917)

Una colossale fortuna per l'America che non si era ancora ripresa dalla batosta del '29. In tre anni raddoppierà il PNL con il 107 %. La produzione bellica passò da 346 carri armati a 29.000, da 2000 aerei a 96.000, da 1,5 milioni tonnellate di navi a 16 milioni. (A fine guerra riconvertendo nuovamente e immediatamente gli impianti (neppure sfiorati dalla guerra) faranno "grande" l'America)

C'erano insomma forze dispari in campo. L'Italia non aveva mezzi, non aveva acciaio, non aveva carbone e non aveva nemmeno benzina. Mussolini fece fondere tutti i cancelli d'Italia per fare cannoni (ma questo lo fece anche Churchill); poi raccolse le fedi matrimoniali per dare l'oro e i mezzi alla patria. Poi mise la tessera sui generi alimentari e si iniziò a vivere in piena autarchia o con la borsa nera; ma tutto questo non bastava per andare molto lontano.

MANCAVA ANCHE LA SEMPLICE ACQUA.

Il 4 Ottobre a Hitler, nell'incontro al Brennero, Mussolini gli annuncia la sua offensiva in Africa; i soldati italiani stanno cogliendo alcuni apparenti successi sul confine egiziano sguarnito di Inglesi presi in contropiede. Gli italiani dopo la delusione dello scorso giugno, nuovamente ricominciano a sognare. A sognare di entrare in Egitto ad Alessandria su un cavallo bianco con sopra Mussolini. Che ha ora un vero e proprio colpo di testa. Si sta preparando a invadere anche la Grecia. Infatti.......

Il 28 ottobre
Mussolini ha un altro incontro con Hitler a Firenze; gli comunica a bruciapelo "le nostre armate stanno marciando in questo momento sulla Grecia". Questa volta Hitler diventa furibondo. Aprire le ostilità sui Balcani significava avere alle spalle conflitti che avrebbero messo in seria difficoltà i suoi progetti futuri verso Est. Ma diventa ancora più furibondo, 10 giorni dopo, quando gli Italiani sono costretti a ritirarsi in Albania con una imprevista sconfitta subita dai greci, pur questi attrezzati peggio degli italiani.

Il 20 Novembre
Hitler invia una lettera di fuoco a Mussolini;  fra l'altro scrive "Lo stato delle cose cosi' creatosi ha conseguenze psicologiche gravissime. Le conseguenze militari di questa situazione sono, Duce, molto gravi". Comunque in fondo gli promette aiuti, a una condizione "vorrei in primavera, al massimo a maggio, riavere le mie forze armate". Scopriremo dopo cosa ci voleva fare a Maggio (l'intenzioni di invadere la Russia, che però non rivela a Mussolini), ma non aveva previsto Hitler, oltre i "sassi" della Grecia,  la imminente disfatta italiana  con la manciata di sabbia anche in Africa Settentrionale; che mette in crisi tutto il suo ingranaggio strategico.

Questa guerra greca che sembrava una folle decisione, era stata presa contro ogni logica, personalmente da Mussolini, ma aveva (per molti storici) una sua logica, il fine dell'attacco era indubbiamente politico e non militare e sta anche a dimostrare che il Duce temeva Hitler, nè sapeva come fare a fermarlo. (Ma altri storici affermano che questo attacco fu concordato segretamente con Churchill, proprio per intralciare i piani di Hitler. Con chissà quale premio in contropartita. Mussolini nella sua ultima intervista, pochi giorni prima della sua cattura, cripticamente accenna a qualcosa - La leggeremo quell'intervista nell'aprile del  1945).

Abbiamo già accennato alla questione Alto Adige; c'era una crisi palese sul territorio, che  aveva portato Mussolini da quel momento a convivere con dubbi atroci. A Ciano prima della battaglia d'Inghilterra Mussolini disse queste parole "prevedo una inevitabile crisi tra Italia e Germania. Ormai e' evidente che si preparano a chiederci di portare il confine a Salorno, e forse anche a Verona. Il che produrrà una formidabile crisi in Italia, anche per il regime. La supererò, ma sarà la piu' dura di tutte. Sento ciò nel mio istinto da animale, e mi pongo seriamente il quesito se, per il nostro futuro, non è piu' auspicabile una vittoria inglese che una vittoria tedesca. Quindi non creiamo il mito dell'invincibilità tedesca, perchè presto dovremo batterci contro la Germania". (Diari di Ciano).  Insomma da Hitler,  Mussolini era ben cosciente che ci si poteva aspettare sciagure. Ma perchè Mussolini parlava cosi?

Potrebbe rispondere solo Churchill. Ed essendo morto non lo sapremo mai! E' il più grande mistero della guerra mondiale. E molti storici attribuiscono anche alla eliminazione di Mussolini perchè si volevano seppellire con lui alcune verità, accordi segreti, patti, che sarebbero stati molto scomodi se portati a conoscenza. (vedi 1945, documenti di Churchill e dichiarazione di Mussolini pochi giorni prima di essere eliminato).

Quindi l'attacco alla Grecia per quanto folle e imprevedibile (non per nulla aveva avvisato l'alleato a cose già fatte - "lo lascierò di stucco, come fa sempre lui con me") aveva un ben preciso significato politico, anche pericoloso perchè era un doppio gioco, drammatico, inutile negarlo, e che Hitler avrebbe potuto far pagare caro all'Italia; in poche ore poteva scendere dal Brennero, da Tarvisio e dal confine francese e invadere l'intera pianura padana da tre lati.

La Grecia quindi era una specie di assicurazione contro una eventuale invasione dei tedeschi sempre più forti. Il rischio più grosso era quella temuta discesa e su un territorio non ostile fino all'Adriatico attraverso il Brennero e quindi una porta aperta nel Mediterraneo. Se poi Mussolini avesse saputo che Hitler si stava preparando all'invasione della Russia, l'avrebbe fatta con maggior convinzione e avrebbe avuto più appoggio dai suoi generali, visto che Badoglio fu rimosso perchè (ragionava da militare) era contrario a questa assurda invasione (all'inizio era favorevole, però aveva chiesto 20 divisioni. In questo caso si dimostrò realista)
Molti storici sono convinti che Mussolini era stato informato da Churchill delle intenzioni di Hitler, e che lo stesso statista inglese avesse spinto Mussolini a invadere i Balcani proprio per questo scopo, cioè mettere (anche se sapeva benissimo dell'inefficienza e la carenza dei mezzi dell'Italia) almeno un sassolino balcanico nell'ingranaggio delle armate tedesche).
(C'è anche questa seconda ipotesi (provocata?): se Hitler gli rifiutava l'aiuto in Grecia e in Africa, Mussolini aveva uno dei più validissimi  motivi per chiedere aiuto proprio agli inglesi. Anche questo Hitler poteva immaginarlo e temerlo)

(Sono anni che si cercano alcune lettere di Churchill che si dicono scomparse dopo  la cattura di Mussolini. Forse in quelle lettere c'era il grande mistero proprio dei Balcani: l'invasione della Grecia, e magari che le operazione in Africa dell'Italia era stata tutta una messa in scena ben concordata (purtroppo sacrificando tanti italiani) per inceppare le armate di Hitler.

Appare anche strano che il generale MESSE (già destituito in Russia nel novembre 1942 per contrasti con Gariboldi) inviato in Africa il febbraio del '43 per assumere il comando dell'armata italiana  il 13 maggio in Tunisia si arrese con tutto l'esercito italiano al 10° corpo d'armata inglese del generale Freyberg dopo esservi stato autorizzato da Mussolini.  "Catturato" quindi dagli inglesi, Messe volò poi  in Inghilterra non solo a ricevere tanti ossequi dagli inglesi, ma ricevette da Mussolini anche la promozione a Maresciallo d'Italia. Poi - caduto Mussolini, nel novembre del 1943 rientra in Italia e si unisce al Re e a Badoglio; riceve la nomina di Capo di Stato Maggiore Generale delle Forze Armate, mantenendo questa carica fino al 1945. Andato poi in riserva a 65  anni nel 1947, lo ritroviamo nel 1953 senatore per la Democrazia Cristiana, poi deputato del PLI e del Partito Monarchico.
(Per chi parteggiava in Russia e in Africa, ognuno pensi quello che vuole)

La Grecia (poi l'Africa) fu proprio la manciata di terra e di sabbia nell'ingranaggio militare-politico tedesco, dove tutto era previsto (basterebbe leggere la lettera di Hitler del 20-Nov) tranne che Mussolini prendesse questa iniziativa della guerra parallela, per giunta sbagliata (!?), senza mezzi e organizzazione. (Trattandosi di due alleati appare quanto mai inconcepibile e stranissima questa iniziativa di Mussolini).

Le truppe scelte greche, gli Euzones, inchiodano gli italiani in una logorante guerra di posizione incrudelita dall'arrivo di un gelido inverno. Il maltempo imperversa, i piani d'attacco sono stilati con faciloneria, manca l'equipaggiamento, le munizioni scarseggiano e le truppe italiane combattono con la divisa estiva, quella invernale non era prevista data la certezza "matematica" delle brevissima durata dell'offensiva.

La campagna in Grecia, che si dimostrò poi  catastrofica per l'Italia (40.000 morti) doveva concludersi dopo appena dieci giorni con la vittoria, invece fallì e causò una delle fasi più critiche per la Germania quando l'anno seguente dovette spostare i suoi soldati su un altro fronte che veniva a trovarsi dietro quella linea che Hitler aveva in progetto di predisporre per invadere la Russia nel giugno '41.

Mussolini voleva tenere lontano i tedeschi, ma nelle difficoltà di questa sottovalutata "passeggiata" si trovò nella necessità di accettare l'aiuto di Hitler che non era disinteressato. Infatti,  Hitler non era solo infastidito e infuriato, ma era molto preoccupato perchè temeva che la sconfitta dell'Italia poteva portare la Grecia vincitrice nelle accoglienti braccia di Churchill, che non aspettava altro (dopo l'accordo con Stalin) di avere (era una sua ossessione) una forza nei Balcani dalla sua parte per organizzare così il terzo fronte; così era potenzialmente possibile attaccare le armate tedesche da tre lati e rinchiuderle come in una trappola nelle steppe gelate se Hitler si sarebbe spinto (com'era nelle  intenzioni e poi accadde) in Russia.

La RIEFENSTHAL, la famosa regista,  riporta alcune confidenze di Hitler a fine guerra "Per noi, l'entrata in guerra dell'Italia è stata una sventura, se non attaccavano la Grecia che provocò il nostro intervento di aiuti, il conflitto sarebbe evoluto diversamente. In Russia, avremmo anticipato la morsa del gelo, conquistando Leningrado e Mosca, nè mai ci sarebbe stata alcuna Stalingrado"

8 dicembre
- Ma non era ancora era finito l'anno, con i tedeschi infastiditi per la  situazione in Grecia, quando l'Italia subì una rovinosa ritirata anche in Africa settentrionale, in Libia-Cirenaica. Per Hitler il problema diventava ancora più enorme e critico. Doveva accorrere anche in Africa prima che gli inglesi, superato Suez, dilagassero in oriente a bloccare i rifornimenti di petrolio tedeschi, e da qui con un altro successivo passo  sfondare nel Caucaso, compromettendo l'"operazione Barbarossa" che proprio il 18 di questo mese di dicembre 1940, con la "Direttiva 21" era stata, con i suoi generali più fidati, minuziosamente preparata in gran segreto per la primavera del '41. (primavera!)

Gli sviluppi saranno decisivi, e tutti gli storici affermano che l'imprevisto dirottamento di alcune armate in Grecia (con la grossa sorpresa della Serbia), e poi in Africa, fecero saltare i piani di attacco di Hitler predisposti per la Russia;  provocarono uno stallo, minarono  l'ottimismo e favorirono  un inasprimento nella lotta di tutte le altre potenze coalizzate (il tempo giocava a loro favore). Queste dopo aver visto Mussolini entrare in una serie di difficoltà, e le armate di Hitler beffate dai Serbi, si coalizzarono tutti contro Hitler, ormai  con il suo piano strategico compromesso, pieno di falle, prima ancora di dare inizio all'invasione della Russia

Anticipiamo subito: infatti, non era finito l'anno '41 che si scatenava in Africa la controffensiva inglese, dove furono fatti  prigionieri 120.000 uomini e costrinsero gli altri  italiani il 31 dicembre a una rovinosa ritirata fino a Tobruk; qui l'Africa Korp italo-germanica, senza mezzi, munizioni, rifornimenti, rimase in attesa di rinforzi, di carburante, di armi e di mezzi. Rommel con il suo corpo di spedizione fu impegnato in Africa per quasi otto mesi.  Poi alla fine gli inglesi, con Montgomery liquidarono la questione Africa (troveremo l'azione il prossimo anno)
E non a caso  Churchill scelse quel periodo per scatenare l'offensiva decisiva; proprio nel momento in cui  l'intero esercito tedesco era in crisi e stava subendo la sua prima disfatta alle porte di Mosca.
Churchill se aveva fatto certi conti in questi ultimi mesi del 1940, ora gli tornavano tutti. Trappola compresa. E fu lui a incitare i serbi di Belgrado a non cedere ( esortava gli slavi ad "essere all'altezza di avvenimenti di portata mondiale") a sbarrare il passo alle armate di Hitler, che davanti al "No" di Belgrado era diventato furibondo, isterico, vendicativo.

La guerra era già segnata e Churchill l'aveva già vinta in questo fine 1940 predisponendo  il suo piano strategico che giorno dopo giorno, e non poteva essere diversamente,  si rivelerà vincente.

Tutti gli avvenimenti che adesso accadranno saranno solo militari, tutta la partita è già stata tutta giocata con queste mosse, quella vincente di Churchill e quella perdente di Hitler.

 

The Holocaust Ring