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1940: UN ANNO CRUCIALE SOTTO LA LENTE
......we shall never surrender!
Churchill
ai Comuni e alla nazione (4 giugno) [ascolta
dalla sua voce]
Speech from the House of Commons and the nation (4 Iune)
"We shall fight in France,
we shall fight on the seas and oceans, we shall fight in the air, we shall fight
on the beaches, we shall fight in the fields and in the streets, we shall fight
in the hills, we shall defend our island whattever the cost may be, we shall
never surrender!"
(Combatteremo in Francia,
combatteremo sui mari e sugli oceani, combatteremo nei cieli, combatteremo sulle
spiagge, combatteremo nei campi e nelle strade, combatteremo sulle colline, noi
difenderemo la nostra isola a ogni costo, noi non ci arrenderemo mai!)
Churchill é fermo, deciso, determinato. Non abbandonerà mai Londra sotto i bombardamenti. E nemmeno i reali. Il grande esempio viene dall'alto.
Vorrei qui spendere due parole sulla figura storica di Churchill. Ricordate il grande psicologo svizzero C.G.Jung? Ebbene a coloro che lo criticarono per non essere stato nella sua opera un buon filosofo, egli rispose: "....sulla tomba di un bravo ciabattino non si scriverà che egli non fu un bravo cappellaio" . Alla stessa maniera io vorrei ricordare a coloro che criticano la figura storica complessiva di Churchill, che fu grazie a quest'uomo determinato, che la Storia ha estratto dal cilindro al momento giusto, che i sogni di Hitler si sono infranti ed ora siamo qui a parlarne. Ogni altra considerazione appare, a questa luce, ben poca cosa. Onore dunque a questo statista cui ognuno di noi ai quattro angoli del mondo deve molto.
RIEPILOGO DELL'ANNO
poi proseguiremo con i singoli fatti
1° Gennaio si apre l'anno con l'Italia che conferma la sua neutralità nella guerra che Hitler ha scatenato. Ma Mussolini appare sempre più condizionato dal Furher.
5 Gennaio Quello che si temeva arriva. Si annuncia la distribuzione delle carte annonarie per il razionamento dei principali prodotti di consumo. Pane, Carne, Grassi, Zucchero, Patate e altro.
10 Marzo il ministro degli esteri tedesco invita l'Italia a entrare in guerra e a rispettare il "Patto d'Acciaio". Mussolini temporeggia, anche se teme una invasione tedesca in Italia.
18 Marzo Hitler si incontra al Brennero con Mussolini invitandolo a schierarsi con lui per il prossimo attacco alla Francia e Inghilterra. Mussolini afferma di non essere pronto.
9 Aprile le armate di Hitler con un blitz fulmineo invadono la Norvegia e la Danimarca. Hitler informa l'alleato Mussolini quando l' invasione é già avvenuta e già conclusa.
10 Maggio riorganizzato le armate Hitler scatena l'offensiva alla Francia, Invade i Paesi neutrali Belgio, Olanda, Lussemburgo e sfonda la linea della difesa francese.
21 Maggio - Profonda ripercussione del discorso di CIANO a Milano. "La parola d'ordine è: Pronti agli ordine del Duce.
16 Maggio Gli inglesi con Churchill, poi il governo Francese, infine gli Americani con Roosevelt invitano Mussolini ad astenersi dall'entrare nel conflitto a fianco di Hitler.
La pagina storica italiana dell'anno - 10
Giugno 1940
(l'intero discorso su http://www.teche.rai.it
)
10 Giugno Mussolini da Palazzo Venezia toglie gli indugi; annuncia al popolo italiano che l'Italia ha dichiarato guerra alla Francia e alla Gran Bretagna, schierandosi a fianco di Hitler che però è quasi infastidito dalla notizia, perchè è quasi alle porte di Parigi.
17 Giugno la Francia ormai senza speranza davanti all'invasione tedesca chiede un armistizio. Hitler non vuole al tavolo delle trattative Mussolini. Grande delusione del Duce.
4 Luglio le truppe italiane in Africa settentrionale colgono alcuni successi che fanno dimenticare a Mussolini l'umiliazione subita nelle spartizioni francesi e la guerra beffa.
28-31 Ottobre A Firenze Hitler incontra Mussolini, che gli comunica a bruciapelo che le truppe italiane stanno invadendo la Grecia. Hitler é ora ancora più infuriato dell'iniziativa del Duce
8 Ottobre L'invasione viene fermata da una controffensiva dei greci, l'Italia deve ripiegare, sconfitta. L'inizio della "Guerra Parallela" mussoliniana si rivela un fallimento.
11 Novembre - Attacco inglese a Taranto. Metà marina italiana distrutta.
3 Dicembre Gli italiani in Grecia devono ripiegare e perdono anche un terzo dell'Albania. Mussolini per evitare la disfatta chiede soccorsi alle armate di Hitler.
8 Dicembre Altra rovinosa ritirate delle truppe italiane in Africa. Gli inglesi fanno prigionieri 120.000 italiani. E anche qui Mussolini chiede aiuto a Hitler per togliersi dai guai.
APPROFONDIMENTO
L'inizio dell'anno non porta
ancora consigli, nè toglie i dubbi a Mussolini. Anzi diventano maggiori e
evidenti. Fa l'altalena fra il costituire un "blocco di
neutrali"; di scrivere a Franco di unirsi anche lui a fianco della
Germania e, rassicurare il Re di non preoccuparsi, che lui non vuole la guerra.
E lo dimostra. Infatti .......
il 3 Gennaio 1940 con una lunga lettera (fa un'intera panoramica
sull'Europa) Mussolini tenta di convincere Hitler di fare un accordo pacifico
con inglesi e francesi e rovesciare semmai le sue armate a est, contro la Russia
di Stalin, contro il bolscevismo, che Mussolini ("io non ho modificato
la mia mentalità rivoluzionaria") gli indica essere quello il nemico
mondiale numero uno, oltre che ricordagli che la Russia ha 21 milioni di Kmq di
territorio. "Non potete abbandonare la bandiera antibolscevica che avete
fatto sventolare per 20 anni".
Gli da' insomma dei consigli non da poco conto e quasi lo bacchetta, per poi rivestire i panni del soggiogato, quindi divenire accomodante. Si scusa di avere ottimi rapporti commerciali con Inghilterra e Francia "facciamo scambi per necessità di materie prime anche se siamo fortemente antibritannici e antifrancesi"..... "Le voci di eventuali blocchi neutrali sono false"......."Alla Finlandia non abbiamo dato ingenti aiuti ma solo 40 aerei ordinati prima della guerra". "La propaganda inglese alla radio non la possiamo efficacemente disturbare, ma nessun italiano prende sul serio le parole di liberta', giustizia, diritto, morale ecc"...e in un punto della lettera diventa abbastanza lucido, realista e premonitore; avverte ....
"Sono convinto che
Francia e Inghilterra non riusciranno mai a far capitolare la vostra Germania
aiutata dall'Italia, ma non é sicuro che si riesca a mettere in ginocchio
questi due Paesi. Gli Stati Uniti non permetterebbero una totale disfatta delle
democrazie. Gli imperi crollano per difetti statici interni, gli urti
dall'esterno invece possono consolidarli".
"L'Italia fascista intende essere la vostra riserva, dal punto di vista
politico diplomatico, economico, e dal punto di vista militare, quando l'aiuto
non vi sia di peso, ma di sollievo. Desidero che il popolo tedesco sia convinto
che l'atteggiamento dell'Italia é nello spirito e non fuori dallo spirito
dell'alleanza". (a questa lettera Hitler non rispose mai)
Era evidente, dopo quanto abbiamo letto lo scorso anno che la situazione non poteva durare a lungo. Le decisioni con chi stare bisognava pur prenderla. Anche se quelle di sopra sono ancora molto ambigue e per nulla nette e decise (l'avvertimento però era chiarissimo). Purtroppo in Italia c'erano molti che tramavano e facevano piccoli passi diplomatici (ma anche congiure vere e proprie) per sganciarsi dalla Germania, ma c'erano altri filotedeschi che invece cercavano di convincere Mussolini a rispettare i patti. Comunque pochi i coraggiosi, e pochi erano quelli all'altezza di dare un giudizio preciso e intelligente, non solo soggettivo ma oggettivo. Abbiamo appena letto, perfino Mussolini é oggettivo guardando oltre atlantico "Gli Usa non lo permetterebbero...." afferma.
Fra i primi (antitedeschi)
c'era ITALO BALBO, l'eroe dell'aria, che mandato a governare la Libia, si
precipita in Italia per dissuadere Mussolini a non mettersi con Hitler per non
diventare prima o dopo "il lustrastivale dei tedeschi" (era
stato in Germania a visitare l'aeronautica tedesca e aveva visto i loro
progressi, la loro organizzazione e una grande efficienza rispetto
all'Italia, ne ebbe paura e nello stesso tempo li disprezzava per la troppa
arroganza). Niente da fare, Mussolini dopo aver fatto l'ondivago ha deciso di
fare la sua scelta: vuole (o deve per forza) "marciare fino in
fondo" con i tedeschi. (del resto lo chiedono i giornali e la popolazione,
convinta che "stiamo perdendo il treno".
BALBO infuriato se ne ritorna in Africa. Farà all'inizio della guerra il suo
dovere, ma aveva già predetto che non sarebbe stata una guerra facile e breve.
Va dicendo perfino in pubblico che bisogna sbarazzarsi
di Mussolini prima che sia troppo tardi. Presto invece la morte arrivò per lui;
infatti allo scoppio della guerra, 18 giorni dopo l'inizio, per errore la
contraerea italiana centrò in pieno il suo aereo.
Mussolini nel '45 disse di lui' "Era un autentico rivoluzionario. Il
solo che sarebbe stato capace di uccidermi"
. Questo pericolo ora non c'era più: anche se rimase qualche dubbio sulla vera
dinamica dell'incidente. - La rivelazione dell'episodio passato inosservato ai
più, e che stava per mutare il corso della storia, ci viene però da un
giornalista americano, Frank Stevens, quando il 10 ottobre 1939 (Hitler aveva
già invaso la Polonia, e Mussolini stava decidendo cosa fare) scrisse per
"El Tiempo", un quotidiano di Bogotà, un'ampia corrispondenza
dall'Italia nella quale, esaminando la critica situazione politica del Paese,
dava una notizia inquietante: palesava una fantomatica "congiura delle
barbette" che faceva perno su Grandi e Balbo e i Savoia.
Balbo abbiamo visto com'è finito; Grandi diventerà poi il protagonista
dell'Ordine d.g. del 25 luglio 1943; e i Savoia fecero il resto arrestando
Mussolini. De Bono l'altro "barbetta" finirà fucilato a Verona come
"traditore".
Stevens aveva allora ragione! E un "golpe" in effetti era nell'aria,
stava quasi per essere portato a termine. Non avvenne, ma il giornalista
americano era molto ben informato sui retroscena della politica italiana
del tempo. Una rivelazione la sua che contiene molti elementi di credibilità,
avvalorati nel 1966 dall'esilio di Cascais da parte dello stesso Umberto che
ammise l'intenzione, maturata nel 1939, poi più concretamente condotta a
termine solo il 25 luglio 1943, di provocare un voto di sfiducia del Gran
Consiglio del fascismo per mettere in minoranza Mussolini e chiederne le
dimissioni.
Dopo la morte di Balbo a sostituirlo nella guerra in Africa fu mandato Graziani, che nonostante avesse già fallito sulle Alpi francesi, era un uomo non solo amante della guerra ma anche filotedesco. Ma presto (dando ragione a Balbo) si accorgerà anche lui a sue spese come e con quali mezzi doveva combattere in Africa; con 200.000 fucili del 1887 e del '91, e con le divise di panno invernale nel deserto a 65 gradi al sole, 50 all'ombra, e le gomme dei camion che scoppiavano come i palloncini (con lui c'era il padre dell'Autore che scrive, che evitò la cattura a Tobruk (era nei trasporti delle munizioni e dei carburanti) ma non pote' evitare con il generale Messe (e con l'Armata di Rommel) la Caporetto ad El Alamein nel maggio del '43, quando Montgomery li catturò assieme a tutti gli altri; fatto poi prigioniero fu "ospite" fino al settembre del 1946, nei "campi" di Sua Maesta' re d'Inghilterra in Rhodesia a mangiare inizialmente le noccioline. Non e' una battuta, gli inglesi rispettando la Convenzione di Ginevra che contemplava una razione di 1300 calorie al giorno per i prigionieri, diede appunto solo mezzo chilo di noccioline, 1300 calorie, quello che era ancora rimasto nei magazzini della sussistenza. Avevano previsto dei campi di accoglienza e delle razioni per gli eventuali prigionieri, ma non avevano previsto che avrebbero catturato l'intero esercito italiano, e centinaia di migliaia di uomini da sfamare diventò per loro un problema molto serio).
Alla lettera sopra accennata (la
piu' lunga di Mussolini) Hitler neppure rispose. Ma si allarmò solo quando gli
Stati Uniti mandarono in giro per l'Europa, WELLES, per trovare delle soluzioni
a una pace duratura (che l'americano proponeva decennale). ROOSEVELT stava
infatti tessendo la sua tela pacifista e lanciava appelli. Molti Stati lo
derisero, altri si allarmarono e furono sospettosi, ritenendola una interferenza
sull'Europa, temevano che gli Usa si sarebbero inseriti nello scacchiere
internazionale europeo come nel 1918.
Nessuno aveva dimenticato le Linee WILSON e i trattati di Versailles,
questa guerra era la causa di quelle scelte, era anzi la continuazione.
Mussolini rifiutò l'appello. Era fra quelli che derisero la proposta: "Sono
gli effetti della paralisi infantile! Seminatore di panico, anticipatore di
catastrofi, fatalista di professione. Vuol fare in condottiero e non può
nemmeno andare al gabinetto da solo "Hitler fu ancora più sprezzante
"Io sono il capo di una povera nazione, voi sig. Roosevelt parlate di
pace e avete uno spazio vitale quindici volte più grande; parlate anche di
giustizia, ma io non posso sentirmi responsabile dei destini del mondo, visto
che il mondo non si è mai interessato prima d'ora delle condizioni pietose del
mio popolo e della mia Germania".
Il 1° Febbraio von RIBBENTROP porta il messaggio di Hitler a Mussolini; lo invita a rispettare i patti, rompere gli indugi ed entrare in guerra con lui; poi sollecita un incontro a brevissima scadenza. Hitler ha fretta di concludere.
La pagina storica dell'anno - 19 Marzo 1940
Il 18-Marzo Hitler e Mussolini si incontrano al Brennero e discutono sulla determinazione di collaborare insieme, al fine di procedere con la massima rapidità contro la Francia e l'Inghilterra. Mussolini deve ascoltare per due ore di fila il fiume di parole di Hitler, poi al suo turno, di pochi minuti, parla, temporeggia ancora, e accetta di scendere al suo fianco solo se gli si invia del materiale bellico, solo cosi' "saremo pronti a marciare assieme a voi e al popolo tedesco". Vorrebbe ricordargli anche la sua lunga lettera di gennaio che non ha ricevuto risposta, ma Hitler scantona. Non ha tempo, ha fretta, conclude e se ne torna a casa.
Il 9 Aprile Hitler infastidito, irato e deluso da questo alleato che ha mille scuse per tirarsi indietro e che osa anche dare consigli; da solo, e senza avvisarlo, invade la Danimarca e la Norvegia con un blitz fulmineo e spettacolare, che molti pensarono che stessero girando un film. Lo scopo: quello di anticipare gli inglesi e farne una base baltica. Tempo di lasciare tutti stupiti dalla rapidità della conquista che .......Il 10 Maggio il grande passo. Un'armata tedesca viola il passaggio degli Stati neutrali Belgio e Olanda per aggirare la Linea Maginot, mentre altre due armate si apprestano a disintegrarla per piombare e dilagare sulla Francia. Il 13 Maggio le panzerdivision di Rommel, Guderian, Hoth, sfondano sulla Mosa.
Il 20 Maggio il gruppo corazzato KLEINST chiude in una sacca tutte le armate belghe, britanniche e francesi che sono così tagliate fuori da ogni collegamento. Un milione di soldati, 400.000 inglesi, 500.000 belgi, 100.000 francesi. I tedeschi a quel punto potrebbero farne una strage ma.....
(Lo stesso giorno Ciano a Milano grida agli italiani "la parola d'ordine è una sola, pronti agli ordini del Duce")
...il 24 Maggio Hitler
in persona a Charleville dà l'ordine formale di non attaccare ne' da terra ne'
dal cielo i 338 000 inglesi sbarcati in aiuto dei francesi, ma da' invece loro
modo e tempo di abbandonare sulla costa tutto il materiale militare e
reimbarcarsi per la loro isola. E' la disfatta di Donquercke. Gli storici non
hanno mai risolto questo problema. Perché mai Hitler non attaccò
l'Inghilterra in quel preciso istante nel momento che l'isola era priva di
esercito. I generali di Hitler non gli perdoneranno mai questa decisione.
Dissero che fu il più grande errore di tutta la guerra.
Ma stranamente nello stesso giorno cessarono le operazioni inglesi in Norvegia
(!).
(O forse bisognerebbe non dimenticare l'atavico attrito tra Inghilterra e
Francia)
Il 28 Maggio capitola il Belgio, 500.000 uomini si arrendono, mentre le corazzate tedesche hanno così davanti la strada aperta per Parigi. Ma il piano grandioso e strategico di Hitler sconcertò e colse di sorpresa i francesi perché lui prese la direzione verso la Normandia. I francesi si erano ammassati in un punto con 70 divisione, lui passò da un'altra parte dove non avevano messo delle difese.. Non lo aspettavano dalla foresta delle Ardenne perché dicevano era "impossibile", invece Hitler arrivo' proprio da quella zona che era considerata una barriera insormontabile, naturale.
I francesi non avevano prevista
l'organizzazione e l'efficienza tedesca. I secolari tronchi nella sterminata
foresta cadevano come birilli al passaggio di infernali macchine create apposta
dagli ingegneri tedeschi; i francesi nelle retrovie fecero allora saltare 70
ponti strategici, ma i tedeschi li ricostruirono in poche ore con un reparto
anche questo specializzato che aveva tutta l'attrezzatura, pontoni, canotti,
putrelle in acciaio, gru, con i relativi ingegneri e carpentieri. Era stato
tutto previsto nei minimi particolari. Perfino il bunker del quartier generale
della Linea Maginot, Hitler l'aveva fatto riprodurre fedelmente in Germania e su
quel modello si erano allenati per mesi e mesi delle squadre speciali. Gli
Inglesi apertasi la falla belga, temettero (!?) la sconfitta e con una
ritirata drammatica (!?) a Donquercke se ne ritornarono sulla loro isola,
rifiutando (!?) di impiegare i propri aerei "ci servono per
difenderci da una eventuale invasione" disse Churchill ai francesi e li
lasciò al loro destino.
Finiva così l'alleanza con la Francia abbandonata a se stessa, ed era
quello che Mussolini aveva temuto. Infatti se si alleava con la Francia e
l'Inghilterra non solo non avrebbe ricevuto nessuno aiuto ma avrebbe anche
ricevuto una vendicativa punizione da Hitler, forse terribile. Se una Francia
era caduta in cinque giorni con una linea di difesa impressionante lunga
cinquecento chilometri, per sfondare in Italia bastavano poche ore, forse pochi
minuti (15) per arrivare a Verona.
Il 1 Giugno,
gli inglesi non sono piu sul continente, gli olandesi si sono
arresi, e la Francia da sola non sa più cosa fare. Viene esonerato GAMELIN e
richiamano in servizio il maresciallo PETAIN che ha 83 anni (era già vecchio
alla prima Guerra Mondiale) affiancato dal più giovane WEYGAND che però di
anni ne ha 72. Entrambi assolutamente non sanno nulla delle moderne concezioni
belliche. Inoltre al primo non gli dispiacerebbe fare un compromesso con la
Germania, mentre il secondo é decisamente un uomo di destra, con forti simpatie
filotedesche (Per Hitler é un ambo secco!).
Entrambi invece di attivarsi a ricompattare i reparti e adottare nuove
strategie, convinsero i compatrioti a lasciare le armi, a non più combattere
contro i tedeschi. C'era una sola novità, un giovane generale, esperto di mezzi
corazzati. In un libro anni prima aveva scritto che "quando i tedeschi
scateneranno la guerra, lo faranno coi carri armati, e in tal caso la Francia
non sarà in grado di difendersi". Il suo nome Charles DE GAULLE . Che
inizialmente subito dissociandosi dalla linea politica dei primi due, con il suo
intervento diede del filo da torcere ai tedeschi, ma ormai la situazione era
compromessa, per tante motivi: prima militari ma soprattutto ambiguità politica
all'interno del Paese.
La disfatta militare era dovuta soprattutto a quella troppa sicurezza riposta sulla Linea Maginot che risultò quasi inutile. Su questa la Francia puntava tutta la sua difesa, di conseguenza non era stata approntato nessun altro piano alternativo strategico. C'era poi il repentino abbandono degli inglesi. Poi c'erano i belgi che si erano arresi lasciando la strada aperta all'invasione. E c'era infine il pessimo clima interno del Paese dove si diceva che le maestranze di sinistra, socialista, filofascista (non poca) addette alla produzione boicottavano le munizioni, facendole difettate e non in grado di esplodere al momento del loro impiego contro i tedeschi.
Infine era dovuta questa disfatta all'anomalo governo; 2 soli (De Gaulle e Mendel) volevano continuare la difesa ad oltranza mentre altri 14 elementi (non pochi) votarono e firmarono la resa incondizionata; e formeranno subito dopo, un nuovo governo filonazista (569 voti favorevoli (!!!! questa era la situazione politica interna!, 80 contrari, 17 astensioni !) e troviamo garante proprio l'ottantatreenne PETAIN (che forma il noto Governo di Vichy), mentre De Gaulle deve riparare in Inghilterra; e qui inizia la sua tenace resistenza, lanciando proclami ai suoi cittadini: "La Francia ha perduto una battaglia, non la guerra".
I soldati francesi in queste
ambiguità, nel disfattismo dei vertici e sull'orlo dello sfacelo totale sul
piano militare, sono dunque allo sbando. Alcuni reparti combatteranno ancora
dopo l'armistizio, altri invece (ma anche buona parte della popolazione) a
Parigi festeggiavano i tedeschi. (Una situazione di caos che va ad anticipare
l'8 settembre '43 in Italia - i nemici, quelli che la bombardavano furono
accolti quasi come salvatori).
C'era chi disertava, chi scappava, e chi con la sua ideologia oscillante si era
già messo a fare la guerra a fianco dei tedeschi contro i propri patrioti che
continuavano a comportarsi da veri nazionalisti, da eroi, facendo i partigiani e
quindi dal nuovo Stato filo-hitleriano venivano tutti bollati come banditi. Si
era quasi sull'orlo della guerra civile; ma Hitler, a guerra conclusa, non volle
calcare troppo la mano. Diede varie direttive, e quando si incontrò a guerra
finita con Mussolini non volle con le sue pretese che imponesse una pace di
annientamento, ne' voleva far salire l'odio nell'animo dei francesi.
Umiliarla sì ma distruggerla non gli conveniva. Aveva altri progetti in mente.
Hitler infatti, negli ultimi
giorni di conflitto, non contento dell'aggiramento alla Maginot, e senza averne
bisogno, per dimostrare al mondo che la più potente e fortificata linea
difensiva com'era stata definita quella francese non aveva resistito alle
sue corazzate; per umiliare la Francia, mandò all'attacco diretto e frontale
della mitica Linea Maginot l'armata di VON LEEB che la annientò
"tagliandola come il burro".
La catastrofe fu quindi completa. 1.500.000 di francesi furono fatti prigionieri
e poi mandati a lavorare in Germania.
1° Giugno. Siamo quasi alla fine, alla presa di Parigi. Sono passati solo 20 giorni dal 10 Maggio e l'Europa all'alba di questo giorno é a un passo dal cambiare la sua carta geografica.....
Ma ora, accantoniamo la vittoria di Hitler a Parigi e ritorniamo in Italia e quindi a Mussolini che fino al 10 Maggio era rimasto a guardare, mantenendo la sua "non belligeranza"; perfino in aprile, quando come abbiamo già letto, con un altro blitz (dopo l'Austria, la Cecoslovacchia, la Polonia) Hitler aveva conquistato la Norvegia e la Danimarca senza nemmeno informarlo se non a cose fatte.
L'offensiva che ora si é
scatenata (anche questa senza informarlo) sul fronte occidentale non fa rimanere
indifferente Mussolini che rompe gli indugi; ma vi è costretto, sul continente,
circondato da tre lati dalle armate tedesche cosa poteva altro fare?
Oltre questa visione oggettiva, dalla sua parte ha ora repentinamente quasi
tutti gli italiani. Tutti i Paesi stanno aspettando la mossa di Mussolini.
Inglesi, Francesi e Americani cercano di dissuadere il Duce ad intervenire a
sostegno dei tedeschi: ma lui, ancora si dibatte pur impreparato, nel dubbio, e
sono questi gli attimi che vanno a decidere il destino di tutta l'Europa.
Basterebbe accettare le proposte di Churchill, cioé mantenere la sua
neutralità che aveva già anticipata nel '39, e la futura catastrofe poteva
essere evitata? Forse...
Ma lo abbiamo già letto nel '39, a quali conclusioni lui arrivò, ed era la
situazione di questi giorni; che devono essere stati per lui penosi. Allora
aveva detto che se la Francia capitolava davanti alla potente macchina da guerra
preparata da Hitler, lui sarebbe rimasto solo. Non escludeva infatti che
l'Inghilterra per non farsi annientare l'esercito, abbandonasse la Francia al
suo destino per arroccarsi nella sua isola. Inoltre non poteva certo
contare sugli americani che non erano pronti ma nemmeno volevano
entrare in guerra. Ora guardando i fatti, in effetti sono tutti eventi che si
sono verificati nella realtà in questi mesi, anzi in pochi giorni.
In conclusione teme che schierandosi contro Hitler, l'esercito tedesco, conclusa la campagna vittoriosa sul suolo francese non avrebbe attaccato l'Italia solo da nord, cioé dal Brennero e da Tarvisio ma era ovvio anche da ovest, dalla Francia. Da Hitler questo c'era da aspettarselo. Che Mussolini non abbia idee chiare sul da farsi e con chi associarsi lo si era già visto il 30 Nov del '39, quando mandò aiuti alla Finlandia assalita dai Russi, che erano fino a quel momento alleati dei tedeschi, sconcertando lo stesso Hitler, che in quella circostanza (lo leggiamo nelle sue lettere) cominciò molto a dubitare delle capacità del suo "maestro".
Ma dopo il blitz alla Francia e la batosta data agli inglesi, Mussolini (e in Italia non solo lui) non ha più dubbi: Hitler ha spazzato via in 20 giorni quello che era considerato il più potente esercito del mondo, e ha ricacciato oltre La Manica quelli che dovevano aiutarla: gli inglesi. Hitler era ormai alle porte di Parigi, vista l' imminente capitolazione della Francia, quindi non si poteva più restare a guardare.
Mussolini inoltre non é solo, adesso gli italiani si sono trasformati tutti in interventisti. La sensazione che si é diffusa in Italia anche nei più scettici, é che la Germania é ormai invincibile. Qualcuno accende un cero alla madonna nel ricordare che "l'Italia per fortuna é alleata di Hitler, altrimenti chissà come finiva anche per noi". Gli industriali che in questi 284 giorni di non belligeranza si erano mantenuti tiepidi (stavano facendo del resto ottimi affari con le esportazioni e la borsa) dissero che era un errore perdere l'occasione di vincere la guerra accanto all'alleato tedesco. Bisognava subito "correre in aiuto ai vincitori" prima che diventasse troppo tardi.
Perfino il Re che fino a marzo era antitedesco e stava tramando un congiura per destituire Mussolini (pur essendo perplesso - ma lo dirà dopo!) alla domanda di molti militari che si consultavano con lui, ha una sola frase che gira negli ambienti come un ordine scritto "gli assenti hanno sempre torto". L'antipatia per i tedeschi cessa all'improvviso quando concede a GORING il Collare dell'Annunziata; significa diventare cugini del Re (Un bel parente! E un bel gesto!)
Mussolini però é sempre frenato da alcuni generali per quella carenza di mezzi che ha l'Italia , per la sua impreparazione, e per i soldi che mancano. Ma lui teme di arrivare tardi, ha fretta, non vuole perdere l'occasione, e non solo lui; molti, credono che sia un intervento senza rischi, una "guerra lampo". Mussolini é perfino cinico "La guerra sarà breve e io ho solo bisogno di un certo numero di morti per sedere al tavolo della pace accanto a Hitler". Ha Badoglio, ancora pieno di dubbi, lui é un francofilo (qualcuno prevede perfino le sue dimissioni), e nel sentir parlare di guerra a fianco dei tedeschi diventa un riccio; Mussolini tranquillizza "non chiamiamola guerra, chiamiamola una passeggiata" e lo convince.
Il 5 Giugno Mussolini vorrebbe dare l'annuncio al mondo intero dell'entrata in guerra contro la Francia e l'Inghilterra. Hitler personalmente lo frena, gli consiglia il 10. Sa che la guerra lui l'ha quasi vinta, é alle porte di Parigi e non vuole proprio spartire territori con chi arriva a cose fatte. Come vedremo non gli perdonerà gli indugi, infatti, all'armistizio, non lo invita neppure nelle trattative di pace con la Francia.
10 Giugno - Da Palazzo Venezia - E'
Guerra ! !
(l'intero discorso su http://www.teche.rai.it )
Il 10 Giugno, tutta l'Italia é in attesa del grande annuncio. Sono tutti impazienti di saltare sul treno in corsa, prima che si allontani. Pochissimi sono quelli contrari. E non perché, per merito di Mussolini o di Starace sono diventati tutti guerrieri, ma perchè c'é la convinzione, la certezza assoluta della vittoria tedesca.
"La fulminea campagna
tedesca all'inizio diffuse il terrore (fin dall'attacco alla Polonia c'era in
Italia una congiura antitedesca: con i Savoia, Ciano, Grandi, Bottai, Balbo,
Federzoni ecc), poi questo terrore cominciò a mutarsi in stupefatta
ammirazione. Ciano che stava lavorando a questa corrente che doveva travolgere
Mussolini, addirittura lui prendere il suo posto come nuovo capo del governo con
tanto di decreto del Re, vide il deserto farsi intorno a lui e, uno dopo
l'altro, gli antitedeschi, gli antinazisti di ieri diventare attivi fautori
dell'intervento" (Ib. Alberto Consiglio) .
E cosa strana si schiera anche lui, in questo inizio della guerra, e sarà
ancora lui a sostenere l'attacco all'Albania e alla Grecia.
Si assiste a un rovesciamento
della pubblica opinione in pochi mesi; dalla non belligeranza, da un dissenso
alla guerra, si passa alla psicosi interventista, alla sindrome del guerriero,
all'ossessionante timore di arrivare tardi. Molti rimproveravano a Mussolini che
stava "guardando" troppo alla finestra mentre Hitler con le sue
folgoranti vittorie gli mancava solo più di scavalcare i Pirenei e le Alpi (due
imprese molto più facili delle precedenti) e poi avrebbe brillantemente chiuso
da solo tutta la partita.
"Ma perché mai allora ci siamo alleati a Hitler? chi aspira spara, e
chi non spara, spira" Scriveva un'intellettuale.
L'immaginario degli italiani in questa vigilia era alimentato dalle notizie che apprendevano dai giornali di tutto il mondo; foto e testi impressionanti di un Paese che fino allora era considerato con il suo più potente esercito del mondo, invincibile, che stava invece franando in tre settimane davanti alle armate di Hitler. Questo Paese non era uno qualsiasi, Andorra o San Marino, era la Francia. Era quasi duemila anni che questo non accadeva. Dai Romani!
Come se non bastasse, un'armata
di 400.000 mila uomini che gli era andata in soccorso si era data a una fuga
precipitosa, e questa armata era quella dell'Impero britannico non quello di uno
staterello qualsiasi, con 600 milioni di sudditi sparsi nei cinque continenti.
Anche questo era da mille anni che non accadeva, e ci si aspettava, davanti
all'evidenza dei fatti e da un momento all'altro, una netta capitolazione
degli inglesi. Mussolini ne era quasi certo "Ve lo dimostrerò con un
rigore strettamente logico". La rivista Bertoldo andava anche oltre
l'ottimismo, vaneggiava: "Londra non sarà piena di tedeschi, ma fra
poco sarà piena di italiani".
Fra questo e altro, la fantasia popolare degli italiani fu di tale portata che
alle ore 18 del 10 giugno tutta l'Italia pendeva dalle labbra di Mussolini
affacciato al suo balcone o dalle radio sparse in tutte le piazze del Paese. E
se pazzo e irresponsabile era lui, lo erano in quel momento tutti, era una
esaltazione collettiva. Se Mussolini non avesse pronunciato la parola
"guerra", gli italiani non gli avrebbero certo perdonato di aver
trascurato questa occasione, con Hitler, l'alleato, che ormai gli mancavano solo
poche ore per entrare a Parigi.
Il "sovversivismo" fatta eccezione di poche manifestazioni isolate non
dà quasi segni di vita. L'antifascismo é sporadico, né da segni di ripresa.
Gli operai tutti (compresi le residue frange comuniste socialiste - abbiamo
visto già in Francia cos'e' successo) anche se non proprio favorevoli alla
guerra risentivano dell'atmosfera (Hitler non si era alleato con i Russi?) ,
anzi si illudevano di trarne benefici, di non doverla neppure combattere loro
(gli operai) perchè erano convinti che sarebbero rimasti a casa perchè
addetti alla produzione. Inoltre tutti dicevano "al massimo quattro
settimane e finisce tutto, e di sicuro non richiamano noi".
Ne' si levò qualche voce di
dissenso dalla parte degli intellettuali (quelli che diffidavano dal fascismo e
quelli che ci vivevano esaltandolo), avevano solo vaghe preoccupazioni, ma come
scrive De Felice questi timori e preoccupazioni "erano solo di
facciata, anche se i campanelli d'allarme, dopo la Polonia, il razzismo e il
patto d'acciaio, c'erano e non lasciavano molti margini ai dubbi circa i
pericoli che si stavano addensando sull'Italia".
PREZZOLINI che criticava il loro ambiguo disimpegno, affermava che "hanno
il male intellettualistico", che li porta a discutere su tutto ma non
assumersi mai rischi e responsabilità e, in definitiva a non agire".
Non di meno BERTO che di certo non era un "mistico" del fascismo
" se non si volevano il fascismo e la guerra, bisognava pensarci prima.
Ora ne siamo tutti più o meno responsabili, e starsene inerti a guardare gli
avvenimenti è la cosa piu' vile che si possa fare".
Questo il tenore dei moderati, ma gli altri usavano toni molto più duri.
In conclusione prima che
Mussolini parli al balcone, l'italiano è già risucchiato a tal punto che
cavalca tutte le irrazionalità. Di fatti ne ignora molti e di come stanno le
cose pure, crede veramente che abbiamo un potente esercito. Crede che sono
finiti i sacrifici dell'attesa durata 284 giorni, che non erano stati nè
di pace nè di guerra, ma solo giorni di impaziente ansia. In questa ora
decisiva l'italiano era cosciente, sicuro, certo, che non era l'ora del
fatalismo, nè della diplomazia, ma quella dei fatti. Era insomma l'ora tanto
attesa.
Quindi nel ricercare le motivazioni al consenso quasi unanime di questa
oscillazione psicologica (e fra poco ne vedremo subito delle altre in negativo)
c'era il desiderio di una rivalutazione sociale di una intera nazione. Basta
leggere i giornali dell'epoca, ogni settore, ma proprio tutti indistintamente,
erano favorevoli all'intervento. I pochi o tanti contrari non scrivevano sui
giornali, quindi non potevano influenzare un bel niente, mentre chi li possedeva
o era dentro la numerosa schiera di pennivendoli non solo incitava ma
disprezzava chi osava pensare il contrario.
C'erano comunque anche voci di un dubbio inquietante, riflessioni
realistiche, e non certo campate in aria: "sia che vinciamo o che perdiamo,
l'Italia diventerà una colonia tedesca, una propaggine mediterranea della
Germania". Questo se sfuggiva a qualche italiano poco attento era ben
chiaro invece proprio nei progetti di Hitler.
Ma a rompere le uova nel paniere di Hitler fu proprio questo appoggio
dell'Italia non desiderato. Era già un presentimento ma non avrebbe mai
immaginato che sarebbe stato proprio Mussolini con la sua "guerra
parallela" che fra poco andrà a iniziare, a fare la frittata con i
suoi errori e tanta improvvisazione.
Mussolini ha capito che Hitler avendo intuito il bluff, non vuole nè aiuti né
appoggi.
In Grecia, come vedremo più avanti Hitler lo lascerà cuocere
nel suo brodo, ripescandolo solo quando cominciò ad allarmarsi per i suoi
personali progetti futuri, e per un altro motivo, alla fine gli avrebbe mandato
un conto salato (Versailles 1918 insegnava) lo avrebbe esautorato, messo in un
angolo (come farà fra qualche giorno in Francia, poi lo farà in Grecia e
infine in Africa) solo lui avrebbe dominato dagli Urali all'Atlantico, dal Polo
Nord all'Equatore, gli altri a "lucidargli gli stivali". Wilson -
secondo lui- non aveva fatto così a Wersailles?
Mussolini geloso dei suoi successi, - che ammira e invidia- si era solo illuso
di avere un alleato, di poterlo affiancare e con lui dividere la
"torta" Europa. Fu deluso e quasi con vendetta cominciò a imitarlo,
forse voleva anche giocarlo. Ma l'alleato era invece troppo sicuro di se stesso
(e delle sue armate) e sapeva di poterlo semmai di giocare lui. Sbagliarono
tutti e due.
Il 10 Giugno dunque Mussolini dichiara guerra alla Francia e all'Inghilterra
annunciando l'inizio delle ostilità da Palazzo Venezia davanti a una folla
osannante. Il discorso é famoso " Combattenti di terra, di mare,
dell'aria; camicie nere della rivoluzione e delle legioni; uomini e donne
d'Italia, dell'Impero; ascoltate! Un'ora segnata dal destino batte nel cielo
della nostra Patria. L'ora delle decisioni irrevocabili". ecc. ecc. Ma
fra le altre cose una in particolare è da sottolineare (avrà la sua enorme
importanza come vedremo) "...vogliamo spezzare le catene di ordine
territoriale e militare che ci soffocano nel nostro mare, poichè un
popolo di 45 milioni di anime non è veramente libero se non ha libero accesso
agli oceani".
Ha parlato di oceani, al plurale quindi significa davanti a tutto il mondo che
Mussolini intende l'oceano Atlantico quindi Gibilterra, e l'Oceano Indiano
quindi l'Egitto e il Mar Rosso.
Nessuno conosce i piani militari di Mussolini. Nemmeno Hitler che manda il suo
controspionaggio a Roma, dove però il capo del servizio segreto non appura un
bel nulla, tanto che dalla Germania gli mandano un bel telegramma "o che
lei è scemo o che gli italiani sanno mantenere il segreto".
Quel funzionario non era ne scemo, nè il Quartier Generale Italiano aveva
segreti strategici, più semplicemente la realtà era.... che in Italia i piani
nessuno li aveva fatti. Le tre armi, Marina, Aviazione, Esercito non si erano
nemmeno viste tra di loro.
I Giapponesi, i tedeschi e
perfino gli inglesi erano sicuri; l'Italia per prima cosa avrebbe scatenato una
grande offensiva in Africa settentrionale occupando Malta, il punto più
strategico del Mediterraneo, e quindi Gibilterra, per avere libero spazio sui
mari e per cautelarsi nei rifornimenti. Una base che si rivelò decisiva quando
poi la guerra iniziò in Africa. La disfatta fu dovuta principalmente proprio
alla mancanza di rifornimenti bloccati da Malta, per non parlare della
roccaforte Gibilterra che trasformò il Mediterraneo in una trappola.
L'Inghilterra era così sicura (!!! ? o fu una sceneggiata? ) di questa mossa,
che nel pomeriggio del 10 evacuò l'isola di Malta da militari, civili,
navi e aerei. "Non possiamo certo difendere Malta con a ottanta
chilometri la Sicilia, a mezz'ora di volo dai bombardieri italiani".
Gli inglesi dunque scapparono ma... gli italiani non arrivarono. (Perchè?)
Una puntata gli aerei italiani la fecero, buttarono qualche bomba nel porto
della Valletta e se ne andarono via. (testimonianza di un carissimo amico,
l'aviere Simoni). Churchill non credeva ai suoi occhi e alle sue orecchie
(oppure recitava benissimo!) tanto che ne approfittò, fece fare marcia indietro
ai fuggiaschi, preparò una intera flotta con una portaerei, privò perfino di
aerei e cannoni Londra e fece occupare Malta, che si trasformò in quella
micidiale Isola (sede di una potente base navale e di aerosiluranti) che andrà
fra breve a capovolgere l'esito di tutta la guerra e a compromettere tutta la
strategia sia di Mussolini (sempre che non fosse d'accordo con Churchill) che di
Hitler stesso. Churchill aveva visto molto lontano. Inoltre non aveva solo
l'isola al centro del Mediterraneo, ma sull'isola mise i suoi Radar che
"vedevano" le navi e gli aerei appena lasciavano i porti e gli
aeroporti italiani.
l'11 Giugno invece Mussolini e i suoi generali cosa fanno? Partono per le
Alpi a fare delle banalissime offensive contro i Francesi (Roosevelt commenta
" Ha calato il pugnale nella schiena del vicino, già a terra".
Gandhi che solo un anno prima aveva dichiarato Mussolini che era il più grande
statista del mondo, ora lo bollò come un "sciacallo". Ma
sciacalli in quelle ore lo erano in molti in Italia, e premevano perchè lo
diventasse anche Mussolini.
O se non lo erano, a distanza di anni scrivono quello che abbiamo letto in
apertura anno
"I più fecero come chi scrive, cioè nulla. Ci lasciammo portare dagli
avvenimenti quasi dissolvendoci in essi, e senza contribuirvi nè in un senso
nè nell'altro. Quelli di noi che vennero richiamati alle armi, cioè quasi
tutti, non furono soldati traditori, ma nemmeno buoni soldati". "L'Italia
dell'Asse, 1a ediz. Rizzoli, 1981, pag 446)
I piani militari della vigilia dell'entrata in guerra sono di una incompetenza e
di una superficialità incredibile. Ogni Comando decide per proprio conto,
spesso senza neppure informare le altri Armi.
Si è in certi casi perfino al paradosso. L'Aeronautica (ignora le
posizioni politiche dell'Italia) e predispone un piano tenendo conto di una
Iugoslavia ostile (cioè non sa che esiste un patto fatto da Mussolini). La
Marina ne fa invece un altro credendola neutrale. E nulla come abbiamo visto
è stato predisposto per Malta. Mentre l'Esercito senza un obbiettivo
preciso viene mandato in ogni parte, al comando di Conti, Duchi, Marchesi o
gerarchi del partito, dove ognuno cerca la sua gloria personale, pensando alla
campagna d'Africa del '36 - medaglie e onori per tutti).
A capo delle Forze Armate ci dovrebbe essere il Re, è lui il capo delle Forze
Armate, invece il comando (ma è sempre il Re a darglielo (*) é assunto da
Mussolini in persona, che monta su una camionetta e parte per Aosta per guidare
l'attacco alla Francia, proprio nelle Alpi, in quella zona dove i francesi sono
in pratica di fatto già sconfitti.
(*) Non dimentichiamo (e lasciamo stare il discorso di Mussolini, che non conta
nulla giuridicamente) la comunicazione ufficiale che inizia con queste
parole "Sua Maestà il Re e imperatore dichiara che l'Italia si
considera in stato di guerra con la Francia a partire da domani 11 giugno"
la stessa comunicazione viene comunicata agli ambasciatori della Gran
Bretagna". La firma è del Re, non di Mussolini. (Questa comunicazione e il
testo è riportato su tutti i giornali di martedì 11 giugno. E vi si aggiunge
il documento interno. "Circa il Comando supremo delle nostre Forze
Armate esso sarà tenuto personalmente dal Duce per delega della Maestà
del Re Imperatore".
"Tutto un popolo ha stasera legato la sua volontà e il suo coraggio al
genio e alla fortuna di Mussolini: ora in colonne vuole recarsi dal Re
Imperatore per mostrargli il suo entusiasmo. Fiumane di popolo s'avviano
cantando alla Reggia. Le grida di "Savoia" s'innalzano verso il
balcone della Reggia, che ha ancora le vetrate chiuse: ma ecco che queste si
aprono, e subito dopo, il Re Imperatore appare; egli veste l'uniforme di marcia
col berretto a busta".
Non ci sono dubbi, è già in partenza per le zone di operazioni. E da queste ha
diretto ai soldati di terra, del mare e dell'aria il suo proclama: "Soldati....Capo
Supremo di tutte le Forze Armate, seguendo i miei sentimenti e le tradizioni
della mia Casa, come venticinque anni or sono, ritorno fra di
voi". (Corriere della Sera , edizione del pomeriggio, 11
giugno 1940).
Il Re non ha dimenticato Lo Statuto
Albertino e lo applica. Potrebbe destituire il Capo del Governo. Ma non lo fa.
Ma con lo stesso potere lo destituisce poi il 25 luglio del 1943!! Anzi lo fa
anche arrestare. Il potere quindi l'aveva!
Non dimentichiamo inoltre che l'Alleanza con la Germania l'ha fatta lui, il Re,
non Mussolini.
Fu Mussolini che incaricò Ciano (che era diventato l'uomo di fiducia al
Quirinale) di preparare lo scambio di telegrammi tra il Re e il Fuhrer, per
evitare "maligne insinuazioni". Cioè che l'accordo non si stipulava
tra l'Italia di Mussolini e la Germania di Hitler ma tra il Regno d'Italia e il
Reich germanico.
Il Re dunque nel dichiarare guerra alla Francia e all'Inghilterra si assunse
tutte le responsabilità.
"Il 5 giugno scrisse una lettera a Mussolini, in cui gli comunicava che "manteneva
in base allo Statuto, il comando supremo delle forze armate, delegandogli la
direzione politica e militare della guerra".
Conservava dunque il Re il potere supremo, cioè quello di revocare il capo del
governo in qualsiasi momento. Mussolini ebbe un accesso di cieco furore, ma non
reagì" (Memorie di Alberto Consiglio, decima puntata, Oggi, n.8, 1950
)
Mussolini ricevuto per delega il comando, riversa sul confine italo-francese
300.000 uomini, richiamati e ammassati in gran fretta, impreparati, che non
sanno nemmeno che tipo di guerra devono fare se offensiva o difensiva. Ma quello
che è più grave non lo sanno nemmeno i generali. Badoglio non vuole un
attacco, Mussolini invece si. Gli altri non di meno con mille dubbi, a iosa a
litigare l'un l'altro.
il 12 Giugno a togliere tutti dall'imbarazzo e a dare "la sveglia"
ci pensano due aerei inglesi che raggiungono Torino e Genova; ma vengono
addirittura (!!) scambiati per aerei italiani in arrivo all'aeroporto (in Africa
faranno l'incontrario) invece sono due bombardieri inglesi che hanno obiettivo
la Fiat e l'Ansaldo. Sanno già dove colpire: al cuore della zona della
produzione bellica. Sono passate appena 24 ore dall'entrata in guerra e
Mussolini non ha pensato agli aerei, nessuno ci ha pensato, si accorge di non
avere una contraerea; chiede subito aiuto ad Hitler, che tutto si aspettava ma
non che Mussolini attaccasse la Francia dalle Alpi e .........
il 15 Giugno con le sue
armate già alle porte di Parigi, gli comunica che rifiuta nettamente l'aiuto
delle sue truppe nelle operazioni che sta conducendo in Francia. Mussolini è
infuriato, e non lo ascolta, incita Badoglio a sferrare un attacco offensivo
alla Francia su tutto l'arco alpino, cosa che il generale non solo non vuol fare
ma non può fare, perchè ha predisposto sul confine tutto un piano difensivo
(cioè arretrato) e non offensivo e ci vorrebbero almeno dieci giorni per
modificarlo. Mussolini è ancora più infuriato e a questo punto lui
personalmente ormai ha il comando ("io ho le responsabilità politiche,
io prendo le decisioni militari" - non potrebbe farlo, ma il Re lo
lascia fare) dà quindi l'ordine al Maresciallo Graziani, che predispone
un attacco per il giorno 26 giugno, il minimo necessario per far muovere tutta
la macchina bellica su un terreno non facile come quello alpino. Ma il giorno
dopo.....
il 17 Giugno il Furher ha raggiunto già Parigi e sta brindando sotto
la Torre Eiffel. Comunica a Mussolini di sospendere tutte le operazioni, perchè
la Francia ha chiesto l'armistizio e quindi di raggiungerlo a Monaco, dove .....
il 18 Giugno Hitler e Mussolini si incontrano, e non certo per decidere a
guerra conclusa di spartirsi reciprocamente in eguale misura la Francia senza
aver quasi sparato gli italiani un colpo. La Francia ha avuto 120.000
morti, i belgi 7000, gli Olandesi 2890, gli inglesi 3500, i tedeschi 18.384; gli
italiani ancora nessuno (Mussolini ne voleva un migliaio per sedersi a Parigi -
ne "avrà" alla fine 631) e ovviamente non viene chiamato (su
decisione di Hitler) per sedersi con lui nelle trattative con i francesi.
Mussolini si era fra l'altro proprio illuso, era partito con una lunga lista di
pretese nei confronti della Francia: voleva la Corsica, la Tunisia, Avignone,
Valenza, Lione, Casablanca, Beirut; occupazione fino al Rodano e una testa di
ponte a Lione. Voleva inoltre la consegna della flotta francese che era
dentro il Mediterraneo.
Hitler lo calma, lo ridimensiona, gli dice che queste cose lui alla Francia non
le chiederà mai, non vuole infierire sui francesi, farà il "suo"
armistizio e detterà le "sue" condizioni a Parigi, mentre lui
avanzerà le proprie pretese a Roma con i i francesi in separata sede. Per
Mussolini é una cocente umiliazione.
il 19 Giugno Mussolini rientra furioso in Italia ed é deciso a fare di
testa sua.
il 20 Giugno si vendica; va contrordine; scatena con un pretesto, un attacco
assurdo alla Francia sulla fascia confinaria alpina, contro il parere di molti
generali, muovendo i reparti ancora sulla difensiva all'offensiva che era stata
prevista solo per il 26 giugno. Mussolini ha fretta, "voglio l'attacco
subito". Seguono litigi di generali e un cambio nell'alto Comando.
Parte l'offensiva rappezzata, improvvisata, disorganizzata e a complicare tutto
il 23 GIUGNO si scatena una tempesta di neve sul valico, trenta centimetri di
neve che bloccano non solo tutto l'apparato trasporti, ma il freddo
congela mani e piedi di 2151 soldati che non avevano addosso nè le scarpe
adatte né erano stati previsti i guanti perchè era una campagna estiva (da
dopolavoro! di un paio di settimane). E' quasi un disastro; quella che doveva
chiamarsi pomposamente la "Battaglia delle Alpi", sta per finire nella
"Disfatta delle Alpi". A salvare la situazione molto critica è
Hitler.
il 25 Giugno troviamo appunto Hitler che ha concluso in modo definitivo la
guerra su tutto il fronte francese. Mussolini é invitato (gli viene imposto)
per conto suo a firmare il "suo" armistizio con i francesi e chiedere
agli stessi ( l'umiliazione che gli riserva Hitler) i territori per la sua
mini-guerra di 5 giorni con i francesi già sconfitti. Mussolini otterrà
di tutte le sue pretese solo il porto di Gibuti in Africa e solo la
smilitarizzazione di una piccola fascia sul confine libico. Cioè una scadente
caramella di consolazione.
E' proprio una gran brutta figuraccia davanti a tutti gli italiani che si erano
illusi come lui. Sembra la esatta ripetizione dei fatti della notte del 2
novembre del 1918. (Sfondamento ad Ala al casello T, a "bocce ferme",
con Wilson infuriato).
il 26 Giugno su tutta la Francia cessano le ostilità e cala sull'Europa il
silenzio; ma ora tutti si chiedono con sgomento che cosà farà Hitler; e
quando farà lo sbarco in Inghilterra. E' "la lunga attesa", delle due
uniche forze rimaste in campo sulla scena europea. Di cui una, la seconda -L'inghilterra-
è già in ginocchio.
Infatti, tutti si attendono una
grande mossa strategica e la definitiva capitolazione degli inglesi con
l'invasione tedesca, che tutti danno per imminente. Questione di ore.
Ma Hitler sconcerterà tutti. Nemici e colleghi.
Nuove strategie di guerra. L'impiego dei
paracadutisti
L'aereo è il famoso SM 79-80-81- (La "vacca")
Nessuno
più osa all'interno dello stesso esercito tedesco opporsi a Hitler; lo avevano
ostacolato, lo avevano frenato, criticato nelle sue innovazioni, credevano
impossibile o lunghissima la guerra contro la Francia; e molti generali lo
avevano guardato quel "caporale" che voleva fare tutto lui, in modo
sprezzante. Ora si rivelava per quel "genio militare" che lui era,
inventando le panzerdivision, gli assalti con i paracadutisti, lo sbarco di
truppe sui silenziosi alianti, i reparti di ingegneria costruttiva al seguito, e
i blitz che ostinatamente aveva fatto simulare per mesi e mesi in
Germania, persino ricostruendo i fortini francesi della Maginot.
Le ricompense militari ora piovevano a grappoli su chi lo aveva seguito e si era
dimostrato sempre entusiasta delle sue idee, gli altri, più nessuno osò
criticare le singolari tecniche del "capo", ormai indiscusso
"stratega" e con l'aureola di "vincitore". Cominciarono
così anche i subalterni ad avere la sensazione di essere
"invincibili", di essersi trasformati tutti nel nibelungico Sigfrido.
12 ottobre - Churchill non si arrende all'evidenza dei fatti e non ha
nessuna intenzione di mollare. Manda infatti a Hitler una lettera molto
sprezzante "Avete incupito le pagine della storia europea di una macchia
idelebile, noi non ci arrenderemo mai, rimaniamo fedeli ai nostri principi , la
Germania se vuole la pace deve restituire la vita libera e indipendente alle
nazioni che ha occupato, aggredite, saccheggiate; in caso contrario la guerra
continua, preferiamo perire tutti anziché vacillare o mancare al nostro dovere".
Un atteggiamento che mette nell'inquietudine Hitler, visto che l'Inghilterra é
sola. Non può realisticamente certo vincere una Germania, questa Germania, la
sua Germania! Chi avrà alle spalle? Gli Stati Uniti o la stessa Russia? I primi
non crede che interverranno; troppa la brutta esperienza (anche se coronata dal
successo) del 1917-18; ma c'é un'incognita, la rielezione del presidente degli
Stati Uniti, dove c'é Roosevelt (per la terza volta candidato), che malgrado il
dissenso dell'opinione pubblica americana, é del parere di aiutare
l'Inghilterra. Fornire a Churchill ingenti mezzi e non solo economici ma anche
militari.
Mentre la seconda, pensa Hitler, la bolscevica Russia é come il diavolo per
Churchill e per tutti gli inglesi. Mai e poi mai Stalin aiuterebbe la
imperialista Inghilterra. Ma Churchill ha anche detto che "se Hitler fa
guerra al diavolo lui si allea con il diavolo". Questo tarlo a Hitler
gli rode dentro.
In questa vicenda c'é la chiave di tutta la Guerra Mondiale che segue. In pochi
giorni si decide il futuro corso della guerra, che d'ora in avanti diventa una
partita dove il vincitore già appare nitido e chiaro. Eppure deve ancora
scoppiare il vero conflitto mondiale.
Nessuno fino ad oggi ha una spiegazione su quanto accade ora. Hitler non vuole
distruggere l'Inghilterra, ma nemmeno vuole che interferisca nella
"sua" Europa. Lancia perfino varie intese; il 19 luglio con un
accorato appello (è uno dei suoi migliori discorsi di Hitler fatti al Reichstag)
propone anche la pace agli inglesi. Ma Churchill é irremovibile: "noi
andremo fino in fondo!"
(Anche se molti storici hanno criticato questa intransigenza. Mentre altri
affermano che Hitler avrebbe continuato comunque).
Hitler vorrebbe a questo punto lasciar perdere e rivolgere (tradendo così un
altro alleato) le sue armate verso la Russia; prepara dei piani per
settembre, ma é sconsigliato, ha davanti a sè l'inverno, e non vuole fare di
certo la fine di Napoleone (!!)
Decide quindi di preparare quello che attendono tutti, lo sbarco, l'invasione
della Gran Bretagna. Siamo dunque alla Battaglia d'Inghilterra.
Ma Churchill, con un altrettanto storico discorso (si dice essere uno dei
migliori della storia) ha preparato il morale agli inglesi, ha anche previsto il
peggio, ha promesso "lacrime e sangue" sferza con il suo "non ci
arrenderemo mai!", e nel medesimo tempo ha preparato una grande trappola
agli aerei tedeschi, spostando a nord gli aeroporti, in modo che quando
arrivavano i caccia (avevano solo 80 minuti di autonomia fra andata e ritorno)
vengono agganciati e non hanno più scampo, o desistere o accettare il duello,
che inesorabilmente li spingeva all'interno a perdere tempo. In questo caso, o
finivano abbattuti o se scampavano al ritorno finivano nei flutti della Manica
senza carburante. 2750 aerei tedeschi fecero proprio questa brutta fine.
Alcuni riuscirono a bombardare Londra; Hitler poi si scusò con gli
inglesi "è stato un errore'", ma Churchill vendicativo (ma con
un tremendo effetto psicologico positivo per la sua gente e scioccante per i
tedeschi, osò il massimo, inviò una squadriglia di bombardieri in pieno giorno
su Berlino, sul Reichstag, proprio nel momento in cui vi era la delegazione
russa per fare nuovi patti dove si decideva la spartizione dei territori degli
inglesi, che Hitler era sicuro di aver già vinto. La delegazione si dovette
rifugiare nei bunker. Per radio Churchill a missione compiuta fu sarcastico
"noi non ci scusiamo affatto, e il nostro non é stato per nulla un
errore".
La delegazione russa ne fu sconvolta, non capivano come Hitler fosse considerato
imbattibile su tutti i fronti, faceva addirittura già le spartizioni e poi
aveva gli aerei inglesi sopra la testa che lo bombardavano in casa addirittura.
"Considerate l'Inghilterra già sconfitta; ma queste non sono bombe?"
fu la considerazione anche questa sarcastica di un russo. Se ne ritornarono a
Mosca impressionati e cercarono di convincere per questo episodio (oltre
le inaccettabili pretese di Hitler) Stalin -il "diavolo"- a valutare
un'alleanza con l'altro "diavolo", Churchill . Stalin non ne voleva
sapere, ma poi gli inglesi gli mandarono una doccia fredda: svegliatevi! Hitler
si prepara a marciare contro di voi, contro la Russia. Fino a due giorni prima
Stalin non volle credere a Churchill, poi la realtà fu dura quando scattò in
Germania l'operazione "Barbarossa" per l'invasione della Russia.
Stalin fu proprio costretto ad allearsi con gli inglesi, e a metà del
conflitto anche con gli odiati americani.
Un fatto che va a sconvolgere tutta la strategia di Hitler che si troverà a
dover fronteggiare fra breve due fronti e come "regalo" mussoliniano,
anche il terzo fronte, quello Mediterraneo, in Grecia e in Africa, cioè verso
la disfatta completa.
16 OTTOBRE - Dopo l'invasione della Polonia da
parte delle truppe tedesche. Il 16 ottobre del 1940, il governo di Berlino emana
un decreto in forza del quale tutti gli ebrei residenti all'esterno del ghetto
sono obbligati a trasferirvisi; dal canto loro, gli "ariani" che vi
risiedono sono tenuti a traslocare nelle zone "pulite" della città.
Comincia così la scientifica operazione di sterminio pianificata da Eichmann;
gradualmente, con quello che appare come un semplice scambio di alloggi tra
famiglie. Tuttavia, già quel piccolo passo verso la Shoah evidenzia le
terribili intenzioni degli invasori nazisti: coloro che lasciano il ghetto sono
80.000 persone; chi vi entra sono 150.000. Il disegno è chiaro: creare in
quella zona condizioni di vita adatte nemmeno agli animali più disgraziati.
Poiché i trasferimenti devono ultimarsi entro il 31 ottobre, in quelle due
settimane la città si trasforma in un formicaio....
il 17 Settembre la "Battaglia
d'Inghilterra" é quindi terminata. La Luftwaffe non é riuscita a
conquistare il dominio dei cieli inglesi, né può la marina tedesca fare
quell'invasione che era stata tanto ottimisticamente programmata dopo i tre
giorni di attacchi degli aerei della Luftwaffe.
Il giorno dopo, il 18, Hitler ha deciso di rinviare l'operazione "sbarco in
Inghilterra", smobilita le sue armate, e rivolge ora tutte le sue
attenzioni a oriente, dove ha in progetto di fare quello che gli aveva
consigliato Mussolini a gennaio: prima tradire l'alleato rosso, poi aggredire e
infine invadere la Russia e puntare su i 21 milioni di Kmq.
Hitler crede che alle spalle sarà lasciato in pace dall'Inghilterra solo
perchè non ha insistito nello sbarco. Ma Churchill (pur contento che Hitler
rivolga le sue attenzioni ai bolscevichi, i suoi nemici da sempre) manterrà
fede alla promessa fatta agli inglesi e non gli ricambia nessun favore (semmai
lo fa proprio ai russi), non gli darà più nessun tregua; si prepara a
organizzarsi meglio per quando verrà il colpo finale. Siamo appena alla fine
del 1940. Ma tutto viene deciso in questi giorni. Il resto saranno solo
operazioni militari, per quanto drammatiche, in una guerra ancora tutta da fare.
E' il momento piu' oscuro della storia. Hitler abbandona gli inglesi e tradirà
fra alcune settimane i russi con un attacco a sorpresa. Hitler sta giocandosi
tutto il suo futuro aprendo due fronti. Infine é ben cosciente che da Mussolini
non riceverà mai un aiuto apprezzabile. Di aiuti lui non ne ha
bisogno.
Ma non tenne conto che una manciata di sabbia proprio di Mussolini, nel suo
perfetto ingranaggio bellico, poteva compromettere tutto. Un suicidio!
"Aveva vinto sull'intera Europa. L'Italia era alleata e plagiata; la
Francia davanti a lui in ginocchio. Tutti i paesi mitteleuropei e balcanici,
cioé l'Ungheria, la Iugoslavia, la Romania, la Bulgaria, la Grecia avevano al
potere regimi nazisti o filo-nazisti, non di meno in Spagna anche se Franco era
più indeciso di Mussolini a intervenire a fianco di Hitler.
Tutte le economie di questi Paesi non erano che appendici di quella tedesca.
Perché mai Hitler mise a repentaglio il suo trionfo
attaccando senza provocazione i russi; non ascoltando i suoi generali, non
tenendo conto della storia, visto che aveva citato Napoleone? Nessuno fino
ad oggi ha dato una spiegazione. L'unica ipotesi, la più valida, espressa da
uno psichiatra neurologo, é quella che Hitler era nato con la "vocazione
alla catastrofe". Non follia; nelle scelte politiche, nello scegliersi gli
uomini, nelle strategie, fu geniale, lucido, un abile giocatore. Ma nato come
pessimista che gioca di rimessa. Spesso irrazionalmente e con attacchi
d'isteria. La vicenda di Belgrado è uno dei più indicativi.
A seguirlo, troviamo Mussolini non isterico ma irrazionalmente ostinato sì, e
nonostante i fatti già accaduti e quelli che gli accadranno nel corso dell'anno
con altre esperienze negative, Hitler lui lo cerca, lo implora di prenderlo al
suo fianco, gli contravviene perfino, riceve umiliazioni, lo scavalca, apre la
sua guerra parallela, si impantana, porta allo sfascio le armate fuori d'Italia
e quel che è più grave sfascia il consenso all'interno del Paese, che ha
subito un'altra oscillazione, questa volta in negativo anche se molte cose sui
giornali sono messe a tacere.
Eppure Mussolini, non desiste. "gli italiani per mandarli in guerra ci
vogliono i calci in culo, sono delle puttane". Sposa la pazza idea di
Hitler e ipoteca la sua catastrofe e quella del suo amico. Che già ora sulla
carta appare chiara.
Il 17 settembre era finita
la battaglia d'Inghilterra; Hitler ha desistito e non sappiamo ancora oggi
perchè. Ma però sappiamo che il giorno prima, il 16 settembre in
America era stato deciso la registrazione di tutti gli uomini validi delle
liste di leva, e contemporaneamente aveva iniziato l'addestramento di circa 2
milioni di uomini.
Il 5 novembre veniva rieletto ROOSEVELT che può così mantenere la
promessa fatta a Churchill il 3 settembre. Cioè lo stanziamento di fondi
straordinari per la difesa, con un piano di produzione di 50.000 aerei all'anno
e 15 milioni di tonnellaggio navale annuale.
Agli americani e a tutte le forze produttive e sociali che volevano stare alla
larga dalla guerra ROOSEVELT fece un bel discorso, rispolverando una legge del
1892, che autorizzava a dare in affitto proprietà militari quando queste
servono e sono utili al bene pubblico.
La rigirò in questo modo: "In Europa non possiamo nè vogliamo
intervenire; ma aiutare gli inglesi significa anche difendere il bene pubblico,
cioè l'America".
L'8 ottobre dopo soli 8 giorni di guerra, gli italiani sono rimasti
bloccati in Grecia; deve correre in loro aiuto l'inviperito Hitler aprendo un
altro fronte. Il 12 novembre a Taranto l'Italia con una sola portaerei
inglese in una notte ha già perso metà della flotta . L'8 dicembre
l'esercito di Mussolini in Africa prima ha una rovinosa ritirata, poi sono
catturati 120.000 prigionieri (e anche qui a febbraio Mussolini chiede un aiuto
a Hitler, per uno scontro che sulla carta è già una catastrofe).
Il 18 dicembre con il "Piano Barbarossa" Hitler ha fatto scattare
il suo piano (per il momento solo teorico) d'invasione a Est, non prevedendo gli
inconvenienti mussoliniani. O meglio li poteva benissimo prevedere dopo aver
visto che tipo di armate aveva Mussolini, in Francia, in Grecia e in Africa. Poi
aveva in mano la lettera del 3 giugno 1939 dov'era altrettanto chiaro che
Mussolini non aveva altro che armi giocattolo e i soldati andavano ancora
vestiti con le ghette e le fasce del 1915-18. Hitler è quindi bene
informato, ciononostante il 22 giugno del prossimo anno invade la Russia mentre
Mussolini sta facendo un passo suicida.
Dal trionfo sulla Manica sono passati 90 giorni ma tutto lo scenario sta
cambiando.Tutti gli avvenimenti decisivi -anche per il futuro- maturano e
accadono in questi 90 giorni.
1) L'aiuto americano agli inglesi, é allettante perche ci guadagnava tutta la
produzione industriale americana. Lo spettacolare blitz fatto da Churchill su
Berlino ha fatto tifare tutta la stampa americana e ha convinto gli americani ad
accettare il piano del rieletto Presidente. 2) Convinto é anche Hitler, della
forza anglo-americana; eppure sta aprendo un altro fronte e nemmeno lontanamente
prevede che Mussolini gli sta mettendo la manciata di sabbia nel suo
perfettissimo ingranaggio bellico.
Il 18 dicembre Hitler in gran segreto vara il "Piano Barbarossa",
mentre poco distante contemporaneamente si sta aprendo la falla di Mussolini in
Africa e in Grecia.
C'era un altro 10 Giugno, passato quasi
inosservato
Ritorniamo proprio a lui, a
Mussolini. Umiliato e messo nell'angolo all'armistizio francese, dove ha
ricevuto "un pugno di mosche"; vuole riscattarsi, e offre a Hitler un
corpo di spedizione militare per l'invasione dell'Inghilterra. Vorrebbe ripetere
le gesta di Cesare, ma Hitler rifiuta anche questa volta; gli bastano i suoi
soldati e i suoi aerei. Ma Mussolini insiste, alla fine il Furher accetta
l'aviazione visto che con quella vuole in tre giorni mettere in ginocchio
l'Inghilterra e poi fare lo sbarco.
Mussolini manda 75 bombardieri BR 20 e 95 caccia CR 42 e G 50. Il generale capo
dell'Aeronautica, Pricolo, lo sconsiglia, dice che non sono adatti. Ma
Mussolini é irremovibile, "é una questione politica". Intanto
manda Ciano da Hitler, ma questa volta prima della guerra all'Inghilterra
(non vuole certo ripetere la brutta esperienza francese) con le sue
richieste di spartizione dei territori inglesi una volta finita la campagna (ora
le mire del Duce si spingono fino al Congo). Ma Hitler nemmeno ascolta le
pretese di Ciano: "prima di parlare di spartizioni bisogna
sconfiggerla l'Inghilterra" e lo liquida bruscamente.
Quando gli aerei italiani arrivarono alla base germanica per attaccare
l'Inghilterra, i tedeschi implorarono in ginocchio i piloti di non volare con
quelle "cicogne", senza a bordo la radio (inconcepibile nella nebbia
inglese), lenti, obsoleti, inadatti a scontrarsi con i potenti Spitfire inglesi.
Cercarono di convincerli che quelli non erano caccia ma libellule. Inutilmente;
alla fine le perdite italiane all'uscita della prima e della seconda
missione furono il 50 per cento. Tutti suicidi preannunciati.
Eppure l'Italia si era presentata in guerra con il più grande numero di
aerei in "circolazione" sulla carta; oltre 5760 aeromobili (rispetto
ai 1850 inglesi e ai 3000 tedeschi), ma erano tutti antiquati, solo 700 erano in
grado di volare, e solo a vista, ovviamente solo quando era sereno,
perchè nella nebbia o semplicemente dentro un cielo nuvoloso pilotavano alla
cieca. Vi era in Italia, nonostante tutti gli allori conquistati negli anni
precedenti (ma erano nati solo per questo motivo) un grosso ritardo non
tecnologico (l'Italia aveva i migliori motoristi e progettisti) ma quello
industriale, con scelte sbagliate. L'Italia non aveva più diversificato la
produzione dal 1936. La grande industria aeronautica seguitava a produrre aerei
con i vecchi schemi, pur avendo nei cassetti progetti di avanguardia.
L'Inghilterra aveva già le "fortezze volanti" totalmente in metallo,
l'Italia invece era ferma al bombardiere Savoia Marchetti 79 e 80 in tela
cerata, che furono ribattezzati dal generale Santoro "le debolezze
volanti", o meglio conosciute fino al 1960, come "le
vacche" , visto nella foto precedente (chi scrive ci ha volato e
ha fatto i lanci proprio con questi aerei).
Un fantastico aereo era stato messo in progetto, il P.108, ma entrò in servizio
a fine 1942 e solo in 24 esemplari. C'era il Cant Z. 1018 metallico, stupendo,
più sofisticato di quelli americani e inglesi, ma gli unici cinque (!)
esemplari furono terminati 10 giorni prima dell'armistizio, a guerra finita.
Prima negli hangar, poi di nascosto in una officina a Milano (per incrollabile
volontà dei tecnici che si era visti mettere i bastoni fra le ruote) si stava
costruendo un gigantesco bombardiere unico al mondo. Non lo finirono mai. Nel
1945 a fine guerra rimase come ricordo.
Mentre nel frattempo in Inghilterra erano stati costruiti 18.188 Liberator,
16.701 Fortezze volanti, 7366 Lancaster, 6176 Halifax e 2371 Stirling. E in
America 96.000 caccia.
Poteva vincere l'Italia?
Nella battaglia d'Inghilterra con velivoli inglesi e tedeschi, nel voler fare un
confronto qualitativo era a dir poco umiliante quello italiano. Il confronto
numerico nemmeno parlarne.
Ancora nel 1943 l'Italia costruiva il SAI 207, fatto di legno e con due sole
mitragliatrici a bordo, quando gli altri erano già costruiti in acciaio
corazzato, avevano cannoncini, oltre la immancabile radio sempre in
contatto con i RDF (Radio Direction Finding - poi battezzato dagli
Usa, RADAR) a terra sulla costa che segnalavano già a dieci chilometri gli
aerei tedeschi e la direzione da dove provenivano. Inoltre volavano a 700 Km
ora. Una velocità che permetterà perfino di affiancarsi alle successive V1,
volargli sotto per un tratto, poi virando bruscamente creavano quel vuoto d'aria
sufficiente per far dirottare la bomba volante.
Alla costruzione di una portaerei si erano in Italia opposti tutti, Marina e
Aviazione; "la portaerei é l'Italia infilata nel suo Mediterraneo"
si disse. Ma bastò la prima missione di una sola portaerei inglese al porto di
Taranto (dov'era alla fonda il meglio delle navi italiane) per far fuori in 22
minuti e dopo appena 30 giorni dall'inizio della guerra la metà della flotta
italiana. La beffa era che Taranto si trovava a mezz'ora da
quell'isola di Malta che nessuno aveva preso in considerazione allo scoppio
della guerra. Bastò un attacco in piena notte. E proprio quello che avevano
temuto gli inglesi dagli italiani, si rivelava ora quest'isola utile proprio a
loro; da lì partivano, lì si rifugiavano, e lì avevano i RDF (radar).
Antiaerea sul territorio inesistente lo abbiamo visto a Torino e Genova.
L'esercito si era preparato a difendersi dagli aerei con 265 postazioni fornite
di mitragliatrici (!). E solo 9 erano vere contraeree, fra l'altro mandate da
Hitler.
Ritorniamo all'entrata in guerra il 10 giugno. Con il "Popolo italiano
corri alle armi" si mobilitarono nell'Esercito 1.630.000 uomini di truppa e
53.000 ufficiali. Aviazione 84.000 aviatori con 1796 aeroplani solo in parte
efficienti (700 capaci di volare). La Marina con 295 unità navali e 226 unità
ausiliarie.
A Nessuno gli venne in mente (!!!) prima di dichiarare guerra il 10 Giugno che
c'erano fuori dal Mediterraneo al di là di Gibilterra, 212 grosse navi da
carico; un terzo di tutta la flotta mercantile italiana, che così rimase
bloccata fino alla fine della guerra nei porti nemici o neutrali. Una flotta che
poteva essere determinante per rifornire l'Africa, invece di adoperare per i
trasporti navi che erano destinate invece per la guerra in mare e non per i
pesanti carichi che ostacolavano già la critica navigazione. (vedremo più
avanti cosa accadde solo per rifornire di acqua le truppe in Africa)
Si era entrati in guerra con 12.000 pezzi d'artiglieria ancora della guerra
1918; 400 carri armati leggeri (3 ton. che dovevano emulare i 56 ton.o i 65 ton.
di Hitler o scontrarsi con i 35 e 42 ton. dei russi e inglesi). In dotazione
53.000 automezzi compresi autoambulanze e trattori, compresi quelli requisiti
alle ditte che furono subito riverniciati, ma sotto si vedeva la scritta Birra
Peroni o il logo di Avandero, Gondrand ecc; e per questo motivo essendo di varie
marche, erano tutti senza pezzi di ricambio, senza gomme di scorta, benzina e
armi. I Belgi che si erano arresi ne avevano 90.000 di automezzi, mentre i
tedeschi ne possedevano circa 500.000 e quasi tutti di recente costruzione e
della stessa casa costruttrice; cosa importantissima, nell'emergenza un camion
colpito era sempre utile per prelevare i pezzi di ricambio, o almeno le gomme!
Alla mobilitazione poi ci si accorse che per metà degli uomini non c'era
l'equipaggiamento, neppure il vestiario; infatti una parte dei richiamati li
rimandarono a casa per alcuni mesi in attesa delle forniture. Si approntarono 74
divisioni, ma solo 19 erano le divisioni complete di armi e di equipaggiamento;
34 efficienti ma incomplete; 21 solo sulla carta e senza neppure le armi e il
vestiario. Ad alcuni reparti si distribuirono equipaggiamenti invernali in pieno
Giugno Luglio e partirono per l'Africa a 50 gradi all'ombra, mentre nella
"Battaglia delle Alpi" invece si erano distribuite quelle estive. Una
tempesta di neve in pieno giugno paralizzò uomini e mezzi.
BADOGLIO del resto era stato chiaro in un suo rapporto "la nostra
efficienza operativa é del quaranta per cento". FAVAGROSSA che invece era
il vero responsabile della produzione nazionale di materiale di guerra e aveva
le liste dei materiali presenti nei magazzini o in produzione, era stato ancora
più chiaro e quindi ancora più pessimista "anche se riceviamo
immense forniture, la prima data per essere pronti a una guerra é l'ottobre
1942".
Mussolini soffre, sa di essere impreparato alla guerra, tutti i rapporti che gli
sono arrivati sulla scrivania sulla situazione reale del paese oggi li
conosciamo, ma lui vuole deliberatamente ignorare questa realtà dopo tanti anni
di propaganda militarista; gli manca il coraggio di confessare a Hitler e alla
nazione che l'Italia militarmente é un bluff. (Non sarà credibile quando
crollato il 25 Luglio lui e il fascismo dirà "quelli che avevo vicino
mi avevano tenuto nascosta la grave situazione". Lui volle comandare e
lui volle fare lo stratega, semplicemente perchè così faceva Hitler. La
situazione la conosceva! (anche se non aveva altre alternative, che vedremo più
avanti).
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L'organizzazione dei reparti e in
alcuni casi il comando, furono affidati a vecchi generali, o a nobili solo
perchè erano nobili, ai gerarchi solo perchè con Mussolini avevano fatto la
Marcia su Roma. Tutti fermi ancora alla guerra di trincea, impreparati, a
digiuno di tecnologie militari moderne. Erano fermi al modello romantico della
cavalleria dannunziana che travolge e massacra.
(Il Savoia Cavalleria fu effettivamente mandata in Russia con i cavalli. Si
fecero anche onore. Ma era una battaglia disperata e impari, quindi senza vie
d'uscita).
Fermi alle divise dell'ottocento, con le ghette, le fasce, le giberne, e cosa
drammatica fermi ai fucili del 1891 (ai 200.000 ascari in Africa distribuirono
perfino quelli del 1887. Ci prendevano in giro anche loro. "Io sbarado,
golpido, ma nemigo non gaduto" era la battuta che circolava in Africa a
proposito dell'efficienza delle armi italiane. I cannoncini sparavano ai carri
armati inglesi senza scalfirli, mentre le batterie inglesi con un colpo
sfasciavano e mandavano in mille pezzi le famose "scatole di sardine"
italiane. Quelle che erano riuscite a muoversi.
Nell'approntamento Mussolini fa lo stratega "precedenza alle armi della
fanteria, mettendo in seconda linea le artiglierie". Una pazzia! Ed
entra talmente nella parte del condottiero (Hitler fa questo no?) che si
convince che lui può fare a meno del parere dello Stato Maggiore, dei tecnici,
degli strateghi (Hitler fa questo no?) sarà lui a prendere le decisioni. E lo
abbiamo già visto nella assurda pantomima della "Battaglia delle
Alpi" che non serviva a nulla, o in quella di non far occupare la più
importante base strategica del Mediterraneo (Malta e Gibilterra) visto che aveva
in mente di continuare, fare e condurre la "sua" guerra parallela in
Africa, poi in Grecia.
Inoltre la plateale deficienza in materiali delle forze armate, pur con uomini
validi, era patetica, e più che di un condottiero i soldati avevano bisogno di
mezzi. C'era una totale assenza di truppe provviste di mezzi corazzati. Salvo
considerare i famosi carri "L" dei mezzi corazzati, visto che li
chiamavano "scatole di sardine" che nel vederli nei film d'epoca,
camminare nel deserto (ma camminarono pochi) con dentro due uomini non è solo
una scena pietosa e ridicola ma abbastanza tragica per coloro che andarono con
quei mezzi non molto lontano, e alcuni solo incontro alla morte.
La divisione corazzata Centauro la si chiamò divisione quando non era neppure
una brigata, aveva solo 4037 uomini, 24 pezzi d'artiglieria, un centinaio di
carri leggeri (non corazzati, avevano una lamiera di ferro (non di acciaio) che
subito fondeva ai proiettili perforanti) , cioè la decima parte di una
divisione corazzata di Hitler come numero... ma come efficienza era 50 volte
inferiore!
Dopo 18 giorni dall'inizio delle ostilità, l'artiglieria (se non vogliamo
pensare a un atto fatto di proposito) scambiò l'aereo del proprio governatore
in Africa Settentrionale BALBO per quello di un nemico e lo abbatté al suolo.
La Marina 12 giorni dopo l'oscuro incidente a Tobruk, il 9 luglio, nella sua
prima missione sullo Ionio in uno scontro a Punta Stilo con gli inglesi, era
cosi poco coordinata che i nostri aerei arrivarono a dar man forte, ma invece
delle navi inglesi bombardarono le navi italiane; 50 dei 126 aerei in missione
si "sbagliarono" (!!!) e attaccarono le navi di bandiera.
Un inizio drammaticamente negativo sul piano militare, e psicologicamente
traumatico per gli italiani, che si risvegliarono da un brutto sogno. Un inizio
invece positivo per chi aveva deciso di andare fino in fondo e prenotarsi per la
vittoria: Churchill.
Con questo basso personale e come mezzi (vera paccottiglia), Mussolini voleva
fare l'emulo di Cesare sbarcando in Inghilterra; poi fare Silla e sbarcare e
occupare la Grecia; e infine piombare in Egitto e imitare Napoleone con il
cavallo bianco e magari ripetere il discorso "dalle Alpi alle
Piramidi".
Negli Stati Uniti intanto ci sono già 29 milioni di auto (l'Italia ne ha
166.000, e tutte ferme, perchè senza benzina), un raccolto di 700 milioni di q.
di cereali (l'Italia 63 mil.- e fra poco 150 grammi di pane tesserato a testa ).
Poi infine gli Usa potevano contare sui grandi impianti industriali mobilitati
(fra questi 270 acciaierie) subito riconvertiti nella produzione di guerra che
andranno a creare il boom economico di quell'America che inizia quest'anno a
fornire a credito tutti i Paesi che erano contro Hitler. "Si pagherà a
fine conflitto" fu deciso. (come nel 1917)
Una colossale fortuna per l'America che non si era ancora ripresa dalla batosta
del '29. In tre anni raddoppierà il PNL con il 107 %. La produzione bellica
passò da 346 carri armati a 29.000, da 2000 aerei a 96.000, da 1,5 milioni
tonnellate di navi a 16 milioni. (A fine guerra riconvertendo nuovamente e
immediatamente gli impianti (neppure sfiorati dalla guerra) faranno
"grande" l'America)
C'erano insomma forze dispari in campo. L'Italia non aveva mezzi, non aveva
acciaio, non aveva carbone e non aveva nemmeno benzina. Mussolini fece fondere
tutti i cancelli d'Italia per fare cannoni (ma questo lo fece anche Churchill);
poi raccolse le fedi matrimoniali per dare l'oro e i mezzi alla patria. Poi mise
la tessera sui generi alimentari e si iniziò a vivere in piena autarchia o con
la borsa nera; ma tutto questo non bastava per andare molto lontano.
MANCAVA ANCHE LA SEMPLICE ACQUA.
Il 4 Ottobre a Hitler, nell'incontro al Brennero, Mussolini gli annuncia la sua
offensiva in Africa; i soldati italiani stanno cogliendo alcuni apparenti
successi sul confine egiziano sguarnito di Inglesi presi in contropiede. Gli
italiani dopo la delusione dello scorso giugno, nuovamente ricominciano a
sognare. A sognare di entrare in Egitto ad Alessandria su un cavallo bianco con
sopra Mussolini. Che ha ora un vero e proprio colpo di testa. Si sta preparando
a invadere anche la Grecia. Infatti.......
Il 28 ottobre Mussolini ha un altro incontro con Hitler a Firenze; gli
comunica a bruciapelo "le nostre armate stanno marciando in questo
momento sulla Grecia". Questa volta Hitler diventa furibondo. Aprire le
ostilità sui Balcani significava avere alle spalle conflitti che avrebbero
messo in seria difficoltà i suoi progetti futuri verso Est. Ma diventa ancora
più furibondo, 10 giorni dopo, quando gli Italiani sono costretti a ritirarsi
in Albania con una imprevista sconfitta subita dai greci, pur questi attrezzati
peggio degli italiani.
Il 20 Novembre Hitler invia una lettera di fuoco a Mussolini; fra
l'altro scrive "Lo stato delle cose cosi' creatosi ha conseguenze
psicologiche gravissime. Le conseguenze militari di questa situazione sono,
Duce, molto gravi". Comunque in fondo gli promette aiuti, a una
condizione "vorrei in primavera, al massimo a maggio, riavere le mie
forze armate". Scopriremo dopo cosa ci voleva fare a Maggio
(l'intenzioni di invadere la Russia, che però non rivela a Mussolini), ma non
aveva previsto Hitler, oltre i "sassi" della Grecia, la
imminente disfatta italiana con la manciata di sabbia anche in Africa
Settentrionale; che mette in crisi tutto il suo ingranaggio strategico.
Questa guerra greca che sembrava una folle decisione, era stata presa contro
ogni logica, personalmente da Mussolini, ma aveva (per molti storici) una sua
logica, il fine dell'attacco era indubbiamente politico e non militare e sta
anche a dimostrare che il Duce temeva Hitler, nè sapeva come fare a fermarlo.
(Ma altri storici affermano che questo attacco fu concordato segretamente con
Churchill, proprio per intralciare i piani di Hitler. Con chissà quale premio
in contropartita. Mussolini nella sua ultima intervista, pochi giorni prima
della sua cattura, cripticamente accenna a qualcosa - La leggeremo
quell'intervista nell'aprile del 1945).
Abbiamo già accennato alla questione Alto Adige; c'era una crisi palese sul
territorio, che aveva portato Mussolini da quel momento a convivere con
dubbi atroci. A Ciano prima della battaglia d'Inghilterra Mussolini disse queste
parole "prevedo una inevitabile crisi tra Italia e Germania. Ormai e'
evidente che si preparano a chiederci di portare il confine a Salorno, e forse
anche a Verona. Il che produrrà una formidabile crisi in Italia, anche per il
regime. La supererò, ma sarà la piu' dura di tutte. Sento ciò nel mio istinto
da animale, e mi pongo seriamente il quesito se, per il nostro futuro, non è
piu' auspicabile una vittoria inglese che una vittoria tedesca. Quindi non
creiamo il mito dell'invincibilità tedesca, perchè presto dovremo batterci
contro la Germania". (Diari di Ciano). Insomma da
Hitler, Mussolini era ben cosciente che ci si poteva aspettare sciagure.
Ma perchè Mussolini parlava cosi?
Potrebbe rispondere solo Churchill. Ed essendo morto non lo sapremo mai! E' il
più grande mistero della guerra mondiale. E molti storici attribuiscono anche
alla eliminazione di Mussolini perchè si volevano seppellire con lui alcune
verità, accordi segreti, patti, che sarebbero stati molto scomodi se portati a
conoscenza. (vedi 1945, documenti di Churchill e dichiarazione di Mussolini
pochi giorni prima di essere eliminato).
Quindi l'attacco alla Grecia per quanto folle e imprevedibile (non per nulla
aveva avvisato l'alleato a cose già fatte - "lo lascierò di stucco,
come fa sempre lui con me") aveva un ben preciso significato politico,
anche pericoloso perchè era un doppio gioco, drammatico, inutile negarlo, e che
Hitler avrebbe potuto far pagare caro all'Italia; in poche ore poteva scendere
dal Brennero, da Tarvisio e dal confine francese e invadere l'intera pianura
padana da tre lati.
La Grecia quindi era una specie di assicurazione contro una eventuale invasione
dei tedeschi sempre più forti. Il rischio più grosso era quella temuta discesa
e su un territorio non ostile fino all'Adriatico attraverso il Brennero e quindi
una porta aperta nel Mediterraneo. Se poi Mussolini avesse saputo che Hitler si
stava preparando all'invasione della Russia, l'avrebbe fatta con maggior
convinzione e avrebbe avuto più appoggio dai suoi generali, visto che Badoglio
fu rimosso perchè (ragionava da militare) era contrario a questa assurda
invasione (all'inizio era favorevole, però aveva chiesto 20 divisioni. In
questo caso si dimostrò realista)
Molti storici sono convinti che Mussolini era stato informato da Churchill delle
intenzioni di Hitler, e che lo stesso statista inglese avesse spinto Mussolini a
invadere i Balcani proprio per questo scopo, cioè mettere (anche se sapeva
benissimo dell'inefficienza e la carenza dei mezzi dell'Italia) almeno un
sassolino balcanico nell'ingranaggio delle armate tedesche).
(C'è anche questa seconda ipotesi (provocata?): se Hitler gli rifiutava l'aiuto
in Grecia e in Africa, Mussolini aveva uno dei più validissimi motivi per
chiedere aiuto proprio agli inglesi. Anche questo Hitler poteva immaginarlo e
temerlo)
(Sono anni che si cercano alcune lettere di Churchill che si dicono scomparse
dopo la cattura di Mussolini. Forse in quelle lettere c'era il grande
mistero proprio dei Balcani: l'invasione della Grecia, e magari che le
operazione in Africa dell'Italia era stata tutta una messa in scena ben
concordata (purtroppo sacrificando tanti italiani) per inceppare le armate di
Hitler.
Appare anche strano che il generale MESSE (già destituito in Russia nel
novembre 1942 per contrasti con Gariboldi) inviato in Africa il febbraio del '43
per assumere il comando dell'armata italiana il 13 maggio in Tunisia si
arrese con tutto l'esercito italiano al 10° corpo d'armata inglese del generale
Freyberg dopo esservi stato autorizzato da Mussolini.
"Catturato" quindi dagli inglesi, Messe volò poi in Inghilterra
non solo a ricevere tanti ossequi dagli inglesi, ma ricevette da Mussolini anche
la promozione a Maresciallo d'Italia. Poi - caduto Mussolini, nel novembre del
1943 rientra in Italia e si unisce al Re e a Badoglio; riceve la nomina di Capo
di Stato Maggiore Generale delle Forze Armate, mantenendo questa carica fino al
1945. Andato poi in riserva a 65 anni nel 1947, lo ritroviamo nel 1953
senatore per la Democrazia Cristiana, poi deputato del PLI e del Partito
Monarchico.
(Per chi parteggiava in Russia e in Africa, ognuno pensi quello che vuole)
La Grecia (poi l'Africa) fu proprio la manciata di terra e di sabbia
nell'ingranaggio militare-politico tedesco, dove tutto era previsto (basterebbe
leggere la lettera di Hitler del 20-Nov) tranne che Mussolini prendesse questa
iniziativa della guerra parallela, per giunta sbagliata (!?), senza mezzi e
organizzazione. (Trattandosi di due alleati appare quanto mai inconcepibile e
stranissima questa iniziativa di Mussolini).
Le truppe scelte greche, gli Euzones, inchiodano gli italiani in una logorante
guerra di posizione incrudelita dall'arrivo di un gelido inverno. Il maltempo
imperversa, i piani d'attacco sono stilati con faciloneria, manca
l'equipaggiamento, le munizioni scarseggiano e le truppe italiane combattono
con la divisa estiva, quella invernale non era prevista data la certezza
"matematica" delle brevissima durata dell'offensiva.
La campagna in Grecia, che si dimostrò poi catastrofica per l'Italia
(40.000 morti) doveva concludersi dopo appena dieci giorni con la vittoria,
invece fallì e causò una delle fasi più critiche per la Germania quando
l'anno seguente dovette spostare i suoi soldati su un altro fronte che veniva a
trovarsi dietro quella linea che Hitler aveva in progetto di predisporre per
invadere la Russia nel giugno '41.
Mussolini voleva tenere lontano i tedeschi, ma nelle difficoltà di questa
sottovalutata "passeggiata" si trovò nella necessità di accettare
l'aiuto di Hitler che non era disinteressato. Infatti, Hitler non era solo
infastidito e infuriato, ma era molto preoccupato perchè temeva che la
sconfitta dell'Italia poteva portare la Grecia vincitrice nelle accoglienti
braccia di Churchill, che non aspettava altro (dopo l'accordo con Stalin) di
avere (era una sua ossessione) una forza nei Balcani dalla sua parte per
organizzare così il terzo fronte; così era potenzialmente possibile attaccare
le armate tedesche da tre lati e rinchiuderle come in una trappola nelle steppe
gelate se Hitler si sarebbe spinto (com'era nelle intenzioni e poi
accadde) in Russia.
La RIEFENSTHAL, la famosa regista, riporta alcune confidenze di Hitler a
fine guerra "Per noi, l'entrata in guerra dell'Italia è stata una
sventura, se non attaccavano la Grecia che provocò il nostro intervento di
aiuti, il conflitto sarebbe evoluto diversamente. In Russia, avremmo anticipato
la morsa del gelo, conquistando Leningrado e Mosca, nè mai ci sarebbe stata
alcuna Stalingrado"
8 dicembre - Ma non era ancora era finito l'anno, con i tedeschi infastiditi
per la situazione in Grecia, quando l'Italia subì una rovinosa ritirata
anche in Africa settentrionale, in Libia-Cirenaica. Per Hitler il problema
diventava ancora più enorme e critico. Doveva accorrere anche in Africa prima
che gli inglesi, superato Suez, dilagassero in oriente a bloccare i rifornimenti
di petrolio tedeschi, e da qui con un altro successivo passo sfondare nel
Caucaso, compromettendo l'"operazione Barbarossa" che proprio il 18 di
questo mese di dicembre 1940, con la "Direttiva 21" era stata, con i
suoi generali più fidati, minuziosamente preparata in gran segreto per la
primavera del '41. (primavera!)
Gli sviluppi saranno decisivi, e tutti gli storici affermano che l'imprevisto
dirottamento di alcune armate in Grecia (con la grossa sorpresa della Serbia), e
poi in Africa, fecero saltare i piani di attacco di Hitler predisposti per la
Russia; provocarono uno stallo, minarono l'ottimismo e
favorirono un inasprimento nella lotta di tutte le altre potenze
coalizzate (il tempo giocava a loro favore). Queste dopo aver visto Mussolini
entrare in una serie di difficoltà, e le armate di Hitler beffate dai Serbi, si
coalizzarono tutti contro Hitler, ormai con il suo piano strategico
compromesso, pieno di falle, prima ancora di dare inizio all'invasione della
Russia
Anticipiamo subito: infatti, non era finito l'anno '41 che si scatenava in
Africa la controffensiva inglese, dove furono fatti prigionieri 120.000
uomini e costrinsero gli altri italiani il 31 dicembre a una rovinosa
ritirata fino a Tobruk; qui l'Africa Korp italo-germanica, senza mezzi,
munizioni, rifornimenti, rimase in attesa di rinforzi, di carburante, di armi e
di mezzi. Rommel con il suo corpo di spedizione fu impegnato in Africa per quasi
otto mesi. Poi alla fine gli inglesi, con Montgomery liquidarono la
questione Africa (troveremo l'azione il prossimo anno)
E non a caso Churchill scelse quel periodo per scatenare l'offensiva
decisiva; proprio nel momento in cui l'intero esercito tedesco era in
crisi e stava subendo la sua prima disfatta alle porte di Mosca.
Churchill se aveva fatto certi conti in questi ultimi mesi del 1940, ora gli
tornavano tutti. Trappola compresa. E fu lui a incitare i serbi di Belgrado a
non cedere ( esortava gli slavi ad "essere all'altezza di
avvenimenti di portata mondiale") a sbarrare il passo alle armate
di Hitler, che davanti al "No" di Belgrado era diventato furibondo,
isterico, vendicativo.
La guerra era già segnata e Churchill l'aveva già vinta in questo fine 1940
predisponendo il suo piano strategico che giorno dopo giorno, e non poteva
essere diversamente, si rivelerà vincente.
Tutti gli avvenimenti che adesso accadranno saranno solo militari, tutta la
partita è già stata tutta giocata con queste mosse, quella vincente di
Churchill e quella perdente di Hitler.